Ospedale

Primario del Santa Corona va in pensione e lancia un duro attacco, Bertolotto: “Terapia del Dolore destinato a morire”. Asl2 smentisce

"Non ci mettono il cuore, questa è gente a cui non frega niente"

Generico maggio 2022

Pietra Ligure. Si è emozionato nel suo ultimo giorno di lavoro da primario al Santa Corona, ma non va via tranquillo Marco Bertolotto, perchè immagina un destino di ridimensionamento e di chiusura del reparto di Terapia del Dolore che ha creato e che è diventato un punto di riferimento nazionale. E non è solo uno sfogo, ma un duro attacco alle scelte e ai rinvii della direzione sanitaria, quello che lancia in una lunga intervista ai microfoni di IVG.it.

“A marzo del 2021 sono andato a parlare con il direttore generale Prioli e gli ho detto che all’inizio dell’estate 2022 sarei andato in pensione – insieme a me anche la dottoressa Morpurgo -, e che a Cairo Montenotte c’era un anestesista: Bonifacino che aveva raggiunto i 65 anni di età e che aveva 2 anni di ferie arretrate e quindi lo avrei messo in ferie fino alla pensione. Quindi di fatto entro un anno sarai senza 3 anestesisti e bisogna lavorarci” ha riferito Bertolotto.

“Avevamo 3 anestesisti che sarebbero venuti a lavorare da noi in Terapia del Dolore e che davanti al diniego se ne sono andati dall’ospedale Santa Corona – prosegue -. Prioli mi ha dato rassicurazioni e poi ha iniziato a rinviare di mese in mese, e nel frattempo 2 anestesisti se ne sono andati. Ora c’è un’altra anestesista che ha chiesto di venire da noi, ma anche con lei continuano a rinviare e tra un po’ se ne andrà pure lei”.

“Io ho avvisato tutti – tiene a dire l’ormai ex primario -. Ho detto a Prioli, a marzo di quest’anno: ‘o prendi provvedimenti e mi mandi il personale o io esco sui giornali e ti attacco pesantemente, attacco te, attacco Toti’. Vado giù come un rullo. Mi ha risposto di dargli del tempo. Ho avvisato tutti, anche Brunello Brunetto”.

Nel ricostruire i fatti Marco Bertolotto è molto arrabbiato perché teme che tutto il suo lavoro finisca in fumo. “Questo è un ospedale morto. La direzione adesso dice che non è vero: mentono sapendo di mentire, sono dei pusillanimi. Questa è gente che non ci mette il cuore, e mentre noi che lavoriamo in ospedale ci mettiamo il cuore verso i pazienti e ciò che abbiamo costruito, questa è gente che passa di lì e non gliene frega niente. Abbiamo un centro che hanno pochi in Italia, ma non c’è proprio la cultura – continua -. Già al tempo dell’assessore Viale c’era la volontà di chiuderci, forse perché c’ero io. Ho detto all’ex direttore generale Porfido: ‘se sono io il problema me ne vado, non chiudete un centro che ha una valenza così. Poi la cittadinanza attiva si era mossa ed era andata a parlare con Toti che ha detto: ‘noi non chiudiamo niente state lì. Non chiedete di crescere, state lì'” racconta Bertolotto.

“Viene però il momento in cui i medici vanno in pensione. Quando sono diventato primario oltre 17 anni fa eravamo in 25 primari, adesso che vado in pensione sono rimasti in 6. Se riduci i primariati e facenti funzioni in attesa di fare prima o poi un concorso non attrai nessuno – prosegue -. Rimarrà l’emergenza e poco altro. Un ospedale destinato a morire. A questi amministratori non importa nulla, non ci mettono il cuore. Abbiamo una direzione sanitaria e generale che non sa niente, sono ignari, non entrano nel profondo, quasi non sanno dove sono i reparti”.

“E’ una cosa drammatica – tuona -. Mi hanno detto che per risolvere il problema dei mille pazienti attivi con la cannabis manderanno un medico per fare le ricette: ma noi non facciamo spaccio di cannabis, i pazienti hanno bisogno di essere seguiti, è una terapia personalizzata, non basta fare una ricetta. Non hanno capito nulla. Senza considerare la parte di neuro rimodulazione che in Liguria non fa nessuno: questi sono pazienti che andranno fuori regione. Dicono che sono in attesa e che non è vero che chiudono, che stanno solo ridimensionando, di attendere e che sono in attesa. Ma di che cosa? Fanno così con tutto, anche con ginecologia”.

“Ora vi dico come la medicheranno – spiega Bertolotto -: deve venire un primario di anestesia da Genova. Hanno fatto un accordo con l’università di Genova e l’anestesia andrà sotto l’università. L’ hanno fatto per portare gli specializzandi ed è anche una scelta intelligente. Quindi la Terapia del Dolore verrà affidata a quel primario togliendo la dignità alla terapia del dolore. In pratica farà due giorni di ambulatorio alla settimana e diventerà uno dei tanti ambulatori che ci sono in regione. In questo modo i pazienti andranno in Lombardia. L’ultimo direttore generale che ha amato questo ospedale è stato Neirotti, al di là di chi fossero i politici in regione. Ha nominato primario Se ci fosse Neirotti tutto questo non accadrebbe. Lui amava l’ospedale, era disposto a mettere in gioco la sua carriera, veniva nei reparti, conosceva il personale. Questi non conoscono nessuno. Invece di avere i vantaggi abbiamo il peggio della de-aziendalizzazione”.

E sull’ospedale di Albenga dice: “Teniamo 5 anestesisti a far niente ad Albenga perchè la gente protesta e servono gli anestesisti per tenerlo aperto, per fare questo poi a Santa Corona abbiamo dovuto togliere 60 sedute operatorie e quindi i malati di tumore vanno a farsi operare altrove. L’urologia, le protesi non operano più perchè mancano gli anestesisti e ad Albenga ci sono 5 anestesisti che non fanno niente. Un direttore generale indipendentemente da quello che dice la politica dovrebbe dire: mancano gli anestesisti, ne ho 5 ad Albenga, li prendo e li porto a Santa Corona. O Albenga lo trasformo e trasferisci Santa Corona ad Albenga o fai delle scelte”, conclude Bertolotto.

Secca la replica della direzione generale di Asl2: “Recentemente sono stati collocati o sono in via di pensionamento due dirigenti medici tra cui il direttore della struttura. La parziale riduzione dell’attività, solo momentanea e circoscritta a un paio di settimane, è legata alla riorganizzazione dei turni di lavoro del personale medico in dotazione alla struttura. La direzione generale di Asl2 smentisce quindi che sia stata presa in considerazione la chiusura della Terapia del Dolore”.

“La carenza di medici assegnati a questo servizio è nota alla direzione che ha già provveduto a riorganizzare l’attività al fine di rispondere alle richieste dei cittadini attraverso la collaborazione fra personale della struttura della Terapia del Dolore e personale della struttura di Anestesia e Rianimazione – continuano da Asl2 . Questo intervento è da considerarsi una risposta forte alle problematiche in essere e smentisce la circostanza secondo la quale due medici si sarebbero licenziati in assenza di risposte da parte dell’azienda“.

“L’azienda ribadisce la massima priorità e l’impegno per questo servizio fondamentale che si rivolge nello specifico a pazienti con esigenze e patologie differenti, ma tutti accomunati dallo stesso bisogno di interventi diagnostici e terapeutici indirizzati a un miglioramento della loro qualità di vita e al trattamento e controllo del dolore”, conclude Asl2.

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