Savona. “Non è possibile prevedere la piena dei fiumi e dei torrenti perchè avviene troppo velocemente, quindi serve agire preventivamente. Il cambiamento climatico c’è ma non deve diventare un’alibi, serve la manutenzione del territorio per mitigare i rischi”. A dirlo durante un’incontro organizzato dalla sezione savonese del Cai è Francesco Faccini, professore associato di geografia fisica e geomorfologia al Distav dell’Università di Genova.
Tra le azioni da porre in essere elenca: “Mitigare la pericolosità, delocalizzare elementi a rischio, monitorare i fenomeni atmosferici con pluviometri o idrometri e puntare sulla cultura del territorio per imparare a comportarsi in caso di fenomeni estremi. Si può migliorare la rete di drenaggio superficiale, stabilizzare superficialmente e proteggere dall’erosione dei pendii, gestire il bosco, manutenzione e ripristino dei terrazzamenti”, ha spiegato.
Le condizioni del territorio sono simili in tutta la Liguria, i torrenti hanno una forte pendenza, sono stretti e il tratto finale è fortemente urbanizzato: “La Liguria è un territorio ad elevato rischio idrogeologico. I fenomeni sono distribuiti omogeneamente da Ventimiglia a Luni, con una particolare concentrazione tra Savona e Sestri Levante a causa della depressione sul golfo di Genova“. L’impatto antropico non è solo sul fondo valle, ma si presenta lungo tutto il bacino idrografico: “Si dovrebbe agire non solo alla foce, ma anche a monte“, sottolinea il geologo.
Le alluvioni ci sono sempre state ma negli ultimi decenni si può notare un aumento delle frequenza dei fenomeni metereologici estremi: “Non sono fatti eccezionali, si ripetono piuttosto spesso. Osservando i dati storici, si osserva un aumento medio annuo della temperatura e una diminuzione dei giorni piovosi, ma non della quantità totale annua”, spiega Faccini. Negli ultimi 70 anni la temperatura è aumentata di 1,5° C in provincia di Savona ed è aumentata la violenza delle piogge.
“Nei prossimi 30 anni lo scenario sarà caratterizzato da periodi di piogge intense che si alternano ad altri di siccità”. In futuro ci aspettano fenomeni come inondazioni marine, alluvioni lampo, frane superficiali e alluvioni pluviali (quando la pioggia non riesce a essere smaltita dal sistema di drenaggio urbano). “Nei piani regolatori del futuro si dovrebbe essere previste più aree verdi che migliorano l’assorbimento dell’acqua da parte del terreno”, ha concluso Faccini.
Il climatologo Luca Mercalli, intervistato nel podcast di IVG, aveva parlato di “codice rosso per l’umanità. Da un lato la tecnologia ci potrà aiutare – ha detto Mercalli -, ma ci dovrà essere anche un cambiamento etico, filosofico e del modello delle nostre aspettative sul futuro”.