Roma. Un consiglio dei ministri convocato d’urgenza e durato una manciata di minuti, giusto il tempo per strigliare i partiti e prepararli al passaggio parlamentare che, a questo punto, sarà molto probabilmente blindato dalla fiducia. Questo è quello che è successo ieri sera a Palazzo Chigi dove il premier Mario Draghi ha sbattuto sul tavolo la riforma delle concessioni contenuta nel ddl concorrenza, facendo intendere che il tempo è giunto per una sua approvazione. Costi quel costi.
Il tempo, infatti, strige: la riforma deve essere approvata entro il 31 maggio per rispettare gli impegni presi in ambito di Pnrr, e quindi per evitare di fallire l’assegnazione di risorse comunitarie. Il nodo principale è ovviamente quello delle concessioni balneari, la cui decadenza è stata fissata dal Consiglio di stato a fine 2023, e per cui l’iter dello sblocco per le gare deve essere operativo nel 2024.
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Secondo quanto riporta l’Agi, Draghi avrebbe iniziato una serie di interlocuzioni proprio con esponenti della coalizione di centrodestra, da anni sulle barricate per la vicenda, e che negli ultimi mesi hanno provato a trovare un compromesso. Draghi, prima di riunire i ministri ha avvisato il Quirinale, e poi ha chiesto ai capi delegazione di accelerare mettendo sul tavolo lo strumento della fiducia, qualora ce ne fosse bisogno, entro il 31 maggio.
“C’è stata la comunicazione da parte del presidente del Consiglio, semplicemente l’indicazione di poter chiudere la legge delega entro maggio, anche con la fiducia, se necessario – ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, d’Incà, come riportato dall’Agi – Chi mette a rischio il Pnrr per ragioni di propaganda elettorale, anche a fronte di una raggiunta intesa che tiene conto dei punti di vista delle categorie, si assume una enorme responsabilità in un momento come questo”, ha affermato il ministro del Lavoro Orlando. Sullo sfondo resta il malessere all’interno di FI e della Lega. Al momento la decisione presa in Commissione al Senato è quella di iniziare a votare martedì prossimo a partire dall’articolo 1.