Editoriale

Invisibili

Povera Savona, dopo la Regione fatta fuori anche dal Parlamento

Anche se proveranno a dirvi il contrario, le candidature dei partiti principali apparecchiano una Camera e un Senato senza savonesi. Ma perché la nostra provincia, più grande di Imperia e Spezia, non conta più nulla?

parlamento nero

Savona. C’era una volta la rappresentatività territoriale. Un concetto che permetteva di avere nelle istituzioni figure “di riferimento”: persone che (se erano competenti) conoscevano i temi locali e (se facevano bene il loro lavoro) li prendevano a cuore. Un modo per far sedere ai tavoli in cui si decidono le sorti di opere e infrastrutture anche qualcuno che “sapeva di cosa si stava parlando”…  e che poteva far pressioni su colleghi magari meno sensibili all’urgenza di questioni che non conoscevano.

C’era una volta. E non c’è più. Spazzata via da una incosciente riduzione dei parlamentari che tanti hanno voluto, sulla scia della spinta populista, e di cui ora quasi tutti si pentono. Anche tra chi all’epoca la propose e propugnò. Perché a gridare al “taglio della kasta” son buoni tutti, e il risultato sulla pancia è assicurato; ma qualsiasi persona dotata di raziocinio sapeva, e in tempi non sospetti, che si trattava di una stupidaggine. La democrazia è rappresentatività; e se si taglia la rappresentatività, se a decidere sono in pochi, è più facile che prevalgano gli interessi di quei pochi. Rinunciare ad avere delle voci per risparmiare è follia: tanto più se la cifra risparmiata suona elevata per il bilancio familiare di Zia Pina, ma risibile per una realtà delle dimensioni di uno Stato.

Tra chi paga il prezzo più alto c’è la provincia di Savona. In una regione che, per sua stessa natura, è estremamente Genovacentrica, sarebbe fondamentale avere nelle stanze dei bottoni anche figure non legate al capoluogo. E invece l’accorpamento dei collegi e la riduzione dei parlamentari ci catapulteranno, con ottima probabilità (qui le nostre previsioni basate sui sondaggi), in una realtà in cui, quando sul telefono si comporrà lo 06, all’altro capo della linea non ci sarà nessuno.

L’antifona, in realtà, l’aveva già recitata Regione Liguria: la giunta del Toti-bis è pericolosamente (per noi) “desavonesizzata”. Fuori il leghista Stefano Mai, dentro… nessuno. A gridare che Spezia e Imperia rappresentano territori più interessanti, magari un bacino di voti migliore. E ora rischiamo concretamente di assistere al primo Parlamento “sans-Torretta” (o almeno, al primo che siamo in grado di ricordare). La cosa più incredibile è che non è un problema di dimensioni o di popolazione: nel 2019 la provincia di Savona aveva 276mila abitanti, Imperia e Spezia meno di 220 mila. Eppure quei territori avranno sicuramente più di un rappresentante: i “blindati” imperiesi e spezzini ci sono eccome. Mentre le chance per i nostrani sono al lumicino. Vediamole.

CENTROSINISTRA: lo schiaffo del Pd e i secondi posti “impossibili”

In casa Pd è molto rumoroso il siluramento dell’uscente Franco Vazio. Perché parliamo di un politico di lungo corso, e che sembrava avere un peso specifico nel Pd. Lui ha parlato di un errore ma ha garantito di “non essere arrabbiato”. Sarà. Arrabbiati siamo senz’altro noi. Le sue statistiche su Openpolis non saranno state da primato, ma rappresentava comunque IL riferimento per il mondo centrosinistra della nostra provincia. Spazzato via lui, ai savonesi restano solo due dem nelle liste.

La prima, Marina Lombardi, ex sindaco di Stella, deve vedersela nel collegio uninominale di Ponente per la Camera nientemeno che con Edoardo Rixi. E se a destra lo hanno candidato lì un motivo ci sarà: il posto è considerato uno dei più blindati d’Italia. L’imperiese è verdazzurro nel dna, uno di quei casi in cui puoi schierare anche Messi senza avere grosse chance di spostare gli equilibri. Buona fortuna a Lombardi, ne avrà bisogno.

La seconda, Aurora Lessi, rappresenta una bella speranza per la politica savonese. Il problema è che ad oggi rappresenta soltanto quella: è giovane, con poco curriculum, e non è nota al di là degli addetti ai lavori della città di Savona. E’ candidata per ultima in un collegio plurinominale, dietro all’ex ministro Andrea Orlando e alla segretaria regionale del Pd Valentina Ghio. Davanti a lei pure un consigliere comunale di Genova, Alberto Pandolfo. Una candidatura che, non ce ne voglia Lessi, ha l’amarissimo sapore del contentino a un territorio a cui il Pd ha appena tirato uno schiaffo.

Finirà che come “parlamentare savonese” i dem ci venderanno Lorenzo Basso, capolista al Plurinominale del Senato: dopotutto lavora a Savona (al Campus). Peccato però che gli stessi compagni di partito Vazio e Arboscello, davanti alle liste, abbiano parlato di “ponente non rappresentato”, vedendo in Basso un politico fondamentalmente genovese.

Chi altri? Ci sarebbero Cristina Bicceri, al secondo posto nelle liste di +Europa, o Simona Simonetti, sempre seconda nell’Alleanza Verdi – Sinistra. Posizioni che rendono estremamente improbabile la loro elezione in liste che faranno comunque numeri inferiori a quelle dei partiti “big”. Con soli 6 posti totali alla Camera per i plurinominali è già difficile conquistarne uno, figuriamoci due…

L’unico partito della coalizione a schierare dei savonesi capilista è “Impegno Civico”: il duo Di Maio-Tabacci punta su Sergio Battelli (parlamentare uscente del MoVimento 5 Stelle) alla Camera e su Carlo Frumento (consigliere comunale a Savona) al Senato. La formazione però non è accreditata (almeno ad oggi) di grandi numeri, e il seggio sembra obiettivamente un miraggio. Dietro Battelli alla Camera un’altra savonese, Ilenia Porro: la sua è una mission impossible (oltre a un risultato elettorale ben oltre le attese, le servirebbe la concomitante rinuncia di Battelli).

CENTRODESTRA: siamo solo un bacino di voti per blindare altri

Qui qualche savonese ci sarebbe, e anche con peso politico. Su tutti i tre parlamentari leghisti uscenti: Francesco Bruzzone, Paolo Ripamonti e Sara Foscolo. Peccato, però, che solo il primo sia “blindato”: e chi segue la politica sa che non è mai stato visto come politico savonese. Per carità, grazie ai cacciatori Bruzzone è in grado di raccattare voti ovunque (l’ultima volta ne prese a centinaia nell’imperiese, dove non era nemmeno candidato…); ma la sua attività politica sui temi è sempre stata genovacentrica.

Gli altri due sono stati candidati in ultima posizione nei rispettivi plurinominali. Per Foscolo questa è una condanna: le chance sono nulle. Ripamonti ha forse qualche flebilissima speranza – ma proprio minima, eh – in più. Davanti a lui ci sono Alessandro Piana (sicuro del posto) e Stefania Pucciarelli, che però è candidata anche all’uninominale: un gran risultato della Lega potrebbe portare in dote due posti, e l’eventuale vittoria di Pucciarelli nel suo collegio permetterebbe all’ex assessore savonese di entrare in Parlamento. Quasi impossibile: la Lega dovrebbe aggiudicarsi ben 2 senatori su 3 disponibili in totale al plurinominale. Le statistiche di OpenPolis sono lì a gridare che il laiguegliese avrebbe meritato maggior considerazione.

Fratelli d’Italia, il partito che i sondaggi danno col vento in poppa, piazza Claudio Cavallo al terzo posto del plurinominale della Camera: fosse stato primo era blindato (non per niente c’è Matteo Rosso), fosse stato secondo se la sarebbe forse giocata, ma così… Forza Italia invece i savonesi li ha proprio dimenticati (o forse non è rimasto nessuno).

E poi c’è Toti, che al terzo posto del plurinominale della Camera mette l’ex sindaco di Varazze Alessandro Bozzano. Non fatevi ingannare: Toti in Liguria avrà anche un peso specifico non indifferente, ma a livello nazionale “Noi moderati” è accreditata al momento dell’1% circa. E il riparto si fa a livello nazionale… tradotto: votare per Bozzano regalerà voti al centrodestra, ma non regalerà mai a lui un seggio.

TERZO POLO e M5S: solo una bandiera ingauna, poi il nulla

Azione e Italia Viva schierano all’uninominale di ponente per il Senato Mary Caridi di Albenga. Per carità, noi le facciamo i migliori auguri: d’altronde siamo di parte, è una nostra collaboratrice (anzi era, prima di ‘auto-sospendersi’ per questa avventura). Ma è inutile girarci attorno, la sua è una pura candidatura di servizio: il suo collegio è uno dei più “blu” di tutta Italia, e infatti il centrodestra candida un certo Gianni Berrino

Il MoVimento 5 Stelle (o meglio, ciò che resta delle sue macerie) invece non ha alcun savonese in lista. Ci ha provato Manuel Meles, meno di un anno fa candidato sindaco a Savona, ma è riuscito solo a farsi inserire nelle riserve. Paradossale, per una provincia che negli ultimi anni contava su ben tre parlamentari grillini. Anche se poi, in realtà, non se ne è accorta: sui temi locali sono stati pressoché invisibili.

LE SPERANZE

Beh, se vogliamo essere onesti, sono davvero pochissime: un clamoroso exploit di Di Maio (entrerebbe Battelli), un biglietto vincente alla lotteria per “Davide” Lombardi contro “Golia” Rixi, un boom vecchio stile della Lega (entrerebbe Ripamonti). Tutti scenari a bassissima probabilità. Il rischio “clean sheet” è dietro l’angolo (basta leggere l’elenco dei 15 probabili parlamentari). Unica, piccola consolazione: a prendere il posto in Regione degli assessori “partenti” (due – Piana e Berrino – sembrano certi, Cavo può farcela, solo per Scajola la sfida è improba) potrebbero essere dei savonesi. Scalpitano Angelo Vaccarezza, Brunello Brunetto, lo stesso Bozzano. Vedremo.

In realtà un savonese che ha delle chance di essere eletto c’è: il “nuovo arrivato” Enrico Nan, candidato per il Senato con FdI nella ripartizione Asia, Africa, Oceania, Antartide. Ma non è detto possa (o voglia) rappresentare i savonesi (visto che nl caso dovrebbe occuparsi soprattutto degli italiani all’estero). Meglio quindi che iniziamo ad accettare l’idea: ci toccherà “promuovere” (o declassare?) a savonesi Basso e Bruzzone, pur di avere qualcuno con cui parlare. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno: risparmieremo qualche milione di euro in stipendi dei parlamentari. Peccato che i soldi finiranno altrove…

leggi anche
Enrico Nan
28 anni dopo
Lo strano caso del dottor Nan, il senatore savonese candidato in Antartide
Francesco Bruzzone Bilancio Mandato
Commento
Politiche 2022, Bruzzone: “Io poco savonese? Ci vivo da 22 anni. Non accetto critiche su questo”
parlamento nero
Il commento
Politiche 2022, Ciangherotti (FI): “Nel savonese solo poltrone per i soliti noti. Dirigenti regionali di Forza Italia assenti sul territorio”
Meloni campagna elettorale
Ipotesi
Rimpasto giunta regionale, Rosso (Fdi) apre le porte ad un assessore savonese per il turismo

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.