Affondo

Criminalità organizzata, Centi (commissione antimafia): “Il centrodestra svilisce un fenomeno radicato in Liguria”

Il presidente della commissione regionale replica a Benveduti: "Non c'è alcun nuovo osservatorio"

Roberto Centi 2

Genova. “Nonostante i toni trionfalistici dell’assessore Benveduti, dalla seduta di Consiglio regionale non è uscito alcun nuovo osservatorio sull’antimafia”. Questo il commento del presidente della commissione regionale Antimafia, Roberto Centi, dopo il provvedimento votato ieri.

“Auspico che da qui alla prossima seduta di Consiglio, Benveduti e la maggioranza possano riflettere sulle criticità che io, il relatore di minoranza Ioculano e gli altri consiglieri d’opposizione abbiamo sottolineato durante la discussione odierna – spiega Centi -. In primo luogo pensare di normare l’antimafia all’interno della ‘Disciplina in materia di polizia locale e per sistemi integrati di sicurezza’ significa svilire la complessità del fenomeno mafioso, riducendolo ad un crimine qualsiasi come i furti, lo spaccio o le rapine”.

“La recente storia di indagini sul territorio come Maglio 1 e 3, del 2000 e del 2010, Crimine del 2010, La svolta del 2010, I conti di Lavagna del 2016 e Alchemia del 2016, coordinate dalle Dda di Genova e di Reggio Calabria, dimostrano la presenza strategica della ‘ndrangheta nel territorio ligure – prosegue Centi -. Si tratta quindi di un fenomeno radicato e pervasivo, con realtà consolidate in tutte le province, legate soprattutto a diversi ‘locali’ ‘ndranghetisti perfettamente inseriti nei gangli imprenditoriali, amministrativi, professionistici e politici della Liguria. Non può essere trattato come un fenomeno di crimine semplice raccogliendo solo dei dati a fine statistico”.

“In commissione Antimafia – osserva il presidente Centi – avevo portato delle proposte che avrebbero mantenuto l’osservatorio con pari dignità e, anzi, lo avrebbero arricchito di tutte le indicazioni provenienti dall’organismo nazionale che regola le commissioni regionali Antimafia. Partendo dalla base dei 13 volumi realizzati dal gruppo di lavoro ‘Rapporto sulla sicurezza in Liguria’, in collaborazione con l’Università di Genova. Un lavoro enorme ed importante che Benveduti ha definito ‘antieconomico e poco funzionale’, nonostante nell’ultimo anno sia costato 20 mila euro, a fronte di un bilancio plurimiliardario della Regione”.

“Sono passati diversi anni da quando l’allora ministro dell’Interno leghista Maroni definì la mafia un fenomeno non presente al Nord – sottolinea Centi -. Sono certo che l’assessore Benveduti non sia di quella scellerata opinione ma che la sua sottovalutazione del fenomeno mafioso in Liguria sia figlia di una fretta normativa”.

C’è ancora tempo per rimediare a questa scelta sbagliata, anche politicamente – conclude il presidente della commissione regionale Antimafia -. Soprattutto in vista dei prossimi importanti appuntamenti sul contrasto alla criminalità organizzata, come la mia proposta sui beni confiscati alle mafie che ha iniziato il suo iter in commissione”.

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