Pietra Ligure. Sono undici in totale gli intossicati a causa dell’incendio che questa notte è divampato nell’ospedale Santa Corona (le fiamme hanno interessato una stanza di degenza del reparto di ortopedia situato al terzo piano). Di questi tre sono pazienti, uno è grave: è stato ricoverato in terapia intensiva a Savona, è in prognosi riservata, mentre gli altri due trasferiti nel reparto di medicina sempre del San Paolo. Conseguenze anche per il personale: sono otto i dipendenti che si sono rivolti al pronto soccorso accusando sintomi da intossicazione e sono stati dimessi con prognosi da uno a tre giorni. Nelle prossime ore sarà avviata una verifica su tutto il personale interessato.
Al momento dell’incendio erano presenti 85 pazienti nel padiglione chirurgico: 77 sono stati trasferiti in altri reparti negli ospedali di Albenga e Savona, 2 all’Ospedale San Martino, 6 sono stati dimessi e circa 10 pazienti sono trattenuti al quarto piano del padiglione in quanto area non considerata a rischio e agibile in esito all’intervento dei vigili del fuoco.
A fare il bilancio è Marco Damonte Prioli, direttore generale dell’Asl2, che si concentra anche sui danni e i possibili disservizi che si verificheranno nei prossimi giorni. E soprattutto lancia un appello ai cittadini: “Non presentatevi al pronto soccorso se non strettamente necessario”, assicurando però che per le emergenza tutto resta invariato: “Il pronto soccorso è regolarmente attivo, anche nelle specialità di politrauma, di medicina d’urgenza, insomma di tutto quello che è l’attività. Saranno rallentate le prestazioni che hanno necessità di posti letto. Contiamo in qualche giorno di ritornare ad una operatività che sia quasi piena”.
In particolare – spiega il DG – “in vista della necessaria verifica dell’entità dei danni, fase a cui seguirà il ripristino con tempi ad oggi da definire, sarà necessario, almeno fino alla definizione degli interventi, ridurre le attività ortopediche, neurochirurgiche e neurologiche”.
Per quanto riguarda le sale operatorie, “siamo in fase di valutazione – dice Prioli – il lato del padiglione in cui è avvenuto l’incendio è opposto rispetto alle sale operatorie di chirurgia, quindi la nostra intenzione sarebbe quella di riuscire in due o tre giorni ad individuare la possibilità di continuare a tenerle operative. Chiaramente ora dobbiamo aspettare, perché oltre all’incendio c’è stato anche l’intervento dei vigili del fuoco, quindi c’è anche un problema legato all’acqua che è stata usata per spegnere le fiamme. Non appena avremo maggiori informazioni decideremo come muoverci, ma al momento c’è la possibilità che si possano utilizzare. Oggi stanno operando al piano terra, nelle sale operatorie di neurochirurgia“.
I disagi potranno riguardare anche le attività ambulatoriali e la Medicina Nucleare, reparto che si trova al piano terra del padiglione chirurgico: “Abbiamo cercato di ricollocare tutte le prestazioni ambulatoriali previste oggi se non quelle per cui era impossibile per indisponibilità della strumentazione”, afferma Prioli.
I pazienti e le loro famiglie sono stati già contattati: “Si sta provvedendo con la massima tempestività a contattare i pazienti e si è provveduto già a partire dalla notte a contattare i parenti dei pazienti trasferiti. Per i parenti che non fossero ancora stati contattati è a disposizione il seguente numero di telefono 0196232718 per richiedere informazioni”.
Parlando invece dei danni, Prioli spiega: “Il tempestivo intervento del personale in servizio e dei vigili del fuoco hanno permesso di contenere l’incendio nella stanza in cui si è sviluppato. Tale evento ha però causato una serie di danni al corpo principale del padiglione chirurgico, di cui una parte è stata dichiarata inagibile ed è sotto sequestro. Nei prossimi giorni saranno definiti con precisione tutti i danni”.
Sulle cause, Prioli dichiara: “ad ora massimo riserbo, sono in corso le indagini da parte delle autorità competenti, ma un evento di questo genere fa pensare che non sia stata un’autocombustione. Aspettiamo ci diano informazioni in merito”. Anche Toti e le prime indiscrezioni propendono per l’ipotesi dell’origine dolosa.