Il caso

Aggressioni, minacce e insulti al titolare e ai clienti di un bar: “Dormo nel mio locale per paura di rappresaglie”

Succede a Cairo Montenotte, la storia inizia la scorsa estate ma degenera ad aprile: "Bisogna intervenire prima che ci scappi il morto, non voglio essere io”

osteria degli spostati - cairo

Cairo Montenotte. Dorme da due settimane nel suo locale. Ha paura che il gruppo di ragazzi che l’ha ripetutamente minacciato si presenti alla porta di notte e faccia gesti scellerati. È davvero stanco, ma anche tanto arrabbiato Renato Bacciarelli, titolare di “Archè – Osteria degli spostati”, e spera che la situazione possa cambiare al più presto. Per lui, la sua incolumità, ma anche i suoi clienti.

Tutto ha inizio la scorsa estate. Quando questi giovani cominciano a frequentare il bar/ristorante di via Sanguinetti, nel centro storico. “Venivano qui (a volte in due, in tre o in cinque) con il loro atteggiamento spavaldo e in evidente stato di alterazione – racconta Renato – e cercavano di creare continui problemi all’interno del locale. Fissavano i clienti e, anche per motivi futili, cercavano sovente di dare vita a delle risse. Spesso, inoltre, andavano via senza pagare, poi ritornavano dopo mesi a saldare i debiti facendomi vedere la loro grande disponibilità di denaro. Una volta, circa tre settimane fa, uno di loro è andato dietro al bancone, approfittando della momentanea assenza del barista e si è preso una bottiglia di whisky. Solo l’intervento dell’ex marito della mia compagna, che è un finanziere ed era presente in quel momento, lo ha fatto desistere da ciò che stava compiendo”.

Fin qui episodi fastidiosi e spiacevoli certo, ma non così gravi. La situazione degenera il 17 maggio, quando si passa alle mani e alle minacce. “Era martedì, un cliente di circa 60 anni stava entrando dal cancello del locale ed era al telefono. Uno dei ragazzi si è avvicinato a lui sostenendo che avesse mandato a quel paese ‘suo fratello’. E come punizione lo ha aggredito prendendolo a calci e colpendolo al naso. Abbiamo subito chiamato i carabinieri, ma al loro arrivo i ragazzi erano già fuggiti”.

Dopo quanto accaduto, Renato riesce a trovare il numero di telefono di uno dei giovani del gruppo e decide di contattarlo. “L’ho chiamato al fine di evitare questi comportamenti nelle vicinanze del mio locale, non voglio che succedano episodi di questo tenore associati alla mia attività. Da quella telefonata, il mio pur scarno rapporto con questi due soggetti è degenerato – sottolinea -, in quanto uno di loro mi ha ripetutamente chiamato e minacciato”.

“Vieni fuori dal locale”, “Vieni che ti picchio”, “Ti stacco la testa”, queste solo alcune delle frasi che Renato racconta di essersi sentito dire dal giovane, oltre ad un turbinio di insulti. E per questo ha deciso di non rispondere più al telefono.

Trascorre qualche giorno, arriva il weekend e il gruppo (questa volta tre ragazzi) si ripresenta nel locale. “Appena li ha visti, la mia compagna che lavora con me li ha fermati e ha chiesto gentilmente di non creare scompiglio. Loro hanno risposto con la solita arroganza, gesticolando e mettendosi a fare pose da film gangster, oltre che cercando di provocarla. Vedendola in difficoltà, sono uscito verso l’entrata del locale per supportarla, chiamando nel frattempo i carabinieri. Ho ripetuto loro di allontanarsi dal mio locale in quanto, dopo i fatti occorsi martedì, non erano più graditi”.

Ma l’invito non viene accolto dai ragazzi e la discussione si trasforma in un parapiglia che coinvolge anche alcuni clienti. “Le persone presenti, per la disperazione di vedere sempre gli stessi ragazzi creare disagio nei bar della città, li hanno letteralmente buttati fuori dal locale”, spiega Renato che dice di essere stato nuovamente minacciato. “Uno di loro mi ha detto a voce alta: ‘Io ti cercherò, io ti troverò, io ti ammazzerò’, lo hanno sentito tutti i presenti”.

“Era evidente che fossero in stato di alterazione da sostanze alcoliche e stupefacenti – aggiunge -, ma la loro pericolosità sociale è ben nota tanto da costringermi a dormire all’interno del mio locale per paura di rappresaglie”. Da quel momento, infatti, Renato si organizza ed ogni sera stende il materasso e il sacco a pelo sul pavimento del suo bar dove passa la notte nella speranza che non arrivi nessuno.

osteria degli spostati - cairo
Il letto di Renato da qualche settimana

L’ultima visita l’ha ricevuta lo scorso mercoledì sera, intorno alle 23 uno di loro è andato lì e ha chiesto alla compagna di riportare un messaggio a Renato: “Digli di venire fuori che siamo in 140”.

Il timore, la rabbia e il desiderio di non vedere più nel suo locale certi episodi hanno spinto Renato a sporgere querela per minaccia e percosse. Le indagine sono in corso, ma c’è massima riservatezza da parte dei carabinieri.

“Sono veramente demoralizzato da questa situazione – conclude – in quanto non è possibile che abbia il timore di chiudere la mia società per via di quanto stanno facendo questi personaggi. Bisogna intervenire prima che ci scappi il morto, perché non voglio essere io”.

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