Bagarre

Liguria a Expo Dubai, indaga la Corte dei conti. Dalla portavoce di Toti esposto contro Sansa

Si allarga il caso sollevato dal consigliere per il viaggio costato oltre 140mila euro. Lo staff del governatore all'Ordine dei giornalisti: "Ci accusa di propaganda ma non rispetta la deontologia"

Generica

LiguriaSi allarga il caso scoppiato in Liguria dopo le polemiche del consigliere Ferruccio Sansa sulla missione della Regione Liguria a Expo Dubai. La Corte dei conti ha aperto un fascicolo d’inchiesta teso ad accertare se le spese sostenute dall’ente per pagare la tre giorni negli Emirati Arabi a Toti, al suo staff e ad alcuni giornalisti abbia configurato un possibile danno erariale. Le indagini sono affidate al procuratore Antonio Giuseppone.

LE CIFRE

Le spese del viaggio a Dubai erano state rese note dallo stesso Sansa con un post su Facebook il 1° aprile. In tutto la missione – alla quale hanno preso parte anche Genova24 e IVG col proprio direttore Andrea Chiovelli – è costata 140.370 euro, di cui 4.852 per il biglietto aereo di Toti (cinque volte quello di Benveduti). Per lo staff del presidente, riporta Sansa, sono stati spesi 23.169 euro per aereo e albergo. Per la trasferta degli otto giornalisti al seguito 9.541 euro di volo e 7.098 di alberghi. Il consigliere ha puntato il dito anche contro le campagne pubblicitarie finanziate dalla Regione per promuovere l’evento a Dubai: 30mila euro alla concessionaria di pubblicità del gruppo Gedi, 15mila a Primocanale, 4mila a testa per Telenord e Genova24/IVG.

“Noi non siamo contro la presenza della Liguria a Dubai – ha commentato in conclusione Sansa -. Noi non vogliamo che siano spese decine di migliaia di euro pubblici per il biglietto aereo di Toti e per far andare in gita tutto il suo staff. Siamo contrari al fatto che si paghino con i nostri soldi le trasferte dei giornalisti liguri. E ci chiediamo che senso abbia pubblicizzare la Liguria in Liguria spendendo 30mila euro per il convegno e la pubblicità sul Secolo XIX, più altri 15mila euro per Primocanale. Chissà se l’Ordine dei giornalisti, al quale abbiamo segnalato più volte la questione del fiume di denaro pubblico speso da Toti in pubblicità su tv e giornali liguri, vorrà dire qualcosa”.

L’ESPOSTO DELLO STAFF

Ma dopo gli attacchi degli scorsi giorni, a finire nel mirino dei colleghi giornalisti è ora lo stesso Sansa, al centro di tre diversi esposti inviati all’Ordine dei giornalisti della Liguria. A presentarli sono state Jessica Nicolini, portavoce del presidente Toti, insieme a Francesca Licata che fa parte dello staff della comunicazione, e la coordinatrice dell’ufficio stampa Federica Costella. “Un ufficio stampa degno di Biden”, aveva scritto l’ex candidato alla presidenza della Regione citando espressamente i loro nomi sui social.

“Da qualche tempo il collega, ora consigliere regionale, Ferruccio Sansa conduce una personale battaglia contro i colleghi giornalisti dell’ufficio stampa di Regione Liguria, accusati di essere esclusivamente una macchina di propaganda politica, e contro i colleghi giornalisti dei media locali, accusati di essere dei venduti”, si legge nell’esposto presentato da Jessica Nicolini. Secondo Sansa, ricorda la portavoce di Toti, la missione istituzionale “è stata una gita di piacere“. E ancora: “Definisce nel suo post spese spensierate quelle sostenute da Liguria International e chiama il seguito dei giornalisti una allegra brigata“.

Ma l’attacco non finisce qui: “Non pago, si appella alla delegazione regionale di ufficio stampa, completamente femminile, con un piglio evidentemente discriminatorio e misogino“. Tanto che, secondo Nicolini, “tutte le professioniste citate e messe alla gogna mediatica come persone che vanno in vacanza a spese dei contribuenti (e non a lavorare come hanno fatto) hanno subito degli attacchi sui loro social personali tanto che una di loro ha dovuto chiudere la sua pagina Facebook“. E quindi, conclude la portavoce chiedendo l’intervento disciplinare dell’Ordine, “ho motivo di ritenere che Ferruccio Sansa in questi mesi di attacchi sia venuto meno alle più elementari regole della deontologia professionale che, tra le altre cose, impone al giornalista la tutela della dignità del lavoro giornalistico e promuove la solidarietà fra colleghi“.

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