Savona. Sottoterra. Dove non c’è luce. Si cammina al buio e sembra di non arrivare mai, laggiù in fondo. La torcia svela, a poco a poco, l’immagine di questo mostruoso serpente che si snoda silenzioso, invisibile, nell’oscurità. Rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale.
Ci toglie un po’ il fiato stare qui. Non è che manchi l’aria. Si chiama suggestione. In un luogo dove c’è il passato ma, purtroppo, anche un po’ di presente. La storia ci parla a un passo dalla nostra normalità. Siamo sottoterra. Fuori c’è una città che non si ferma.
Abbiamo chiesto a Claudio Arena, bravo esploratore e anima di Savona Sotterranea, di portarci in questo posto. Lo teniamo segreto. Facciamo attenzione perché il buio è traditore. Parla questo luogo sotterraneo attraverso quello che rimane. Era stato costruito vicino a una fabbrica, principalmente per gli operai. Qui si riparavano in caso di bombardamento.
“Poteva ospitare circa cinquecento persone – ci spiega Arena – consideriamo che una volta, la norma prevedeva che dovevano essercene tre per metro quadro”. Venne utilizzato molte volte questo rifugio. “I bombardamenti sono stati diversi. Tra i più violenti – ci racconta la nostra guida – quello del 24 aprile del 1942 quando, alle 22 e 45 circa, arrivò un allarme. Dopo pochi minuti la contraerea cominciò a fare fuoco al passaggio di trenta velivoli militari che sganciavano bombe su Vado Ligure e Savona”.
Ma oggi, questo rifugio, potrebbe ancora avere una funzione? “No – ci spiega Arena – questi rifugi non sono più idonei alle armi attuali. Sono in cattivo stato di conservazione. Al loro interno sono presenti muffe, infiltrazioni, ferri arrugginiti. Piuttosto – aggiunge – sarebbe meglio ripararsi sotto una galleria del treno, in caso di necessità. Qui è sconsigliabile, anche se esiste un piano coordinato da Questura, Prefettura e Protezione Civile che prevede il censimento di tutti i ricoveri e la messa in sicurezza”.
Percorriamo il tratto sotterraneo. “L’Italia non è preparata per quanto riguarda rifugi per i civili, specialmente se si tratta di quelli anti atomici. Sicuramente esiste qualcosa di top secret, ma a livello militare”. Per un’eventuale, e aggiungiamo remota, possibilità di un coinvolgimento militare dell’Italia, Claudio Arena sottolinea “il nostro Paese ha un esercito molto preparato e siamo all’avanguardia. Occorre procurarsi più sicurezza verso la popolazione. In Svizzera, facendo un esempio, esistono, per legge, moltissimi bunker, tutti anti nucleari. Alcuni possono contenere fino a ventimila persone”.
Questo rifugio rimane, invece, una testimonianza. Monumento alla storia che credevamo ci avesse consegnato un messaggio preciso. Mai più orrore. Ma ci siamo sbagliati.