Dubbi

Ricerca personale, aumentano i contratti precari. Pasa (Cgil): “Serve occupazione di qualità”

Il segretario provinciale della Cgil: "Siamo così sicuri che i giovani rifiutino lavori ben retribuiti e contratti regolari?"

Lavoro curriculum generica

Provincia. Anche nel savonese, sono tanti i cartelli che riportano la scritta “cercasi personale” affissi in supermercati, bar e ristoranti. Si cercano tirocinanti, apprendisti e con un età dai 18 ai 30 anni. Ed è un cartello di una nota catena di supermercati ad aver provocato sui social l’ira e l’indignazione di tanti commentatori.

Perché l tipo di occupazione oltre che precario comporta anche una retribuzione davvero bassa, che alcuni definiscono “vergognosa e ridicola”. Ed anche la polemica e l’accusa che sia da ricercare nell’introduzione del reddito di cittadinanza la causa della ricerca infruttuosa di personale non trova d’accordo Andrea Pasa (CGIL) che abbiamo sentito per un commento ai microfoni di Ivg.

Occupazione sì, ma è necessaria un’occupazione di qualità – spiega -. Qualità vuol dire lavoro meno precario, lavoro più retribuito, lavoro più sicuro. Partendo da una riflessione che i contratti collettivi nazionali oggi sono troppi e danneggiano le imprese serie e soprattutto i lavoratori. Da una ricerca della fondazione di Vittorio e dalla Cgil Nazionale. Negli ultimi dieci anni i contratti collettivi nazionali di lavoro si sono moltiplicati: da 551 che erano nel 2012, sono passati a 992 nel 2021. In pratica, sono cresciuti dell’80 per cento. Una buona notizia, verrebbe da dire. Invece no. Non esattamente. Anche se l’Italia è fra i Paesi europei con la più alta copertura contrattuale, con circa il 90 per cento dei dipendenti, già oggi superiore a quanto la direttiva in discussione indica come obiettivo per il futuro, la proliferazione di Ccnl a cui abbiamo assistito nasconde trappole per i lavoratori. Infatti, dei nuovi 441 contratti collettivi nazionali, solo 25 risultano sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, Cgil, Cisl e Uil”.

In provincia di Savona le cose non vanno meglio. L’occupazione a Savona nel 2021 (102.570) aumenta dell’1% (+1.024 unità) ma rispetto al 2019 la distanza è di ben 4.793 occupati (-4,5%). Nel 2021 e nei primi mesi del 2022 ogni 100 nuovi occupati solo il 12% ha un contratto a tempo indeterminato, mentre crescono a dismisura i part-time involontari, soprattutto donne e giovani, e l’utilizzo di partite Iva che mascherano lavoro dipendente.

E sul reddito di cittadinanza Pasa commenta: “Ogni anno, non appena arriva la stagione turistica, parte il ‘carosello’ che non si trovano lavoratori stagionali e che il reddito di cittadinanza offre l’alibi per non lavorare. Niente di più sbagliato. Innanzi tutto ci chiediamo quali siano i dati oggettivi che confermano queste tesi, visto che nessuno mai li rende noti; e poi non si possono mettere i discussione gli ammortizzatori sociali, che rappresentano un sostegno reale per chi ha bisogno; anzi, la Naspi per i lavoratori stagionali andrebbe rafforzata. Siamo così sicuri che i giovani rifiutino lavori ben retribuiti e contratti regolari? Il settore del turismo, al contrario, offre situazioni e contratti che definire precari è un eufemismo: falsi part time, straordinari non pagati, addirittura rapporti in nero. E’ tutto questo perchè molti giovani semmai rifiutano, una stagionalità che non offre stabilità e percorsi di futuro lavorativo”.

E snocciola i dati: “Da un’analisi dei dati del Reddito e Pensione di Cittadinanza effettuato dall’ufficio economico della Cgil liguria, (database INPS) e riferiti al primo trimestre 2022 emerge abbastanza chiaramente come siano prive di fondamento le ricorrenti accuse ai percettori del RdC di preferire quest’ultimo a scapito di un’occupazione regolare. In provincia di Savona parliamo di 3.951 nuclei percettori di Reddito di Cittadinanza per 8.159 persone coinvolte ed un importo medio mensile di 528,87 euro quindi di cifre piuttosto basse”.

“Inoltre c’è il tema della sicurezza – prosegue Pasa -. La provincia di Savona ha la maglia nera in Liguria. Infine una battuta sui lavoratori stagionali, sono davvero ridicole e strumentali le accuse che vengono rivolte ai giovani savonesi da parte di alcune categorie datoriali che li chiamano fannulloni. I giovani hanno voglia di lavorare e vogliono progettare il loro futuro, basta con questa visione caricaturale ed irrispettosa del giovane che non vuole sacrificarsi”.

Aggiunge il segretario della Cgil: “Ci sono tre grandi temi su cui sarebbe opportuno focalizzare le risorse e l’attenzione della politica nazionale: aumentare i salari, diminuire la precarietà e rendere più sicuro il lavoro. Ci vorrebbe esattamente il contrario di ciò che sostiene il Presidente di Confindustria Bonomi in questi giorni. La pandemia, il caro energia, l’inflazione non sono uguali per tutti. Anche questa volta a pagare il costo più alto sono lavoratori e lavoratrici dipendenti, pensionati, partite Iva a redditi bassi. Occorre ritoccare le buste paga e intervenire sulla spesa sociale, aumentandola. Proprio perché le stime per il nostro Paese sono al ribasso la crescita p revista per l’Italia per il 2022″.

“Dopo la crisi dovuta al Covid, che ha portato il Pil italiano a diminuire del 9% nel 2020, ci si aspettava che il ‘rimbalzo’ del 2021 proseguisse quest’anno riportando l’Italia ai livelli. Non esaltanti, a dire il vero, del periodo pre-crisi. L’arrivo della guerra in Ucraina e soprattutto il rialzo dei prezzi dell’energia e delle materie prime hanno avuto però un impatto negativo immediato sull’economia italiana. Le stime del Fmi sono state confermate dall’Istat, che ha certificato pochi giorni fa che nel primo trimestre del 2022 il Pil italiano è diminuito dello 0,2%. Quindi a rimanere molto bassi sono invece, ancora una volta, i salari. L’Istat prevede una crescita media delle retribuzioni dello 0,8% per il 2022, di fronte a un’inflazione del 5,3%. Significa una perdita netta di potere di acquisto di almeno il 4,5% (altre stime parlano addirittura del 6%). Tutto questo nell’unico paese avanzato che ha visto i salari reali ridursi – del 2,9% – negli ultimi trent’anni”, conclude Pasa .

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