Caos

Bonus edilizia, incertezze sulle agevolazioni: cantieri a rischio

L'allarme di Ance Liguria e Aniem: le ditte non riescono a cedere i crediti d'imposta

casco caschetto lavoro edilizia

Liguria. Gli ultimi dati parlano chiaro: il settore dell’edilizia è il più sensibile e quello in grado di reagire con maggiore prontezza ed efficacia a interventi di incentivazione, ma senza certezze, come sta accadendo con le norme relative al bonus del 110%, e quindi senza una programmazione almeno di medio periodo, l’occupazione non cresce e le aziende tendono a sfruttare al massimo le loro risorse interne lavorando anche al sabato, ma non assumono.

Secondo quanto traspare dall’osservatorio congiunturale della Cassa edili relativo al periodo ottobre 2020-settembre 2021, specie sulla spinta del bonus, il numero delle imprese operanti in Liguria è salito di quasi l’8% e il numero degli operai attivi di circa il 12%, ma ciò a fronte di una crescita di quasi il 26% delle ore lavorate e del 26% della massa salari.

Il richio è uno stop ai cantieri perché le ditte non riescono a cedere i crediti d’imposta derivanti dal superbonus 110% e dal bonus facciate 90% e perciò non hanno più liquidità

“Il significato – sottolinea Emanuele Ferraloro, presidente di Ance Liguria – è evidente: senza certezze sul futuro le imprese edili reagiscono positivamente e immediatamente agli incentivi, ma non lo fanno in maniera strutturale: da un lato, secondo le prime indiscrezioni sull’andamento in atto del mercato, cresce la sfiducia sull’affidabilità nel tempo del bonus e quindi sulla capacità del sistema bancario di attuare la cessione dei crediti”.

“Dall’altro le norme rigide sul mercato del lavoro, dissuadono le aziende dal rafforzarsi strutturalmente effettuando assunzioni, già di per sé complesse per la carenza di manodopera specializzata, e comunque destinate a generare costi fissi a fronte di ricavi variabili e volatili”.

“In grande sintesi il settore dell’edilizia si conferma il più pronto e reattivo alla messa in atto di provvedimenti incentivanti, ma questi provvedimenti falliscono clamorosamente gli obiettivi di crescita anche occupazionale, se lo Stato non si dimostra affidabile nel tempo e innesca invece un effetto boomerang in cui gli incentivi si traducono in uno sforzo lavorativo endogeno delle aziende, che non assumono e non possono crescere” conclude.

L’allarme arriva anche da Aniem, associazione delle piccole e medie imprese edili, che parla di un pericolo concreto di blocco dell’intero comparto con possibili ripercussioni sugli interventi finanziati dal Pnrr: “Da cinque mesi ormai siamo in un momento di difficoltà che potrebbe causare il rallentamento della produzione fino al blocco dei cantieri a causa della mancata liquidità – spiega Fortunato Capogreco, presidente di Aniem Liguria, intervenuto in una conferenza stampa organizzata da Confapi -. I continui cambiamenti normativi, introdotti con la scusa di contrastare le frodi, ha generato la paralisi della compravendita dei crediti legati ai bonus edilizi. Chiediamo che venga risolta al più presto questa problematica, altrimenti ci saranno conseguenze per tutti gli stakeholder”.

Il meccanismo è abbastanza noto: i bonus edilizi consentono al committente dei lavori di avere una detrazione fiscale spalmata su più anni corrispondente al 110% dell’importo (superbonus), al 90% (bonus facciate 2020-2021) o al 60% (bonus facciate 2022). Ma la formula più usata è quella dello sconto in fattura: il cliente non paga nulla e ad avvalersi del credito di imposta è l’impresa che a quel punto ha facoltà di cederlo a una banca, un istituto di credito o un altro intermediario finanziario, recuperando così liquidità (almeno in teoria).

In Liguria la situazione è particolarmente critica. La nostra regione detiene il primato per edifici costruiti prima del 1980 (sono l’86,7% del totale), realizzati quindi senza alcuna norma di isolamento. E mentre siamo terzultimi in Italia per interventi legati al superbonus 110% (circa 1.400 fino a marzo), a essere preso d’assalto è stato invece il bonus facciate. Che ad oggi è quello più difficile da riscattare per le imprese, visto che, in assenza di controlli preventivi nella legge del 2020, è stato oggetto di numerose truffe da parte di ditte fantasma costituite ad hoc per farsi rimborsare lavori mai eseguiti.

Il risultato? “A partire dal 12 novembre la maggior parte dei cessionari ha limitato l’acquisto di crediti imposta – continua Capogreco -. Individuare i truffatori non era così difficile, la colpa non può essere sempre delle imprese oneste che lavorano. Ora i committenti che hanno pagato usufruendo dello sconto in fattura e trasferito il credito nel cassetto fiscale delle imprese rischiano di non vedere ultimati i lavori di manutenzione del proprio immobile. Questo comporterà anche la perdita di migliaia di posti di lavoro. E in questo contesto è impensabile che inizino nuovi cantieri legati al superbonus 110% o agli appalti del Pnrr”.

A gettare nel baratro le imprese è stata poi la decisione di sospendere le cessioni da parte di Poste Italiane e Cdp: “In questo modo – spiega ancora il presidente ligure di Aniem – è andato in paralisi tutto il sistema del mercato secondario del credito. E poi, cosa ancora più grave, l’amministratore delle Poste aveva comunicato la riapertura delle cessioni dal 1° marzo, ma il 7 marzo abbiamo scoperto che la possibilità esisteva solo per i privati e non per le imprese e questo ha creato una falsa aspettativa”.

“Chiediamo che venga ripristinata immediatamente la possibilità di cedere il credito a Cdp e Poste e che si trovino gli strumenti per accelerare i tempi di vendita di questo credito. Se prima riuscivamo a ottenere liquidità nel giro di un mese o un mese e mezzo ora siamo nell’incertezza totale e questo è un enorme problema per la programmazione delle imprese. Tutti gli esponenti politici, da destra a sinistra, si dichiarano d’accordo con noi, ma il Governo non ha mai fatto niente – conclude Capogreco -. Abbiamo bisogno di un intervento concreto, altrimenti, dopo il passo avanti che abbiamo fatto uscendo dal Covid, rischiamo di farne due indietro”.

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