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L’innovazione digitale entra nel Museo Archeologico di Savona: un QR Code guiderà i visitatori

La presentazione sabato 2 aprile alle 10

Il museo archeologico di Savona: tra bellezze e difficoltà

Savona. Sabato 2 aprile alle 10 presso il Civico Museo Archeologico e della Città di Savona verrà presentata una nuova modalità di comunicazione del percorso di visita che sfrutta un QR Code.

Il codice consentirà ai visitatori di approfondire, con l’uso del proprio smartphone, alcuni aspetti e alcune tematiche dell’esposizione.

Il percorso prevede 21 punti informativi, in italiano e in inglese, dislocati sui due piani del Museo, che condurranno il visitatore ad una conoscenza approfondita di quanto esposto negli spazi museali. Basterà quindi inquadrare col proprio dispositivo telefonico il “punto” digitale collocato sulle vetrine per avere accesso ai contenuti.

Alla fine del percorso i visitatori potranno rispondere ad un questionario informativo che consentirà al Museo di adeguarsi maggiormente alle necessità dell’utenza.

L’ideazione e realizzazione del progetto sono stati curati interamente dall’équipe della struttura museale, in accordo con l’amministrazione comunale.

Sala ad Ombrello

L’ingresso al Civico Museo Archeologico e della Città è collocato nella sala ad Ombrello che accoglie il visitatore con una significativa frase di Sabatino Moscati, archeologo e Accademico dei Lincei, quando venne a visitare gli scavi savonesi alla base del colle, ribadendo l’importanza della stratigrafia messa in luce. A sottolineare questo concetto è stato predisposto un pannello esemplificativo della stratigrafia del Priamàr, a partire dal piano roccioso fino agli ultimi interventi ottocenteschi.
La Sala ad Ombrello, così denominata per la struttura della volta in laterizi ad otto vele irregolari, costituiva un ambiente di rappresentanza del quattrocentesco palazzo della Loggia, l’unico edificio sopravvissuto alle demolizioni cinquecentesche genovesi finalizzate alla costruzione dell’imponente fortezza.
Nella pavimentazione in ardesia sono inseriti degli spazi quadrangolari che permettono di osservare l’area di scavo sottostante , con sepolture riferibili all’antico sepolcreto di età bizantina, parte del quale è visibile nel percorso museale, oltre a fasi di vita di età tardoantica.

Mostra sull’antica Cattedrale dell’Assunta sul Priamàr

Nella sala ad Ombrello è stata allestita una mostra sugli scavi della primitiva Cattedrale medievale ubicata sull’altura del Priamàr e che poi venne distrutta dai Genovesi.
Sono visibili tre pregevoli marmi altomedievali databili tra VIII e IX secolo, a testimonianza di una fase altomedievale dell’edificio religioso.
Particolarmente interessante un gruppo di vetri del XIV e XVI secolo, oltre a una scelta di materiali ceramici e lapidei.

Percorso per non vedenti e ipovedenti

Ci troviamo davanti a una prima tappa del percorso per non vedenti e ipovedenti finalizzato a far loro toccare con mano la forma di una ceramica, il decoro e le caratteristiche tecnologiche.
Negli ultimi anni il percorso si è ampliato ad altri punti tattili in tutto il percorso espositivo del museo.I pannelli del primo piano presentano un breve riassunto in braille.

La necropoli

Siamo in uno dei punti maggiormente suggestivi del museo dove il progettista, l’arch. Guido Canali, ha lasciato in vista una porzione di scavo, in questo caso un vasto settore della necropoli che , tra IV e VII secolo, occupava l’altura centrale del colle; di essa sono state rinvenute, nel corso delle indagini archeologiche, 87 sepolture a inumazione, con fosse intagliate nella roccia, alcune con un piccolo contenitore in ceramica inserito a scopo rituale presso il capo del defunto.
La maggior parte di esse è del tipo a “cappuccina”, con doppio spiovente di copertura costituito da grandi tegoloni in terracotta, altre a “cassa” , con elementi di copertura allineati, mentre per le sepolture infantili venivano utilizzate anfore africane di grandi dimensioni. Più rare le sepolture con copertura in pietre.
L’esame dei resti ossei del sepolcreto, a cura dell’Università degli Studi di Pisa, ha permesso di valutarne l’età, il sesso, le malattie (sono state rilevati, su molti individui, traumi ossei dovuti a stress meccanici, quali la ripetuta ra, le condizioni di vita. Soffrivano di alcune patologie, quali traumi ossei dovuti a stress meccanici

La breccia

In questo vano è visibile il tamponamento della grande breccia aperta sul fronte nord-orientale della fortezza, l’unica volta in cui la fortezza genovese fu costretta alla resa; in quell’occasione le truppe austro-sabaude, nel corso della guerra di successione austriaca, nel 1746, si aprirono un varco nel poderoso muro esterno della fortezza, di 4 metri di spessore, varco risarcito nel 1750 quando la costruzione militare ritornò in mano genovese.

Il collezionismo

Alcuni materiali, di proprietà comunale, appartengono alle vecchie collezioni che, nel corso del Diciannovesimo e nei primi decenni del Ventesimo, avevano dato vita ad un primo nucleo del museo. Si tratta di materiali frutto di un collezionismo antiquario, tra i quali spicca un gruppo di mosaici di area africana, provenienti da Cartagine e zone limitrofe, databili al III secolo d.C e donati al Museo, a fine Ottocento, da imprenditori savonesi attivi nel commercio del pesce. Vi sono raffigurati motivi geometrici e floreali, oltre a scene di pesca e mitologiche.

Nelle vetrine 1-4 sono esposti reperti databili tra il VII e il IV secolo a.C, provenienti dall’Italia centrale e meridionale: un recipiente(olpe) in bucchero, un contenitore a forma di anatra usato per versare liquidi oleosi o come biberon, e una coppa a figure rosse, statuette a figura umana interpretabili come offerte votive.
Nelle vetrine 5-6 Un piccolo gruppo di reperti del vecchio museo, quasi totalmente distrutto nell’ultimo conflitto mondiale, proviene da occasionali ritrovamenti effettuati nel territorio savonese tra XIX e XX secolo.
Si tratta di bronzetti recuperati , alla fine dell’Ottocento, durante i lavori di sbancamento delle difese esterne della fortezza, rinvenuti all’interno e presso tre tombe intagliate nella roccia, del tutto simili, quindi, a quelle rinvenute sull’alto del colle e riferibili, come queste, ad età tardo antica.
Da segnalare inoltre un’urna vitrea di I secolo d.C. usata come cinerario e proveniente dal vicino quartiere di Lavagnola, a testimonianza di un nucleo insediativo di prima età imperiale.

Dalle ricerche archeologiche la storia del Priamar

Dalla vetrina 7 inizia l’esposizione dei materiali provenienti dagli scavi stratigrafici condotti dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri in questi ultimi decenni e che presenta materiali databili dall’Età del Bronzo Medio, in giacitura secondaria, segno comunque della presenza e della frequentazione sul colle fin dal quel momento. Tra i materiali non ceramici si segnala un’ascia in bronzo, di collezionismo, riferibile al XVIII-XV secolo a.C.
Nella vetrina 8 si presentano ceramiche dell’Età del Ferro, e in alcuni frammenti sono presenti le tipiche decorazioni a polpastrelli e a unghiate. Sono inoltre visibili attrezzi per la filatura (fusaiole e pesi da telaio).Fra i manufatti in metallo si segnala una fibula di bronzo, con una tipologia diffusa in contesti liguri di V e IV secolo a:C.
Nella vetrina 9 compaiono ceramiche “ a vernice nera” con centri produttori nell’Etruria settentrionale, nell’Italia centrale e meridionale.
Di rilevante importanza alcuni frammenti di piatti di produzione etrusca con decorazione a onde correnti (“Gruppo Genucilia”).
Nella vetrina 10 troviamo ancora alcuni materiali preromani, quali le anfore di tipo massaliota, deno minate così perché prodotte nella colonia greca di Marsiglia, fondata nel 600 a.C, utilizzate soprattutto per il trasporto del vino.

I corredi della necropoli

Vetrine 15-16 (elementi a corredo delle sepolture)
Vengono esposti gli elementi di corredo rinvenuti in alcune tombe della necropoli di età bizantina: piccoli boccali in ceramica, collocati in prevalenza accanto alla testa del defunto, un gruppo di particolare importanza e rarità nel quadro della tradizione funeraria dell’Italia settentrionale e trovano precisi riferimenti con materiali dell’Italia meridionale e insulare.
Sulla base delle indagini petrografiche degli impasti le forme a impasto rosso sono da riferire ad una produzione locale, mentre quelli caratterizzati da impasto biancastro o con schiarimento superficiale indicano una provenienza dall’area nord africana.
Sempre utilizzati quali elementi a corredo sono gli oggetti per l’abbigliamento (fibbie in metallo ed elementi in bronzo di un cinturone (metà V sec. d.C), oltre a materiali vitrei e in osso.
Di particolare interesse alcuni cilindretti in piombo, ritrovati sempre nelle sepolture, interpretabili come pesi per reti da pesca.

Oggetti della vita quotidiana

Nel corso delle ricerche archeologiche sono stati rinvenuti molti oggetti riferibili alla vita quotidiana: dall’abbigliamento ( elementi di collana in pasta vitrea o in terracotta, oltre a placchette in osso e fibbie) alle attività domestiche (fusaiole e pesi da telaio in terracotta e pietra utilizzati.

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