Allarme

Stop al gas russo, “L’agricoltura ha bisogno di aiuti come le acciaierie”: l’appello da Euroflora

Il presidente nazionale di Confagricoltura in visita a Nervi: "Chiediamo al Governo di rientrare tra le attività energivore"

Generico aprile 2022

Liguria. Abbiamo necessità che l’agricoltura possa rientrare tra le attività energivore al pari di un’acciaieria: non si può rinunciare al cibo. Tutto quello che mangiamo dipende dall’energia. Più cara è l’energia e più caro è il cibo”. A lanciare l’appello è Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura, oggi in visita a Euroflora ai parchi di Nervi dove parteciperà nel pomeriggio alla consegna del premio Giovanni Robiglio alla Regione Liguria.

Una richiesta che parte da una manifestazione che mette in vetrina un settore cruciale per la Liguria: il florovivaismo, secondo dati forniti dalla stessa Confagricoltura, costituisce l’88% della produzione lorda vendibile regionale, con circa 12mila aziende e 6mila aziende. Il fatturato garantito dalla vendita di piante e fiori – coltivazioni che perlopiù si sviluppano in serre riscaldate e quindi con alti costi per l’approvvigionamento energetico – ammonta a 400 milioni. E, per quanto riguarda i fiori recisi, il 90% del prodotto viene esportato al di fuori dell’Italia.

Alla luce di questi numeri è chiaro perché la Liguria è una delle regioni che rischia di pagare il prezzo più alto per il taglio del gas russo. “È a colonna portante della nostra agricoltura, senza nulla togliere all’olio e al vino che sono aspetti importanti – conferma Luca De Michelis, presidente ligure di Confagricoltura -. Sicuramente siamo grandi energivori e la produzione florovivaistica è una grande consumatrice di energia elettrica. Abbiamo bisogno di tariffe agevolate, se no le nostre produzioni saranno a rischio elevato”.

L’interlocuzione è in corso a livello nazionale. “Prendiamo atto di un piccolo passo fatto dal governo per sostenere il settore primario. Sono stati destinati circa 135 milioni. Spagna, Francia e Germania hanno stanziato risorse quattro, cinque volte superiori – precisa Giansanti -. Ma chiediamo un intervento più sostanzioso dal punto di vista energetico. Oggi le aziende agricole non hanno nessun beneficio dalle misure previste per il taglio energetico, anzi, stiamo pagando il gasolio il doppio rispetto a quanto lo stavamo pagando due mesi fa. Il costo della luce è triplicato, il costo del gas per le serre è quadruplicato. Tutto questo ha un impatto importante sui conti delle famiglie”.

Altre misure richieste sono bonus per chi fatica a riempire il carrello: “Mi aspetto anche un intervento concreto a favore delle persone che vivono questo disagio sul fronte della spesa alimentare. Dobbiamo rilanciare i consumi, un intervento a sostegno dei consumi sarebbe quanto mai opportuno”, prosegue Giansanti.

Situazione che spinge a immaginare un cambio di paradigma. “Passati due anni pensavamo di iniziare un percorso di risalita, ricrescita e rinascita dopo una stagione lunga e difficile come quella del Covid. Nessuno aveva previsto la guerra russo-ucraina e questo amplifica le difficoltà che gli agricoltori incontrano – riflette il presidente nazionale di Confagricoltura –. La crisi di questi giorni fa comprendere a tutti quanto sia importante avere un settore primario produttivo e competitivo. L’Italia, l’Europa e il mondo hanno bisogno di cibo al minor costo possibile e soprattutto di avere la certezza che il cibo ci sia. Il cibo non mancherà, c’è un problema legato alle dinamiche di mercato. Per troppi anni in Europa abbiamo pensato che si potesse produrre meno perché trovavamo nel mercato quello che l’Europa non produceva. Abbiamo costruito un meccanismo micidiale in cui le imprese italiane ed europee non sono in grado di rispondere così velocemente alle esigenze del mercato. Stiamo discutendo in questi mesi della nuova riforma della politica agricola comune: chiediamo un forte ripensamento della politica agricola comune mettendo al centro la capacità di produzione”.

Ad aggravare i problemi degli agricoltori in Liguria è la siccità, per fortuna interrotta in questi giorni da qualche pioggia. “Ma tutta quest’acqua oggi non la manteniamo perché va persa, come va persa quella dei depuratori che invece potrebbe essere recuperata”, osserva il presidente ligure De Michelis. Su questo fronte a soffrire non è tanto il florovivaismo, che riesce a razionare l’uso dell’acqua nel tempo, ma altri tipi di coltivazione: “L’olivicoltura ligure, che è un settore importante perché l’oliva taggiasca e l’olio sono il nostro oro giallo, se non piove subirà una perdita di produzione e questo è un gravissimo danno“, conclude De Michelis.

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