Allarme

Caro energia, Assoutenti: “Rischio stangata da 5.000 euro a famiglia nel 2023”. Governo pronto a nuove misure

Ad oggi l'incremento in bolletta rispetto al 2020 è stato di 1231 euro, al vaglio nuovi aiuti: "Non saranno coperti con un aumento del deficit"

rincaro bollette

Italia. È aumentata di oltre 1.200 euro (+92,7%) la spesa per luce e gas delle famiglie italiane rispetto al 2020. Una stangata che, senza nuovi pesanti interventi da parte del Governo, potrebbe ulteriormente aumentare: il rischio è che il conto energetico superi i 5mila euro nel 2023.

A lanciare l’allarme è Assoutenti, che ha realizzato uno studio sull’impatto dell’incremento delle tariffe energetiche per le tasche dei consumatori.

“Nel 2020 una famiglia media ha speso 785 per il gas, 542 euro per la luce, per un totale di 1.327 euro – analizza l’associazione – Nel 2021, a causa dei forti aumenti scattati a partire dall’ultimo trimestre dell’anno, la bolletta del gas ha raggiunto i 1.162 euro a nucleo, 802 euro quella della luce (per un totale di 1.964 euro a famiglia). Nel 2022, per effetto dei rincari delle tariffe e nonostante le misure adottate dal Governo, la spesa complessiva per l’energia sale a 2.558 euro a nucleo (1.516 euro per il gas, 1.042 euro per la luce)”.

“Ciò significa – spiega Assoutenti – che nel biennio 2021-2022 ogni singola famiglia ha pagato complessivamente 1.231 euro in più rispetto al 2020 (+92,7%) per le forniture di gas ed energia elettrica (+731 per il gas, +500 euro per la luce), un conto che potrebbe ulteriormente aggravarsi ad ottobre, quando Arera renderà noti gli aggiornamenti delle tariffe per l’ultimo periodo dell’anno”.

E le previsioni dell’associazione per il 2023 sono tutt’altro che ottimistiche: “Gli analisti annunciano tensioni sulle quotazioni dell’energia che proseguiranno anche nel corso del nuovo anno – afferma il presidente Furio Truzzi – Considerando l’attuale andamento in forte rialzo dei prezzi di luce e gas, in assenza di un blocco nazionale o europeo delle tariffe e di interventi efficaci di contrasto, nel 2023 il conto per le forniture energetiche potrebbe raggiungere i 5.266 euro a famiglia: 3.052 euro per la bolletta del gas, 2.214 euro per quella della luce, con una crescita della spesa energetica del +300% rispetto al 2020”.

“Il Governo deve assolutamente evitare il massacro che sta per abbattersi sulle tasche di consumatori e imprese, e deve reperire le risorse necessarie a contrastare il caro bollette attraverso i 40 miliardi di euro di extra-profitti generati dalle società energetiche”, conclude Truzzi.

Proprio sulle misure da attuare, si sta confrontando l’esecutivo. Ancora non è chiaro dove si potranno reperire i fondi, ma una cosa è certa: i nuovi aiuti, così come i precedenti, non saranno coperti con un aumento del deficit. A ribadirlo è stato il ministro dell’Economia Daniele Franco e con lui è d’accordo il premier Mario Draghi.

Per il nuovo decreto legge contro il caro bollette, bisognerà attendere ancora qualche settimana, in questi giorni ci svolgeranno le prime riunioni a Palazzo Chigi durante le quali si stabilirà se ci sono i margini per nuovi aiuti a famiglie e imprese.

Intanto incalza la protesta, con bar e ristoranti che hanno appeso alle vetrine dei locali le bollette. L’iniziativa, lanciata dalla Federazione Nazionale Pubblici Esercizi (Fipe), è volta a mostrare l’aumento delle spese energetiche delle attività e quindi giustificare il rincaro dei servizi. Le associazioni di settore, infatti, denunciano costi triplicati rispetto ad un anno fa a causa dell’impennata dei prezzi del gas e della luce: stangate che stanno costringendo gli esercenti a scegliere tra aumentare i prezzi oppure chiudere la propria attività.

Ma al rincaro delle bollette è collegato anche il problema della riduzione delle risorse energetiche a causa del conflitto ucraino-russo. Sono così al vaglio provvedimenti per contenere i consumi, razionando il gas e puntando sul risparmio energetico. Si parla, ad esempio, di accendere i termosifoni una settimana dopo in tutte le regioni: a partire dal 15 ottobre al Nord e dal primo dicembre al Sud. Stesso scenario per lo spegnimento del sistema di riscaldamento: tra il 15 marzo e il 15 aprile, a seconda della zona. Tra le misure che potrebbero essere approvate, anche l’abbassamento di almeno un grado della temperatura dei termostati: al momento la legge prevede un tetto massimo di 20°, con due gradi di tolleranza, la soglia potrebbe scendere a 19°. Inoltre i termosifoni dovranno restare accesi un’ora in meno al giorno.

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