Savona. “Non andava la linea telefonica e nemmeno il televisore, ha iniziato a sentire odore di bruciato. Poi è arrivato un operaio, lo ha avvisato delle fiamme ed è scappato, riportando qualche lieve e superficiale bruciatura”.
Non la sente di parlare, il condomino dell’ultimo piano del palazzo andato a fuoco in via Bartoli a Savona questa mattina. Era solo in casa quando è scoppiato l’incendio ed è sconvolto dall’accaduto, lascia quindi la parola al figlio, Simone Marchi.
A lanciare l’allarme, intorno alle 8:30, gli operai che stavano lavorando sul tetto e all’improvviso hanno visto una fiammata. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito.
Parole piene di preoccupazione e anche di tristezza, quelle di Simone, considerando che lo stesso appartamento bruciò 30 anni fa, il 7 gennaio del 1992, quando ancora lui e la sorella vivevano con i genitori. Un ricordo ancora vivo nella memoria della famiglia che è costretta nuovamente a vivere lo stesso incubo.
“Allora era andato tutto distrutto, sempre a causa di un incendio del tetto – racconta – ma ora, secondo noi, sarà ancora peggio”.
Simone si è subito adoperato per trovare una sistemazione temporanea ai genitori (il loro pare essere l’appartamento che ha subito i danni più importanti), ma non ci è ancora riuscito: “Abbiamo chiamato l’agenzia immobiliare e ci ha informati che al momento non ci sono case disponibili in affitto”, dice con preoccupazione, amarezza e con ancora nella mente il ricordo di quegli attimi vissuti 30 anni fa che ora riaffiorano più vivi che mai.