Si comincia

Ponte Morandi, domani l’inizio del maxi processo: attese 200 nuove richieste di parti civili

Tre le aule 'occupate' dal processo per poter collocare le parti, il pubblico e i giornalisti, che protesteranno per il divieto alle telecamere a partire dalla seconda udienza

A tre mesi dal crollo del ponte Morandi il ricordo delle vittime

Liguria. Partirà domani (7 luglio), il maxi processo più importante degli ultimi decenni, ovvero quello per il crollo del ponte Morandi. Alle 9 a Palazzo di giustizia a Genova si troveranno 59 imputati, centinaia di parti civili o aspiranti tali, oltre ad un gran numero di avvocati e giornalisti.

Saranno ben 3 le aule destinate al processo: sotto la tensostruttura montata nel cortile di palazzo di Giustizia, dove già si è svolta tutta l’udienza preliminare si terrà il processo vero e proprio con il giudici del collegio composti dai magistrati Lepri, Baldini e Polidori, dopo l’appello riceveranno le richieste di costituzioni di parte civili. Nel tendone potranno sedere gli imputati con i loro avvocati, le parti civili già costituite con i loro legali fino al raggiungimento della capienza. Una seconda sala per seguire il processo è stata allestita in aula magna con collegamento video: si potranno sedere le parti civili o aspiranti tali che non hanno trovato posto sotto la tensostruttura e anche il pubblico. Una terza aula del tribunale, precisamente l’aula Borré in corte d’assise sarà invece riservata alla stampa. E proprio la stampa domani mattina protesterà con un presidio per l’ordinanza del tribunale che vieta le riprese e la diffusione di materiale video a partire dalla seconda udienza.

Quella di domani sarà l’ultima chiamata per il deposito delle richieste delle parti civili che intendono chiedere risarcimenti per i danni riportati dal crollo: oltre alle circa 100 parti civili già ammesse in sede di udienza preliminare, dovrebbero chiedere la costituzione per ottenere i risarcimento minimo altri 200 fra cittadini e aziende che sostengono di avere subito danni indiretti dal crollo e la successiva paralisi della viabilità della Valpolcevera. Per lo più fanno parte del Comitato Zona Arancione e Ai confini della zona rossa e Assoutenti.

Potrebbero ritentare la costituzione anche i sindacati o le altre associazioni che erano state escluse dal gup Paola Faggioni. Tra loro, a riproporre la richiesta ci sarà il comitato dei parenti delle vittime del ponte Morandi.

Il comitato presieduto da Egle Possetti era stato escluso per “carenza di legittimazione visto che è stato costituito dopo i fatti“. Ma per l’avvocato Raffaele Caruso, che difende gli interessi dei parenti delle vittime ci sono invece spiragli per ottenere il via libera alla Costituzione.

Dopo l’udienza di domani, dove non si escludono colpi di scena come la richiesta da parte di alcuni legali degli imputati di annullare l’incidente probatorio che avrebbe violato in qualche modo il diritto di difesa, il tribunale dovrà fissare un fittissimo calendario di udienze a partire da settembre che se da un lato, assorbiranno buona parte delle risorse umane e in temini di spazi della sezione penale, dall’altro dovrebbe consentire di arrivare a una sentenza di primo grado entro la prima metà del 2024.

Ricordiamo che per il crollo del ponte Morandi sono 59 le persone imputate, tra ex vertici e tecnici di Autostrade e Spea (la società che si occupava di manutenzione e ispezioni), attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Per i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, buona parte degli imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma non fecero nulla. Aspi e Spea sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni.

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