Savona. “Dobbiamo essere preoccupati per i prossimi mesi, ci sono le condizioni per cui anche in Liguria potremmo osservare eventi simili a quelli che si sono verificati nelle Marche. Siamo in autunno e abbiamo un mare ancora molto caldo, con molta energia in atmosfera. Questo potrebbe creare la condizioni per nubifragi“. È l’allarme lanciato dal professore Luca Ferraris, professore nel settore di idraulica e costruzioni idrauliche presso la scuola politecnica dell’Università di Genova e presidente di Fondazione Cima.
La pulizia di fiumi, torrenti e rii: “Pratica corretta, ma non è risolutiva”
Ferraris prosegue con una precisazione sulla pulizia dei corsi d’acqua: “Pulire i torrenti e i fiumi è una pratica corretta, ma sicuramente non è risolutiva. Bisogna immaginare in modo nuovo le nostre città e i centri urbani, quindi delocalizzare le costruzioni e lasciare lo spazio all’acqua di defluire”.
Gli alberi e i rifiuti abbandonati nel greto costituiscono il pericolo maggiore: “Molti corsi d’acqua in questa stagione sono coperti da canne ed erba, elementi che dal punto di vista idraulico hanno impatto tendente allo zero. È invece diverso se sono cresciuti alberi o sono stati abbandonati rifiuti ingombranti che possono ostruire la sezione l’alveo e creare più danni rispetto a quello che creerebbe senza questi ingombri”, ha spiegato Ferraris.
La pulizia quindi non deve rassicurare eccessivamente: “Avere un torrente pulito, non vuol dire sicuro. Le conseguenze al suolo delle piogge intense sono determinate dall’urbanizzazione intorno ai corsi d’acqua e dalla loro copertura”. Fondazione Cima sottolinea che per la prevenzione del rischio serve soprattutto altro: “Bisogna anzitutto passare da un programma di delocalizzazione, cioè de-urbanizzazione”.
Cosa si può fare per ridurre il rischio? “La vera prevenzione sarebbe de-urbanizzare, bisogna ripensare le nostre città”
Come ribadito in più occasioni dagli esperti del settore, incidono due fattori: il fenomeno temporalesco e la conformazione del suolo: “Il rischio alluvionale e di incendi boschivi sulla costa del Mediterraneo contro cui ogni giorno combattiamo è il frutto di uno sviluppo economico, sociale e industriale degli anni del dopoguerra che ha portato da un lato a tombare e restringere i torrenti nella loro parte terminale, dall’altro ad abbandonare quelle terre che oggi rappresentano una minaccia e non invece un’opportunità come fu per i nostri bisnonni”.
La vera prevenzione “si dovrebbe fare ‘tornando indietro’ – spiega Ferraris -, programmando una nuova modalità di sviluppo che renda più sostenibile i nostri centri abitati e crei occasioni per “ri-occupere” e quindi gestire il nostro fragile entroterra. Grazie alle nuove tecnologie potrebbe diventare un’opportunità di rilancio e ripopolamento. Non possiamo continuare così, anche quelle poche opere che vengono finanziate sono interventi utili ma sono gocce in un mare. Va bene la modifica degli argini o l’abbassamento dell’alveo, ma si deve pensare come il rio e il torrente interagiscono con le comunità“.
L’unica soluzione efficace e sicura per il professor Ferraris è lasciare lo spazio ai corsi d’acqua: “Devono diventare un elemento del nostro paesaggio e non più una cosa da nascondere e costringere in spazi stretti – sottolinea -. Occorre ridisegnare le nostre città e il nostro entroterra sapendo che gli eventi tragici successi nelle Marche possono accadere da noi, e soprattutto alluvioni e nubifragi si verificheranno sempre più frequentemente”. Ad esempio, intorno ai torrenti “si possono realizzare ‘aree verdi’ che possono essere sfruttate dai cittadini nei periodi di bel tempo e lasciate ai corsi d’acqua in caso di pioggia. Concretamente, il campo da calcio va bene, lo stadio no. L’orto urbano sì, il garage no”.
E’ fondamentale la consapevolezza: “Bisogna trasmettere a tutti la cultura del rischio”
In una situazione di rischio a fare la differenza è “il comportamento dei singoli”, ha sottolineato Ferraris. E da qui nasce l’appello ai cittadini: “”Fate massima attenzione. È importante usare la massima prudenza e avere paura: la paura è un sentimento positivo che ti prepara ad affrontare gli eventi, come succede per i miei studenti quando devono affrontare un esame”. I cittadini poi devono preoccuparsi – ovvero occuparsi prima – di “verificare presso il proprio Comune in che fascia di rischio sono le aree che si frequentano abitualmente, per conoscere prima quali azioni devo compiere in caso di pioggia molto intensa. L’unica cosa da fare è semplice: se ci si trova in casa ai piani alti rimanerci, se ci si trova in strada bisogna andarci. Non ci si deve preoccupare di nient’altro, solo pensare a rifugiarsi”.
Ferraris conclude con un chiarimento sul “colore” delle allerte e avverte di non sottovalutarle: “L’allerta gialla – conclude – indica la possibilità in una determinata zona di fenomeni localizzati che possono anche essere intensi, l’arancione di fenomeni diffusi e la rossa fenomeni estesi. Bisogna stare attenti in tutti i casi“.