Il confronto

Cannabis terapeutica, Toti contestato a Pietra: “Nostra è ‘non vita’, ci hanno tolto dignità”. La replica: “Qui piani 4 volte oltre la media” fotogallery

Lungo confronto tra i pazienti e Toti, secondo cui "ci sono 900 piani terapeutici cannabis contro i 200 medi che dovremmo avere secondo l'ISS"

Pietra Ligure. “Ero ora con il direttore di Asl 2, mi ha detto che il piano terapeutico di terapia del dolore non è stato mai interrotto…”. “Non è vero, non è aggiornato. Sono mesi che non arriva cannabis. Non ci rinnovano i piani terapeutici perché non c’è nessun dottore in grado di farlo… nessuno di noi ha il piano terapeutico rinnovato perché nessuno ce lo sa rinnovare”. Stralci del dialogo tra Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria, e i pazienti di Terapia del Dolore che da tempo lamentano difficoltà nell’approvvigionamento di cannabis. Un malessere di cui IVG ha parlato più volte in queste settimane, con le storie di chi è costretto a sopportare dolori costanti oppure a spendere centinaia di euro per acquistare privatamente; e che oggi è sfociato in una aperta contestazione a Toti nel corso della sua visita al Santa Corona di Pietra Ligure.

Un confronto amaro, quello di oggi. Tra i pazienti c’era Flavia, 56enne di Pietra Ligure invalida al 100% e affetta da un mix di patologie autoimmuni, ossee e oncologiche: “Io peso 26 kg – ha raccontato dalla sua carrozzina – e senza piano terapeutico non riesco più a mangiare o bere. Per me è diventata una vita indegna. Oggi mi sono alzata dal letto per venire qui a incontrare lei (Toti, ndr), perché altrimenti sono costretta in un letto. A me hanno tolto la dignità. C’è gente che senza terapia non riesce più a vivere”. “Presidente, io ho una partita IVA e non sto più lavorando – ha raccontato un’altra donna – il mese prossimo dovrei contribuire con le tasse e non so come fare”.

“Nessuno pensa che si chiuda la Terapia del Dolore – ha risposto Toti – ci sono alcuni temi. Uno è che il dottor Bertolotto, fondatore del reparto, è andato in pensione: succede”. Frase a cui i pazienti hanno replicato: “Ci sarebbe stato tutto il tempo per sostituirlo, si è messo a disposizione per formare dei medici. Ora è stato sostituito, ma non sono medici competenti”. “Io non riesco neanche più a dormire, è diventata una ‘non vita’ per noi”.

Sotto accusa i piani terapeutici (che i nuovi responsabili, sostengono i pazienti, “stanno stravolgendo”): “Sull’appropriatezza della cura non mi pronuncio, ma qua i piani relativi alla cannabis in rapporto al bacino di utenza dell’ospedale sono circa 4 volte rispetto allo standard dell’Istituto Superiore di Sanità – ha allora risposto Toti – E’ chiaro che qualsiasi medico subentri a Bertolotto vorrà fare uno screening per capire: 900 piani di questo genere, contro i 200 medi che dovremmo avere su questo bacino di persone…”.

“Abbiamo fatto da poco una riunione con il direttore generale – ha aggiunto il direttore sociosanitario Monica Cirone – e abbiamo aggiunto all’organico di Terapia del Dolore una persona che si sta preparando in modo importante. Abbiamo aumentato e continueremo ad aumentare la frequenza delle visite“. “Ma io venerdì per avere un appuntamento ho dovuto chiamare i carabinieri” ha ribattuto una paziente. “Andremo avanti in modo veloce, guarderemo tutti i piani – ha promesso Cirone – e faremo prescrizioni in modo molto veloce”.

“Speriamo che Toti abbia ascoltato le nostre richieste e possa mettere in pratica ciò che ha detto – è stato poi il commento del gruppo di pazienti al termine dell’incontro – Manterremo i contatti con la dirigente sociosanitaria, speriamo di poter avere presto la nostra terapia. La class action prosegue, stiamo aspettando una risposta alle nostre diffide e di conseguenza il nostro avvocato saprà come proseguire. Non c’è tempo, siamo malati cronici e abbiamo bisogno di cure immediate: c’è chi non ha più dignità e vive in un letto, chi non può più lavorare e non può provvedere al proprio sostentamento, chi come me non può nemmeno mangiare e bere. Ci hanno tolto la dignità e la vita. Siamo allo sbaraglio e giriamo in tondo, non vediamo via d’uscita anche se combattiamo con ogni mezzo. Vediamo calpestare i nostri diritti di disabili gravi”.

Contemporaneamente sono arrivate anche altre due contestazioni: una (#senzaprontosoccorsosimuore) riferita all’ospedale di Albenga e manifestata solo mediante gli ormai “celebri” volantini, l’altra invece legata alla riapertura del punto nascite di Pietra Ligure. “Signor Toti, quando lo riapriamo?” è stata la domanda dei contestatori. “Appena abbiamo la possibilità” ha tentato di rispondere Toti. “Ma lei è il presidente della Regione, deve darci una data – hanno replicato i presenti – continua a spostarla… si ricorda quando ha promesso la riapertura prima dell’estate ‘cascasse il mondo’? Lo ha detto lei… Presidente, non è più credibile” è stata l’ultima accusa, mentre Toti risaliva in macchina alla volta del Teatro Moretti.

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