Protesta

Pulizia dei boschi nei castagneti e frutteti, ma i coltivatori alzano la voce: “Da soli a presidiare aree rurali e terreni”

Piccole aziende familiari sempre più a rischio: "Raccolti dimezzati del 50%"

Osiglia. La fauna selvatica e l’emergenza cinghiali, i mutamenti climatici e situazioni di dissesto, mancati interventi su fruibilità e strade secondarie: coltivatori e produttori del comprensorio valbormidese sono alle prese con l’attività estiva di pulizia e bonifica dei boschi, propedeutica alla raccolta di castagne e frutti.

Anche quest’anno lo scenario è di crisi, con previsioni di raccolti dimezzati a seguito delle attuali e pregresse contingenze di emergenza, senza contare l’impennata dei costi che mette seriamente a rischio la vita di molte piccole aziende agricole a conduzione familiare.

Le produzioni di punta sono le castagne “Gabbiane” e i “Marroni”, eccellenze del territorio, pronte alla fase di raccolto di settembre-ottobre per la lavorazione finale da parte dei produttori locali, custodi di una antica tradizione.

“Sostenere i castagneti e le produzioni locali, piccole aziende del territorio che tutelano anche i boschi e l’entroterra, realizzando prodotti di qualità. I coltivatori di Osiglia sono stati protagonisti di numerose battaglie per difendere i terreni e le coltivazioni dai continui attacchi della fauna selvatica, che negl’anni hanno provocato danni ingenti e che mettono a rischio la tenuta di un tessuto agroforestale fondamentale per la nostra economia”.

“Nonostante la crisi Covid e altre situazioni di criticità, come l’attuale inflazione e rincari energetici, stiamo cercando di certificare un nuovo marchio per le nostre castagne, la “Gabbiana” di Osiglia, colta ed asseccata in modo tradizionale, con legna e buccia di castagne dell’anno precedente per creare l’aroma e la bontà naturale di un prodotto unico e speciale, fiore all’occhiello dei boschi della Val Bormida” affermano ancora Claudio e Andrea Baruzzo.

“Le castagne e i nostri castagneti rappresentano un patrimonio territoriale ed economico, anche perché dalle nostre produzioni derivano altri prodotti gastronomici legati alle castagne, inoltre non bisogna dimenticare il richiamo del turismo legato alle tipicità locali. Si parla spesso di fiori, alberi da frutto, ma ci si dimentica dei castagneti, che necessitano di una cura e attenzione costante durante tutto l’anno per ottenere un prodotto di qualità”.

“Nel nostro progetto di valorizzazione e promozione territoriale anche una giornata ad hoc dedicata alla castagna per portare a conoscenza, soprattutto nelle nuove generazioni, tutte le attrezzature che venivano utilizzate dai nostri avi e antichi produttori della zona. Si era pensato anche ad un attrattiva turistica come un piccolo museo come le attrezzature originali e ancora conservate, come aratri, falci, seghe a mano e altri utensili e strumenti utilizzati all’inizio del ‘900. Ma i privati da soli non possono, serve un sostegno delle istituzioni”.

“Stiamo lavorando in maniera sinergica per partecipare a nuovi bandi, creare processi di unione tra piccole imprese locali, e crescere come aziende familiari: crediamo nei boschi, nelle zone rurali e nelle nostre produzioni, nel segno di uno sviluppo economico sostenibile”.

castagne

“Purtroppo incursioni di cinghiali, fauna selvatica, maltempo-gelicidio e la presenza del famigerato cinipide della castagna, hanno spesso dimezzato la raccolta di castagne, con conseguenti effetti negativi sulla commercializzazione e quindi per i conti delle aziende familiari”.

“Ora la peste suina, l’emergenza sanitaria… Ma i danneggiamenti sono continuati e anzi aumentati per il sovrappopolamento costante di questi anni, senza che si sia fatta un piano di intervento strutturale, tutelando le piccole aziende a conduzione familiare che curano l’area boschiva e rurale, con attività dedite a produzioni locali di qualità e identitarie”.

“Il problema degli ungulati rappresenta un doppio danno, sia in termini quantitativi e di produzione, quanto di gestione aziendale in quanto siamo costretti a ripulire le superficie boschive molte più volte che in passat. Le aree interessate, per motivi vari – strade comunali, vicinali, linee telefoniche, elettriche e la vastità degli ettari – ci rende impossibile una recinzione e protezione adeguata, con la perdita annuale del 50% di produzione”.

E lanciando un messaggio anche in vista delle prossime elezioni politiche: “Tra noi coltivatori è presente un doppio sentimento, di rabbia e rassegnazione per il mancato intervento delle istituzioni, che ci costringeranno ad abbandonare le zone rurali e dell’entroterra, un territorio che potrebbe essere invece valorizzato come trampolino di rilancio per la Liguria e la provincia di Savona, avvicinando anche i giovani al settore”.

“Come azienda, senza aiuti e senza un piano di adeguate difese dagli ungulati, il 2022 sarà l’ultimo anno di produzione, con molto rammarico per una tradizione che si sta tramandando di generazione in generazione dal 1800” concludono i produttori di Osiglia.

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