Liguria. Il florovivaismo ligure e savonese sta passando un periodo difficile: a stare peggio è il settore delle piante, che registra una brusca frenata negli acquisti. Molte le aziende floricole che devono affrontare l’invenduto, esattamente come avvenuto nel 2020 con l’emergenza Covid.
“Il freddo di aprile, la paura della guerra e gli aumenti sono solo alcuni dei motivi di questa frenata – spiega Aldo Alberto, presidente Florovivaisti Italiani – E’ tutto fermo, non solo in Italia ma in tutta Europa”.
Una crisi strutturale pesante che non si sa né come né quando finirà e quali cambiamenti porterà nel settore. “Una batosta per tante aziende – prosegue Alberto – la guerra in Ucraina e gli aumenti di benzina, gasolio, gas ed energia elettrica stanno creando la tempesta perfetta”.
“A livello aziendale non si può fare molto. Le aziende devono continuare a lavorare e investire, nei limite del possibile però si potrebbe limitare la produzione rallentando e aspettando momenti migliori”.
“Mi auguro arrivino presto iniziative legislative a supporto del settore: per esempio se il gasolio con questi prezzi non è più sostenibile perché non rendere appetibili per le aziende le energie alternative? Bisognerebbe cambiare velocemente, ma sappiamo bene che “essere veloci” non fa parte della tradizione del nostro paese”.
“Ad oggi la situazione è discretamente critica e non si possono fare previsioni serie visto il contesto internazionale” conclude.
“E’ necessario individuare al più presto dei siti, in primis nel comune di Albenga, ma non solo, dove le imprese possano depositare l’invenduto della campagna floricola 2022” aveva affermato Coldiretti Savona, con una specifica lettera al sindaco di Albenga Riccardo Tomatis.
“Le nostre aziende florovivaistiche stanno già affrontando un momento di forte crisi dovuto alla guerra in Ucraina, ai cambiamenti climatici ed alle difficoltà economiche post pandemia tanto che non riusciranno a commercializzare la produzione 2022 – evidenziano Marcello Grenna, presidente Coldiretti Savona e Antonio Ciotta, direttore provinciale -. Come già accaduto, quindi, nella campagna 2020, è urgente che vengano dati appositi spazi alle imprese, senza costi aggiuntivi, dove stoccare la produzione invenduta così che possano preparare celermente i campi per la prossima stagione, senza comprometterla”.