Savona. “I codici bianchi li ho inventati io 30 anni fa, li hanno chiusi per gelosia politici incompetenti… ora li stanno ‘reinventando’, ma nel modo sbagliato. Toti non sa di sanità, dovrebbe passare la delega a un altro. Uno che abbia vissuto di sanità territoriale. Brunetto? No, lui non va bene, è legato agli ospedali e non al territorio”.
Parole e musica di Renato Giusto, noto medico e politico savonese: nato nei socialisti e transitato negli anni per diverse forze politiche, è oggi nelle fila di Fratelli d’Italia dove è approdato dopo anni nella Lega. Un personaggio da sempre senza peli sulla lingua e lo ha dimostrato anche ieri: in piena campagna elettorale, mentre accanto a lui si presentano ai savonesi i colleghi di partito candidati in Parlamento Gianni Berrino (assessore della giunta Toti) e Matteo Rosso (medico ed ex presidente della commissione sanità regionale), non si è fatto problemi a fare appunti alla politica sanitaria di Giovanni Toti, presidente sostenuto da una coalizione che comprende anche Fratelli d’Italia. E quindi, almeno teoricamente, anche Giusto.
“Toti è un brav’uomo, e sarà anche un bravo giornalista e un bravo politico, ma di sanità non credo sappia molto – attacca – se poi mi fa queste uscite qui e mette i codici bianchi al posto dei punti di primo soccorso…”. Secondo Giusto, infatti, dovrebbero avere un altro scopo: “I codici bianchi li ho inventati io 30 anni fa – rivendica – poi sono stati chiusi per gelosie strane da parte di colleghi e politici incompetenti mentre funzionavano benissimo. Adesso li stanno reinventando, ma i codici bianchi non devono andare a sostituire i pronto soccorso: sono sinergici con i punti di primo soccorso, evitando di intasarlo con l’accesso di troppi codici bianchi. Una volta avevano un senso, adesso messi al posto dei punti di primo soccorso non avranno alcun senso“.
Giusto contesta anche un punto cardine della politica sanitaria di Toti: “Come ha detto una persona che non mi è molto simpatica ma che effettivamente di sanità se ne intende, il professor Bassetti, mi viene da ridere a sentir parlare di ospedali di comunità. Io 30 anni fa a Varazze avevo fatto un esperimento simile, una Rsa ‘trasformata’ in un ospedale di comunità nel quale avrebbero dovuto andare i medici di famiglia con i propri pazienti. Ma con 1800 pazienti i medici non avevano il tempo di andarli ad assistere in questo pseudo ospedale: l’esperimento è fallito nel giro di sei mesi“.
Una presa di posizione obiettivamente inattesa in campagna elettorale, perché si parla comunque di un presidente di Regione appoggiato dal partito di cui Giusto fa parte: “Io non voglio dire che Toti sia incompetente – puntualizza – voglio dire che lui di sanità mi sembra che non ne sappia molto, da come si esprime”. L’invito allora è a passare la delega, “a darla a chi di sanità ne sa molto. Chi magari ci ha vissuto nella sanità, ha fatto il medico per tanti anni e conosce radicalmente le problematiche soprattutto del territorio. Ok gli ospedali, ma è il territorio che va aiutato particolarmente”.
Un ritratto che casualmente sembra essere proprio quello di Giusto: ma se durante la campagna elettorale per le comunali si era platealmente proposto come assessore alla Cultura, questa volta sostiene di non avere mire personali. “No, io non mi candido (al ruolo di assessore regionale, ndr) perché ormai ho una certa età e non so se avrei il tempo e l’avoglia di andare a fare il responsabile della sanità. Certamente sarei disposto a dare consigli con l’esperienza di una vita spesa per la sanità, anche come ex presidente dell?Ordine dei Medici e recentemente nominato presidente emerito del Sindacato Medici Italiani. Questa nomina avrà avuto un senso, no? Vuol dire che ho sempre lavorato a favore della sanità. E dei cittadini”.
Se non Toti ma nemmeno Giusto, però, allora chi? “Ci possiamo pensare, a una persona particolarmente ferrata. Ma in sanità del territorio, non ospedaliera”. In molti in questi due anni hanno infatti avanzato l’ipotesi di Brunello Brunetto: ex primario di Anestesia e Rianimazione in Asl 2, eletto nel 2020 in consiglio regionale nelle file della Lega (ex partito di Giusto), è oggi presidente in Regione della Commissione Salute e Sicurezza Sociale. “No, lui onestamente mi sembra che sia troppo legato a situazioni ospedaliere. Per il territorio non credo che vada bene: ha sempre vissuto chiuso in un ospedale a fare l’anestesista. Qui ci vuole invece chi ha fatto della strada a piedi per andare a casa dei pazienti a visitarli, e che sa cosa vogliono dire la sanità territoriale e le necessità di certi pazienti che hanno le visite magari in ritardo o che non riescono a fare esami perché l’ambulatorio ha chiuso”.
Aggiornamento – Matteo Rosso (coordinatore di Fratelli d’Italia, il partito di Giusto) ha commentato le parole del medico e consigliere savonese, chiedendogli di confrontarsi con lui prima di rilasciare dichiarazioni (qui la notizia).