Allarme

Ora anche il pellet va alle stelle: nel savonese prezzi più che raddoppiati e venditori a rischio chiusura

Il costo a sacchetto supera gli 11 euro, le cause il caro energia e lo stop all'export dei paesi dell'Est. I rivenditori: "Prezzi troppo alti, clienti sbalorditi"

pellet

Savona/Valbormida. Raddoppia anche nel savonese il costo del pellet, che supera gli 11 euro a sacchetto. Un dato allarmante per molte famiglie, ma anche per i rivenditori e produttori: alcuni dicono di essere a rischio chiusura, altri lamentano un calo delle vendite del 50%.

Una situazione che potrebbe mettere in ginocchio molti savonesi, soprattutto nell’entroterra dove il riscaldamento a pellet è più diffuso. Per questo, ad esempio, il Comune di Pontinvrea ha deciso di venire incontro ai cittadini e alle attività commerciali istituendo un fondo per l’acquisto di pellet e l’azzeramento dell’iva.

Abbiamo provato a fare un punto della situazione sentendo alcuni negozi e aziende specializzati nel settore, i quali ci hanno descritto una situazione davvero preoccupante. Ecco cosa ci hanno raccontato.

La situazione generale

Il caro energia è diventato, ahinoi, uno dei temi caldi degli ultimi mesi. Stangata sulle bollette e dal benzinaio, gas e petrolio alle stelle. Una situazione che, nonostante le misure del governo che è al lavoro per un nuovo decreto, sta mettendo in crisi le famiglie e le aziende italiane. E anche chi ha scelto di puntare sul riscaldamento con legna e pellet non è messo meglio, considerando l’impennata dei costi anche delle biomasse combustibili.

Con l’avvicinarsi dell’inverno la preoccupazione è alta, sia tra i consumatori che i rivenditori. Il prezzo è infatti raddoppiato rispetto allo scorso anno, quando un sacchetto costava dai 5 ai 6 euro, mentre oggi la media è di 11 euro.

L’Italia, tra l’altro, è il Paese europeo con il maggior numero di apparecchi domestici a pellet installati. La domanda, quindi, è elevata, mentre l’offerta è notevolmente diminuita. Ad incidere la guerra in Ucriana e il conseguente aumento dei costi energetici. Lo Stivale infatti dipende in gran parte dall’importazioni estere, soprattutto dall’Est dell’Europa. E le forniture da Russia e Ucraina ora sono venute meno, così come quelle da altri Paesi che hanno preferito, in via previdenziale, bloccare o ridurre le esportazioni.

Con la carenza di prodotto estero e l’aumento del costo di produzione per le aziende italiane (e non solo) dovuto al caro bollette, oltre alla crescita del prezzo del trasporto, quindi il pellet ha subito un incremento notevole che ha causato quella che i rivenditori savonesi definiscono “una situazione tragica”.

“Prezzi troppo cari: se le situazione non cambia, rischiamo di chiudere”

“Siamo specializzati nei prodotti da giardinaggio e d’inverno, stagione in cui questi articoli subiscono un netto calo, la nostra vendita principale è quella di pellet. Se le cose non cambieranno, non so come faremo”, è grande la preoccupazione del personale di Punto Verde, negozio di Cairo Montenotte.

“È davvero un pasticcio – continuano – ora i prezzi sono troppo alti, non è più conveniente rivendere il pellet, perché lo comprerebbero in pochissimi a questo prezzo. La speranza è che il governo intervenga e si abbassi almeno il costo del gas che serve anche per la produzione del pellet, altrimenti sarà davvero difficile”.

“Vendite calate del 50%, clienti sbalorditi dal prezzo”

E se alcuni, come il negozio cairese, al momento hanno deciso di stoppare la vendita, altri invece hanno optato per riempire (per quanto possibile) ancora gli scaffali, subendo però un netto calo. “Rispetto allo scorso anno, ne vendiamo la metà – raccontano gli addetti mentre facciamo un giro tra gli scaffali di Bricocenter a Savona – I clienti rimangono sbalorditi dal prezzo, molti dicono: ‘non lo compro vediamo cosa succederà’. Quindi abbiamo una vendita nettamente inferiore all’anno scorso. Poi c’è anche chi fa scorta nel timore che aumenti ancora, ma in generale sono di più quelli che preferiscono attendere”.

Per quanto riguarda i prezzi, ci spiegano: “A Savona nel periodo prestagionale vendevamo un bancale a circa 300 euro, oggi non possiamo fare un’offerta prestagionale e siamo costretti a vendere un bancale a 870 euro. L’anno scorso un sacchetto da noi costava 5 euro, quest’anno 13 euro”.

E poi sottolineano: “È giusto che i clienti sappiano che i riveditori come noi su questo prodotto hanno un margine bassissimo: il costo cresce perché già noi compriamo ad un prezzo esorbitante. Poi va detto che il nostro è un prodotto austriaco di qualità top quindi non riusciamo a vendere a meno, qualcuno vende prodotti di minore qualità a 11 euro”.

Ma c’è anche chi ha il problema opposto: “Non riusciamo a far fronte a tutte le richieste”

Il Gruppo Pirotto, azienda che produce e rivende il pellet a Pallare, evidenzia come, al momento, non riescano a rispondere all’enorme richiesta: “Ci hanno chiamato addirittura dalla Sicilia e dalla Puglia, la domanda è altissima mentre la disponibilità di materiale è limitata, non riusciamo a far fronte a tutte le richieste. Probabilmente avessimo avuto una nave piena di pellet, lo avremmo venduto tutto. Non ho mai visto una domanda così alta”.

Il motivo dell’alta richiesta, come detto, lo stop alle esportazioni dai Paesi esteri. Il perchè invece altri colleghi riscontrino il problema opposto, è difficile da spiegare. Una delle ipotesi potrebbe essere che i consumatori, dato l’aumento dei prezzi, preferiscano rivolgersi direttamente al produttore e non ad un rivenditore.

Proprio sull’aumento del costo del pellet, dal Gruppo Pirotto commentano: “Ora è sopra gli 11 euro a sacchetto, a causa dello scenario internazionale che sta falsando il mercato, oltre ovviamente ai costi dell’energia. E molti consumatori rimangono spiazzati. Noi cerchiamo di rifornire tutti i nostri clienti storici, razionando il prodotto. Per ora riusciamo ancora a reperire i materiali a prezzi accessibili, ma se dovessero diventare troppo costosi, allora bisognerà riflettere se avrà ancora senso produrre il pellet”.

 

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