Disparità

Politiche 2022, altro che quota rosa: la Liguria avrà al massimo 4 parlamentari donne su 15 (ma potrebbero essere solo 2)

I complessi meccanismi delle "quote di genere" vengono resi vani dalle liste bloccate: i capilista sono praticamente tutti uomini, così come i candidati negli uninominali "blindati"

Generico agosto 2022

Liguria. Nonostante le previsioni legislative per garantire un’equa rappresentanza di genere, anche stavolta la Liguria vedrà seduti sulle poltrone che contano – in questo caso quelle del Parlamento – quasi solo uomini. Altro che quote rosa, viene da pensare.

L’alternanza di uomini e donne nei listini bloccati e il divieto per ciascuna coalizione di superare il 60% di candidati di un solo genere nei collegi uninominali e tra i capilista non sembrano avere alcun effetto reale in una regione che assegnerà pochi seggi, 10 alla Camera e 5 al Senato. Ieri abbiamo elaborato una proiezione di chi (stando ai sondaggi) potrebbero essere i 15 parlamentari elettinella migliore delle ipotesi le donne saranno 4, appena il 26% del totale. Vediamo perché.

Partiamo dai collegi uninominali che sono complessivamente sei, quattro alla Camera e due al Senato. Quattro quelli virtualmente blindati per il centrodestra: tre andranno a uomini (Edoardo Rixi, Roberto Bagnasco, Gianni Berrino), l’altro a una donna (Stefania Pucciarelli). Nei due collegi più contendibili sono candidati rispettivamente due uomini (Sandro Biasotti, Luca Pastorino) e due donne (Ilaria Cavo, Katia Piccardo). In sostanza il risultato della partita è già scritto: 4-2 per gli uomini.

Pesano ovviamente le scelte dei partiti. Il centrodestra ha piazzato quattro uomini (tutti sicuri o quasi di vincere) e due donne (di cui una in bilico). Il centrosinistra, di contro, ha schierato una donna (Piccardo) nel collegio dove ha più chance di vittoria. Complessivamente il Pd e i suoi alleati hanno rispettato il principio della parità di genere (le altre due donne sono Sandra Zampa e Marina Lombardi, entrambe candidate in collegi “blindatissimi” per gli avversari).

Ma è soprattutto nei collegi proporzionali che la parità di genere naufraga miseramente. Il motivo è semplice: i capilista dei principali partiti sono tutti uomini, con una sola eccezione che però risulta ininfluente. E in circoscrizioni con un numero molto ristretto di seggi (6 alla Camera, 3 al Senato), data l’impossibilità di esprimere preferenze sulla scheda, le uniche donne che possono sperare di essere elette sono quelle delle forze più votate che vedranno (forse) scattare il secondo seggio.

Le più quotate sono dunque Maria Grazia Frijia, seconda in lista alla Camera per Fratelli d’Italia dopo Matteo Rosso, e Valentina Ghio, subalterna di Andrea Orlando nel Pd. Negli scenari alternativi queste due candidate, o anche una sola, verrebbero sostituite da capilista di altre formazioni (M5s, Noi Moderati), entrambi uomini. A dire il vero una capolista donna in Liguria c’è: si tratta di Rita Dalla Chiesa, candidata per Forza Italia, che tuttavia è certa di vincere in un collegio uninominale in Puglia e quindi lascerà il posto a un uomo. Al Senato la questione non si pone nemmeno perché i seggi da assegnare nel collegio proporzionale sono solo tre e anche in questo caso i capilista sono tutti uomini (fa eccezione Simona Cosso dell’Alleanza Verdi-Sinistra, ma è una mission impossible).

L’unica forza politica (tra quelle con possibilità reali di piazzare parlamentari in Liguria) ad avere scelto una donna come capolista è Azione-Italia Viva con Raffaella Paita alla Camera. Tuttavia le sue chance di essere eletta “a casa” sono molto scarse: se tornerà in parlamento sarà perché Carlo Calenda le cederà il posto in uno dei collegi di Roma in cui l’ex ministro figura come capolista.

Ed ecco quindi spiegata la previsione: nello scenario più favorevole la squadra ligure sarà composta da 9 uomini e 4 donne (più una, forse, eletta fuori regione). Un fenomeno che non dovrebbe stupire. Nella legislatura appena conclusa, con la stessa legge elettorale di oggi, le donne elette in Liguria erano 6 su 24 (il 25%), più Roberta Pinotti paracadutata in Piemonte. In consiglio regionale, nonostante il varo di una legge elettorale che garantisce parità di genere nelle candidature, le donne in proporzione sono ancora meno (6 su 30, cioè il 20%). In quel caso, però, il seggio viene assegnato a chi incassa più preferenze, mentre il Rosatellum non concede all’elettore la possibilità di scegliere i propri rappresentanti in parlamento. Ma concede ai partiti la possibilità di neutralizzare gli equilibri di genere attraverso la strategia delle candidature multiple.

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