Liguria. “La situazione in cui versa l’ospedale San Martino di Genova è drammatica ma allo stesso tempo prevedibile ed evitabile. Assistiamo a un fatto paradossale: dopo il superamento dell’emergenza pandemica, anziché tornare alla normalità, si riprecipita a una nuova emergenza per mancanza di investimenti“. Lo dichiara Raffaella Paita, deputata di Italia Viva, a proposito degli articoli di stampa sulla carenza del personale all’ospedale San Martino di Genova.
La direzione dell’ospedale San Martino di Genova di sospendere, dal 5 settembre, gli interventi programmati e di congelare per almeno tre mesi le liste di attesa per potere operare nei tempi previsti i malati oncologici. Una situazione – raccontata dal SecoloXIX – dovuta alla mancanza di personale, oltre 250 persone meno del necessario tra infermieri, anestesisti, tecnici di laboratorio e radiologia.
“La sospensione degli interventi non urgenti nella struttura genovese non dipende certo da medici e infermieri, che anzi si sono spesi sempre con grande impegno, professionalità e competenza. Il motivo principale è la carenza di personale, anche infermieristico. E dunque, in seconda istanza, il deficit di programmazione, investimenti, risorse sulla sanità a livello regionale. A questo si somma anche l’emergenza scatenata dal Covid”, ha proseguito Paita.
“Da anni sottolineiamo l’inadeguatezza della politica regionale sulla sanità ligure. Che riguarda non soltanto Genova ma anche La Spezia, con la mancata realizzazione dell’ospedale, il Ponente, con le emergenze rappresentate da Albenga e San Paolo e nel Levante. Il caso dell’ospedale San Martino dimostra che la situazione della sanità in Liguria è arrivata un punto di non ritorno. Mancano le risorse, manca una regia, manca una capacità di programmazione. E questo è imputabile alle non scelte dell’assessore alla Sanità della regione Liguria, ovvero Giovanni Toti”, conclude.
Immediata la replica della Lista Toti: “A tutto c’è un limite. Che Raffaella Paita venga a insegnare come si gestisce la sanità in Liguria proprio no. A meno che non si tratti di un’omonimia, Raffaella Paita era la vice presidente della Regione che ha chiuso i pronto soccorso, a partire da quello di Albenga, che oggi si chiede a Toti di riaprire andando contro una direttiva nazionale emanata dal governo. Era vice presidente di quella giunta che ci ha lasciato, nel 2015, un debito sanitario di oltre 100 milioni, ma oggi viene a pontificare sulla mancanza di risorse. Era la vice presidente di quella giunta che ha proceduto alle deaziendalizzazioni del Villa Scassi e del Santa Corona, e oggi pretende di accusare questa amministrazione per l’apertura alla collaborazione dei privati”.
“Quanto capisca Raffaella Paita di Sanità è d’altra parte evidente nel momento in cui si stupisce per il fatto che, dopo l’emergenza Covid, la ripartenza porti a un aumento della difficoltà del sistema sanitario. Il grande sforzo compiuto, concentrato sulla pandemia, ha assorbito molte risorse. Ma soprattutto il Covid ha costretto a ridurre molte altre prestazioni che, inevitabilmente, oggi vengono richieste e si sommano. Ed è l’emergenza provocata dall’emergenza che stiamo affrontando, con carenza di personale medico e infermieristico che scarseggia. Non in Liguria, in tutta Italia. A Raffaella Paita non basta cambiare partito per far finta che non ci fosse lei ai vertici del Pd che metteva in ginocchio la Regione”.
Sulla questione interviene anche il Movimento Cinque Stelle che attacca sia Paita che Toti: “Pronto soccorso liguri in affanno, liste d’attesa infinite, sale operatorie oberate costrette a rimandare interventi… e la maggioranza della Regione Liguria che fa? Perde tempo a litigare con chi, fino a poche settimane fa, avrebbe volentieri “sposato” per dar vita all’accozzaglia di centro, con tutti i professionisti delle poltrone che ben conosciamo. Ai Toti e alle Paita, due facce della stessa medaglia che oggi se le suonano di santa ragione, diciamo: non avete alcun pudore. I primi, con Lega e meloniani, hanno scientemente cercato di avviare la Sanità ligure allo sfascio con le privatizzazioni”.
“I risultati sono sotto gli occhi di tutti: disservizi e malasanità. La seconda, con la Giunta Burlando di cui era vicepresidente, ha messo in ginocchio il sistema sanitario regionale lasciando un debito colossale. Nessuno dei due ha sostenuto in modo fattivo il sistema, anzi entrambi hanno avviato e amplificato il processo di privatizzazione e di “malaffare” sanitario con assoluto disinteresse alla salute pubblica. Fa davvero sorridere che alle Politiche, Toti e Paita si diano battaglia quando alle scorse amministrative genovesi si sono messi amorevolmente insieme: Italia Viva ha sostenuto Bucci. Che è sodale di Toti. Che è alleato della Lega e di Fratelli d’Italia. Che dire? I fatti si commentano da sé. I cittadini – concludono – non sono obbligati a scegliere tra il marcio e la muffa perché fortunatamente c’è il M5S, che da sempre fa proposte serie, concrete e oneste in favore delle cure sanitarie universali”.