Chiarimento

Terapia del Dolore, i timori dei pazienti: “Senza cannabis rischio mercato nero”. Asl rassicura: “Attività prosegue, pronta riorganizzazione”

Il racconto di alcuni pazienti a IVG.it, le precisazioni del direttore socio-sanitario Monica Cirone sull'assistenza e le terapie

Pietra Ligure. “In merito alle preoccupazioni dei pazienti sull’attività della Terapia del Dolore occorre rimarcare che la struttura continuerà il servizio e che si sta procedendo a riorganizzare i percorsi a seguito del pensionamento del dott. Bertolotto. I pazienti che sono attualmente in carico al servizio relativamente all’utilizzo di cannabis saranno chiamati dalla struttura e saranno visitati e presi in carico da un medico. Grazie al supporto della SC Anestesia e Rianimazione e l’impegno dei medici già operanti nella struttura di Terapia del Dolore le attività proseguiranno, garantendo ai cittadini continuità nell’assistenza”.

Il chiarimento ufficiale arriva dalla stessa Asl 2 Savonese, dopo le polemiche di questi giorni. Ad intervenire, dopo le parole del direttore generale Marco Damonte Prioli, è il direttore socio-sanitario Monica Cirone.

“Pur comprendendo le preoccupazioni dei cittadini questa azienda rimarca la volontà di proseguire con l’attività per la quale ha già provveduto alla riorganizzazione. Il personale del reparto contatterà personalmente ogni paziente per organizzare la visita con i medici ora operanti” precisa ancora il direttore Cirone.

Le parole allarmanti e le accuse lanciate del primario di Terapia del Dolore di Santa Corona Marco Bertolotto nei giorni scorsi dalle pagine di IVG e la sua dura accusa ad Asl 2 sulla volontà di chiudere con l’utilizzo della cannabis, e il paventato avanzamento verso la chiusura del reparto stesso, aveva provocato grande smarrimento e preoccupazione tra i pazienti, suscitando anche la presa di posizione dell’amministrazione comunale pietrese scesa ancora una volta in campo a difesa delle specialità e dei servizi sanitari dell’ospedale pietrese.

E’ il caso di P.C., che ha voluto raccontare la sua storia: “Sono molto arrabbiata, sono una paziente che fa uso di cannabis per una una malattia neuro muscolare e sono da tre anni in cura con il dott. Bertolotto. Ora che lui è andato in pensione non ho nessuna speranza che le cose possano andare meglio, perché qualcosa già non funzionava in questi due anni di pandemia, in quanto in tanti sono rimasti senza cannabis. La mancata somministrazione mi ha provocato molti danni, senza somministrazione di cannabis un nodo tiroideo è impazzito e ha sviluppato altri noduli e la malattia è andata fuori controllo”.

“Ora mi chiedo: ci stanno spingendo verso il mercato alternativo, in mano agli spacciatori? Io non posso permettermi di comprare cannabis che costa 200 euro a flaconcino. Già nelle ultime consegne le dosi che ci hanno dato erano la metà e con la durata di 15 giorni invece che di un mese”.

“Si tratta di una terapia del dolore, non è un gioco. Se siamo davvero mille pazienti nella provincia di Savona tutto ricadrà sul mercato nero… Io sono già senza cannabis e anche durante l’anno sono stata due volte senza le dosi indicate per due mesi. L’Asl deve garantirci una cura. Se stiamo già così il passo a chiudere è breve. Molti di noi non sono sicuramente in grado di viaggiare per procurarsela fuori regione e il San Martino a Genova non dà cannabis ma forti psicofarmaci. Siamo persone problematiche, persone anche con il cancro, se il reparto di Santa Corona chiuderà cosa faremo? Se si chiude difficilmente si riaprirà: noi pazienti vogliamo tenere accesa l’attenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica”, conclude.

Dello stesso avviso Chiara Pagano che aggiunge: “Vorrei manifestare il disagio del paziente e delle nostre paure sulla possibile chiusura del reparto dall’oggi al domani… Evitate lo stress, ma altro che stress qui, ci arrivano gli attacchi di panico. Sono senza cannabis da un mese, ci sarà carenza ma è parecchio inquietante anche solo pensare di trovare un’altra soluzione… Avevo pensato di scrivere direttamente al direttore generale Prioli per avere informazioni e garanzie precise”.

“Ho alcune patologie diagnosticate, il fatto che i medici non abbiano la capacità di aiutarci a gestire ansia e depressione o di mettersi nei panni del paziente è un grave problema per noi. Bertolotto ha avuto l’impegno di buttarsi anche nel campo burocratico. Aveva il pregio di entrare in empatia e fare fronte comune con il paziente. Ora siamo allo sbando. Era consapevole delle problematiche e anche della carenza di cannabis, ci informava quando mancava e ci aiutava a comprendere e quindi era più sopportabile”.

“La prima reazione che ho provato quando ho letto l’articolo di IVG.it è stata… E ora cosa faccio? Le rassicurazioni dell’Asl non mi sono servite, sono estremamente preoccupata per la gestione del dolore. Ora sto razionando la cannabis per farla durare il più a lungo possibile”.

“Auspico che l’Asl trovi una alternativa, l’acquisto diretto non me lo posso permettere in quanto il trattamento costa 2/300 euro a flaconcino”.

“Il fatto che il direttore generale Prioli abbia replicato che il reparto di terapia del Dolore continuerà ad operare può rassicurare, ma crea dubbi sulla effettiva volontà di Asl2, anche considerando le parole di dura accusa di Bertolotto non siamo tranquilli”, conclude Chiara.

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