Posizione

Legambiente, No al direttore unico per i parchi liguri: “Una anomalia nel panorama nazionale”

"Preoccupazione per le aree protette della Liguria in difficoltà e le scelte della Regione"

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Liguria. Il futuro delle aree protette della Liguria al centro del convegno “Il ruolo dei parchi tra transizione ecologica, green economy e turismo sostenibile” organizzato da Legambiente in collaborazione con Federparchi.

Un’occasione importante per fare il punto sulle aree protette della Liguria.

“Le aree protette della Liguria sono in difficoltà per scelte che la Regione sta imponendo agli Enti parco regionali. La modifica della governance crea continue fibrillazioni e difficoltà gestionali e negli ultimi anni non c’è stata Giunta regionale che, con la scusa di razionalizzare le spese, non abbia manomesso l’insieme dei principi, delle regole e delle procedure per indebolire e precarizzare gli Enti gestori – spiega Santo Grammatico Presidente Legambiente Liguria, che ha coordinato il dibattito ed aggiunge ulteriori elementi di criticità emersi durante l’incontro: “Questi Enti sono sempre più alle prese con emergenze da affrontare ma con pochi strumenti a disposizione per governarle. L’ultima trovata della Giunta Toti segna la negazione dell’autonomia degli Enti proponendo un modello che centralizza la figura del direttore dei parchi creando una situazione unica nel panorama nazionale”.

In sostanza per quattro aree protette regionali (Alpi liguri, Antola, Portofino e Montemarcello Magra) vi è un unico direttore, ma la cosa ancora più grave è la prospettiva che si arrivi addirittura ad un unico direttore per sei aree protette. La figura coinciderebbe con quella del dirigente del settore politiche della natura e delle aree interne, protette e marine, parchi e biodiversità che, dunque, potrà dedicarsi ai parchi regionali nei ritagli di tempo.

“Con questa scelta – continua Grammatico – si crea un pericoloso accentramento di responsabilità, con la sovrapposizione delle figure del controllato e del controllore che coinciderebbero. Il venir meno del ruolo di terzietà, indebolirebbe la missione e l’operatività dei parchi regionali che, avendo già problemi di personale, non avranno nemmeno un direttore ma solamente in condivisione al 15% del tempo. Significherebbe, di fatto, avere la disponibilità ogni otto giorni per Parco, senza un reale risparmio poiché, ad esempio, il Parco regionale di Portofino dovrà sborsare 62 mila euro/anno”.

È evidente che più che una operazione per risparmiare sembra una scelta per indebolire gli istituti di tutela già precari in Liguria. Inoltre, e non è un dettaglio, i quattro Enti parco che hanno accettato questa soluzione proposta dalla Regione si collocano in contrasto con uno dei principi fondanti della Federparchi, associazione a cui tutti sono iscritti, che prevede che ogni area protetta sia dotata della figura del direttore nella pienezza delle proprie funzioni.

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