Vado Ligure/Savona. “L’inquinamento nel savonese è sempre stato così basso e al di sotto dei limiti fissati per la protezione delle persone e dell’ambiente che in base alle norme nemmeno c’era motivo di fare un’indagine epidemiologica”. A dirlo oggi nell’aula del tribunale di Savona, durante l’udienza nel processo Tirreno Power, Giancarlo Fruttuoso, ingegnere, docente all’Università di Pisa ed esperto di problematiche relative all’impatto ambientale.
Nel procedimento penale in corso sono imputate 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviate a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
“I valori limite stabiliti dalla comunità scientifica erano ben più alti di quanto riscontrato, quindi non vi era nessun motivo per indagare sullo stato di salute della popolazione – commentano da Tirreno Power -. Con una successione di grafici, Fruttuoso ha mostrato in aula le misurazioni delle centraline posizionate sul territorio, comprendendo i cinque anni successivi alla chiusura dei gruppi carbone. Dati reali che di fatto smentiscono i modelli teorici utilizzati dall’accusa”.
“Ad esempio, nella centralina di Quiliano i modelli attribuivano il 50% del biossido di zolfo alle emissioni di Tirreno Power – argomentano -; eppure dopo la chiusura dei gruppi i dati dicono che non c’è stata nessuna variazione sostanziale, e così per tutti i cinque anni successivi. Nessun cambiamento significativo vi è stato nei dati di per SO2, NOx o polveri misurati negli anni precedenti e successivi alla chiusura dei gruppi per tutte le centraline”.
“Dunque i modelli teorici presentati dall’accusa sono smentiti dalle misurazioni reali. Di fatto, ha affermato in aula Fruttuoso, l’influenza della centrale sulla qualità dell’aria era così bassa da essere difficilmente misurabile” concludono da Tirreno Power.