Albenga. Primo giorno di pensione per l’ex primario Teresiano De Franceschi. Ha concluso ieri, giovedì 31 marzo, il suo incarico di primario di medicina dell’ospedale Santa Maria di Misericordia di Albenga, ruolo che rivestiva dal 2005. E, da uomo libero, si vuole togliere qualche sassolino dalle scarpe.
Lo fa in un’intervista ai microfoni di Ivg facendo una premessa: “Parlo da privato cittadino che non ha nessuna intenzione, né ora né in futuro, di assumere alcun incarico politico. La mia parte in politica l’ho già fatta – dice – e non ho alcuna intenzione di ripetere l’esperienza, parlo quindi da cittadino con il cuore per la mia Albenga”.
Dottor De Franceschi lei è primario dal 2005 , di acqua sotto i ponti ne è passata. Dall’entusiasmo dell’apertura del nuovo ospedale si è passati via via a questa lenta agonia. Cosa è successo?
“La definerei una garrotazione quella messa in atto da tutte le amministrazioni che si sono succedute, da quella di centro sinistra con l’ex governatore Claudio Burlando e l’ex assessore alla sanità Claudio Montaldo, a quella con il presidente Giovanni Toti e l’assessore Sonia Viale e questa con Toti che ha mantenuto la delega alla sanità. La Viale – osserva Teresiano De Franceschi – ha almeno tentato di salvare questo ospedale provando a rimettere tutte le funzioni precedenti dandolo ai privati, con degli errori però, ovvero facendo un bando di gara che era assolutamente impossibile da portare a compimento, come a suo tempo ho detto pubblicamente. L’amministrazione attuale è tesa ineluttabilmente a sacrificare questo ospedale e a farlo diventare, nel suo disegno, una lungodegenza di lusso. I cittadini hanno favorito l’elezione di Angelo Vaccarezza che è stato due volte sindaco di Loano e ha persino fatto un ricorso contro la trasformazione da azienda ad ospedale normale del Santa Corona e l’altro consigliere, sempre di Loano, Brunello Brunetto che ha lavorato per anni in anestesia al Santa Corona, persone che non aiuteranno certamente l’ospedale di Albenga. Ed è chiaro che Toti deve fare i conti con loro”.
Cosa ne pensa dell’accusa di campanilismo lanciata agli ingauni anche da Brunello Brunetto?
“Questa accusa gli albenganesi devono restituirla indietro con gli interessi. Sono loro che fanno del campanilismo. Come cittadino albenganese rigetto l’accusa di campanilismo e la rispedisco al mittente. Si tiene in piedi una struttura obsoleta come il Santa Corona che era un sanatorio, nato come struttura riabilitativa, e quello sarebbe il suo logico destino e dovrebbe tornare ad esserlo. Mentre Albenga dovrebbe essere un ospedale di riferimento perché esattamente equidistante tra Genova e Ventimiglia e quindi punto di equilibrio. Stiamo parlando di un ospedale nuovo e all’avanguardia che nella sua progettazione ha previsto filtri d’aria adeguati, utilissimi sotto la pandemia. Da noi non abbiamo avuto cluster di covid, mentre al Santa Corona si sono infettati tutti”.
Può spiegarci il suo pensiero sul Decreto ministeriale 70 che regolamenta gli standard della rete ospedaliera?
“Mi ha dato molto fastidio quando il sindaco Riccardo Tomatis nella manifestazione pubblica ha fatto una dichiarazione sul fatto che il DM 70 ha stufato tutti. A mio parere, avrebbe potuto anche dire che però viene utilizzato solo per Albenga. Inoltre chiunque guardi i numeri della popolazione capisce che se si vuole fare due Dea di secondo livello, che nel Dm 70 non sono previsti, non c’è popolazione sufficiente per un secondo dea. A Genova poi ci sono ben 5 ostetricie, mentre per lo stesso decreto ministeriale 70 ce ne dovrebbe essere una sola. Per Albenga vale, per Genova no. Sempre per il DM 70 ci sono due chirurgie toraciche e ce ne dovrebbe essere una in tutta la Liguria. Quindi questo Dm 70 è un po’ come gli elastici che si possono tirare dalla parte che uno desidera e non è certo una bella cosa. Non nascondiamoci dietro il dito del decreto ministeriale. Che poi per i pronto soccorsi e reparti c’è scritto: di norma oppure preferibilmente. Non c’è mai scritto che deve accadere perchè se no avrebbero dovuto chiudere le 5 ostetricie di Genova e una delle due chirurgie toraciche. Poi ci sono anche due cardiochirurgie di cui una privata a pochi chilometri una dall’altra: una a Genova l’altra a Rapallo”.
Come siamo arrivati alla chiusura del Pronto Soccorso e quale futuro vede per l’ospedale di Albenga?
“Il problema nasce, ed è peggiorato, da quando siamo stati trasformati in ospedale Covid. Avevo chiesto con forza che, vista la decisione della Regione, il nostro pronto soccorso fosse dedicato esclusivamente al covid e quello di Pietra ai non covid. Ho preso atto della decisione nella riunione dell’unità di crisi ma ho votato contro. Riunioni in cui hanno molto insistito, sia il dottor Luca Corti che l’ex direttore sanitario. Insistito per chiudere il Pronto Soccorso di Albenga. In una mia lettera al sindaco avevo già fatto presente che a mio parere, dopo queste decisioni, non avrebbero riaperto mai più il pronto soccorso. Sul futuro sono estremamente pessimista. Certo parteciperò a tutte le manifestazioni, ma la volontà politica messa in atto da loro che sono, loro si, campanilisti è molto chiara”. E punta nuovamente il dito sulle scelte e sugli elettori ingauni: “Se gli albenganesi, a destra e a sinistra, avessero votato diversamente forse non saremmo in questa situazione. Mi sbaglierò: ma se al posto di Vaccarezza oggi ci fosse Ciangherotti, ritengo che Toti non sarebbe intervenuto in consiglio comunale a dire quello che ha detto. Magari mi sbaglierò, ma come diceva Andreotti a pensar male spesso ci si azzecca”.