Urbe. Un improvviso distacco della roccia all’origine del fatale incidente nel quale ha perso la vita il climber milanese, ma domiciliato a Cogoleto in Liguria, Paolo Nicolardi, 46anni, precipitato durante una scalata sulla “Via del fungo” alla Rocca dei Canaloni, nel territorio comunale di Urbe.
Pare, quindi, confermata la primissima ipotesi sulle cause del decesso: sono ancora in corso le indagini e gli accertamenti sull’accaduto, in attesa delle disposizioni sulla possibile autopsia e sulle perizie relative ai sopralluoghi effettuati nella zona della tragica caduta.
Anche le testimonianze dei due amici che erano con lui sono in linea con le prime risultanze investigative: una parete rocciosa friabile e instabile, dunque, secondo i primi riscontri, con il blocchetto di metallo utilizzato dai climber che si è staccato assieme alla porzione rocciosa, facendo precipitare il 46enne.
Per lui, nonostante il rapido intervento di soccorso da parte di sanitari, 118, soccorso alpino e vigili del fuoco, non c’è stato nulla da fare: è deceduto per i gravi traumi riportati nell’impatto al suolo.
E questa mattina il soccorso alpino e speleologico Liguria ha completato il recupero dei materiali sulla falesia di Urbe. I tecnici hanno scelto una via differente, calandosi dall’alto, per recuperare dotazioni ed effetti personali dei tre climbers alla luce della possibile dinamica dell’incidente di ieri, ovvero il distacco di una roccia.
Stando a quanto riferito, saranno restituiti ai familiari in quanto non oggetto dell’inchiesta sulla morte del climber.
Proprio la messa in sicurezza delle pareti rocciose utilizzate nel nostro territorio per le arrampicate sono al centro dell’indagine, considerato come gli stessi mutamenti climatici e gli eventi meteorologici degli ultimi tempi possano avere inciso sulle caratteristiche morfologiche delle stesse falesie.