Contraccolpi

Il grido di dolore di Adelina, schiava della fibromialgia: “Ho bisogno della cannabis terapeutica”. E diffida Asl2

Per cinque anni si è curata con la cannabis terapeutica, ma con il pensionamento del dottor Bertolotto l'Asl2 ha dovuto riorganizzare il reparto di terapia del dolore

Generico giugno 2022

Pietra Ligure/Savona. Il 31 maggio scorso il dottor Marco Bertolotto è andato in pensione. Per anni ha diretto il centro di terapia del dolore e delle cure palliative dell’Asl 2. È considerato uno dei luminari della cannabis terapeutica a livello nazionale e il suo addio al centro savonese è stato accompagnato da diverse polemiche (ne abbiamo parlato in un altro articolo, leggilo qui). Un contrasto, quello tra il medico e la dirigenza aziendale, sfociato nei giorni scorsi nel deferimento di Bertolotto al consiglio di disciplina.

La storia di Adelina Mazzei è strettamente connessa al pensionamento del dottor Bertolotto. Adelina, infatti, è una delle tante pazienti che hanno subito i contraccolpi dell’uscita di scena professionale del medico savonese. Nel 2017 le viene diagnosticata la fibromialgia, una sindrome cronica invalidante, il cui sintomo principale è rappresentato da dolori forti e diffusi all’apparato muscolo-scheletrico. Nello stesso anno Adelina incontra il dottor Bertolotto, il quale, dopo averla visitata, le prescrive una terapia a base di cannabis.

La cannabis in Italia è “l’ultima spiaggia”, ovvero può essere prescritta dal medico soltanto quando le altre possibilità terapeutiche hanno fallito. La 39enne pietrese inizia la cura e gli effetti positivi non tardano ad arrivare: “Nel corso di questi cinque anni – spiega Adelina a IVG – ho avuto un minimo di dignità come persona solo perché ho avuto la fortuna di trovare il dottor Bertolotto che mi ha prescritto la cannabis”.

Il problema ora è che Bertolotto è andato in pensione e Adelina è soltanto una delle tante pazienti “orfane” delle terapie del medico savonese. “Orfane” perché con l’addio di Bertolotto dal centro di terapia del dolore, Asl2 deve correre ai ripari e riorganizzare il reparto. In poche parole servono nuovi camici bianchi in grado di raccogliere la pesante eredità lasciata dal luminare. Ma nel frattempo, per Adelina così come per tanti altri pazienti, le malattie e i dolori restano.

Adelina decide quindi di alzare il telefono e di chiamare ’ASL2 per cercare di capire come dovrà comportarsi in questa fase di transizione: “Mi hanno detto che in questo momento le visite al Santa Corona sono sospese – racconta la 39enne pietrese – e che per il momento restano disponibili solo le visite su Savona. Ma io, con la mia malattia, non me la sento di affrontare un viaggio del genere”.

Tutti i pazienti di Bertolotto dovranno essere visitati (uno per uno) dai nuovi medici. Parliamo di circa mille persone con patologie e quadri clinici differenti. Ed effettivamente Asl2, nell’ottica di riorganizzare il centro su scala provinciale, in queste settimane sta provvedendo a contattarli singolarmente. Anche perché nessun medico prescriverebbe una terapia (soprattutto come la cannabis) senza prima aver visitato il paziente.

La conferma arriva direttamente dal direttore socio sanitario di Asl2, Monica Cirone: “Con il pensionamento di Bertolotto – spiega – i nuovi medici devono rivalutare tutti i pazienti. E li stiamo vedendo uno per uno come scadono le terapie. La terapia del dolore a Pietra Ligure non è chiusa e non chiuderà. Al momento li stiamo chiamando a Savona perché la dottoressa che li può visitare è lì e si fa prima, ma presto tornerà la possibilità di effettuare visite anche a Santa Corona”.

“Il servizio non è stato chiuso o ridotto – precisa Cirone -, ma solo riorganizzato nelle sedi. Noi dobbiamo per forza rivalutare ogni patologia e verificare che rientri nelle linee guida previste”.

Il passaggio di consegne, tuttavia, non è indolore, soprattutto per i pazienti come Adelina: “Senza la cannabis terapeutica sto male – aggiunge -. Quella dignità che ho avuto per cinque anni è stata calpestata nel giro di poche settimane”.

A rincarare la dose arriva anche lo stesso Bertolotto, che interpellato da IVG ha ribadito: “In questo momento – spiega il medico – in Asl2 non c’è nessuno con le competenze necessarie per sostituirmi. Avevo più volte avvisato la direzione generale di questo problema e mi ero messo a disposizione per formare nuovi medici. Nessuno ha voluto ascoltarmi. E pensare che c’era addirittura un medico che avrebbe voluto imparare, ma non me lo hanno voluto affiancare”.

La cannabis terapeutica è una materia tanto di nicchia quanto complicata da gestire, soprattutto per chi la deve somministrare: “I pazienti che la possono assumere hanno spesso patologie complesse – sottolinea Bertolotto -. Per imparare qualcosa sulla cannabis occorre molto tempo. Io vado in giro per l’Europa a formare medici in questo campo. In Asl2 avevano un formatore in casa, potevano sfruttarlo ma non lo hanno fatto. Il risultato oggi è sotto agli occhi di tutti. Manca l’assistenza dei pazienti”.

Il punto è che al momento ci sono pazienti scoperti (come Adelina) che stanno aspettando di essere visitati. Pazienti che, a riorganizzazione in corso, stanno comunque soffrendo a causa della sospensione della terapia. E secondo Bertolotto a questo punto le strade sarebbero due: “O gli si dà continuità terapeutica in attesa di visitarli – prosegue – oppure queste persone, che spesso hanno anche patologie molto gravi, devono restare in attesa. E possono passare mesi così come un anno di tempo”.

In realtà il quadro è ancora più complesso, perché dietro l’angolo c’è anche un altro rischio: “Ci sono persone che se lo possono permettere – conclude Bertolotto – e che quindi passano attraverso le visite private. In questo modo però rischiamo di differenziare la salute sulla base delle disponibilità economiche. Purtroppo la direzione generale sta dimostrando di non avere la consapevolezza della complessità della questione”.

Ecco perché Adelina ha preso carta e penna e si è rivolta ad un avvocato. Dopo aver parlato i responsabili del “Comitato pazienti cannabis medica Italia”, la 39enne pietrese è entrata in contatto con il legale Lorenzo Simonetti del foro di Roma. Il risultato di questo incontro? Una diffida nei confronti dell’Asl2.

Si tratta di un documento di sei pagine in cui il legale romano spiega le ragioni di Adelina e diffida l’azienda savonese “per la somministrazione di farmaci di cannabis, anche in ossequio al principio di continuità terapeutica”. La richiesta dell’avvocato è semplice: “Nel bilanciamento degli interessi – spiega Simonetti – tra la rivalutazione del percorso clinico di un paziente e il diritto soggettivo alla salute di intervenire immediatamente è ovvio che a prevalere deve essere questo secondo aspetto. Per questa ragione, il mio studio legale, insieme all’avvocato Claudio Miglio, stiamo affrontando, per Adelina così come per altri pazienti, il difetto di continuità terapeutica”.

Da questo punto di vista, è particolarmente saliente un passaggio della diffida: “Rappresenta un fatto inaccettabile – si legge nel documento – la circostanza per la quale, a cagione di una disorganizzazione della struttura ospedaliera, la nostra assistita si dovrebbe recare personalmente a sostenere una visita di controllo, a distanza di più di un’ora dalla sua abitazione, solo perché è accaduto un turn over nella compagine dei membri della Terapia del Dolore”.

Adelina è soltanto la “paziente uno” presa in carico dall’avvocato Simonetti: “La lista è molto più lunga – conclude il legale -. I pazienti che si trovano nella stessa situazione di Adelina sono molti”. Così come molte, lascia ad intendere Simonetti,, saranno le diffide che verranno indirizzate ad Asl2 per chiedere la somministrazione di terapie sospese in questa delicata fase di transizione.

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