Liguria. Si è svolta stamattina presso il tribunale di Genova e davanti al magistrato Filippo Pisaturo l’udienza sul caso di Giovanni De Paoli, imputato per la frase “Se avessi un figlio omosessuale lo butterei in una caldaia e lo brucerei”. Il fatto risale al 10 febbraio 2016 quando era consigliere leghista della Regione Liguria.
“Oggi ho avuto l’occasione di conoscere personalmente Stefania Gori e Manrico Polmonari che hanno testimoniato e, ascoltando le parole della mamma in primis, mi ero commossa” dichiara Aleksandra Matikj, presidente del “Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione” quale parte civile in quanto denunciante insieme alle altre realtà come la loro.
“Le discriminazioni feriscono sempre allo stesso modo, tutte: essendoci passata anch’io, perché Migrante e perché Donna, rivivo ogni volta gli accaduti. Mi ci riconosco – aggiunge -. Sono contenta di averci messo la nostra faccia a difesa di queste e di migliaia di persone che, in attesa della legge Zan approvata, potranno nel frattempo avvalersi a questo primo caso contro l’omofobia in Italia per far valere i propri diritti lesi. La prossima udienza è stata fissata per il 9 settembre alle ore 9.30 quando testimonieranno gli altri testi. Siamo fiduciosi”, termina Matikj.
Contro De Paoli era stata presentata anche la querela dell’associazione Agedo (Associazione genitori di omosessuali), con i due fascicoli poi uniti in un unico processo a carico dell’ex consigliere regionale.