Magazine

Per un pensiero altro

Le verità in tasca

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 13 aprile 2022

“Il Punto Interrogativo è il simbolo del Bene, così come quello Esclamativo è il simbolo del Male. Quando sulla strada vi imbattete nei Punti Interrogativi, nei sacerdoti del Dubbio positivo, allora andate sicuri che sono tutte brave persone, quasi sempre tolleranti, disponibili e democratiche. Quando invece incontrate i Punti Esclamativi, i paladini delle Grandi certezze, i puri dalla Fede incrollabile, allora mettevi paura perché la Fede molto spesso si trasforma in violenza.” Quanto mi manca l’ironia geniale di Luciano De Crescenzo, quanto ci sarebbe utile il suo sguardo glauco e sorridente in questi tempi in cui troppi saccenti si aggirano a distribuire le verità che estraggono con sconcertante e disinvolta sicumera dalle proprie tasche. Certo, sarebbe gioco facile per chiunque individuare una solida certezza nell’affermazione del pensatore partenopeo, una delle più banali e sterili contestazioni al relativismo assoluto, non a caso, consiste proprio nell’impossibilità di affermarne la fondatezza epistemologica in quanto si realizzerebbe una sorta di corto circuito logico. Eppure l’arguta affermazione di apertura scavalca serenamente l’accusa in quanto suggerisce senza pretesa assiomatica, di “mettersi paura” davanti ai punti esclamativi. Oggi capita troppo spesso di incontrare aggressivi paladini di presunte verità accessibili solo ai pochi capaci di vederle, accusando implicitamente di ottusità tutti gli altri sfortunati non vedenti, e tanto maggiore è l’infondatezza probatoria di quanto si afferma tanto maggiore è l’aggressività esibita. Questo ci precipita nel baratro del nichilismo? Mina i fondamenti del sapere? Non scherziamo e non esasperiamo i toni, da seri pensatori adulti imbocchiamo la strada del confronto e della riflessione con umiltà e determinazione.

Una prima distinzione penso sia indispensabile, soprattutto alla luce della confusione lessicale che impera a tutti i livelli che, se non è poi così grave quando si parla di inezie quotidiane, diviene tragica anche nel quotidiano quando è diffusa in ambiti etici e, ovviamente, diviene pericolosa quando i ruoli e le responsabilità dei contendenti assurgono a più alti livelli. La distinzione alla quale mi riferisco è tra i termini “vero e corretto”. Affermare che due più sette equivale a nove non è vero ma corretto. Si tratta di uno sterile pleonasma? Non direi. Non è un caso se la domanda al riguardo è: “È vero che due più sette equivale a nove?”, domanda presuntuosamente retorica che, in risposta, merita un categorico “No, non è vero bensì corretto”. Quanto appena affermato può apparire banale eppure ha un valore rilevante come presupposto di un corretto approccio epistemologico: date certe premesse condivise dalle parti in causa ne consegue logicamente il risultato proposto, ma questo non determina nessuna verità proprio in quanto caratterizzato dall’assoluta autonomia del risultato rispetto ai soggetti che effettuano la somma. Mi auguro che a nessuno passi per la testa di far notare che c’è anche chi può affermare che il risultato sia otto o ventitré, in quel caso non si tratterebbe di falsità, ma di scorrettezza o ignoranza. Nel caso in cui qualcuno, ben consapevole che la risposta dovrebbe essere nove, mosso da intenti ingannevoli affermasse il contrario, allora avremmo in lui la coscienza del corretto come vero e della propria affermazione come falsa. A questo punto mi sembra di poter sentire il borbottio di chi sottolinea che in questo modo non esiste nulla di vero e pertanto nulla di falso, ebbene, credo che questo ci riporti all’affermazione di apertura, ai “paladini delle Grandi certezze, i puri dalla Fede incrollabile”, in questo caso suggerisco di accogliere l’invito di De Crescenzo: mettevi paura.

Mi tornano alla memoria alcune parole di Stefan Zweig, profondo intellettuale ebreo il cui pensiero ha attraversato tutto il ventesimo secolo rimanendo lucido e pacifico anche se attaccato minacciosamente dalle varie facce dei totalitarismi che lo hanno caratterizzato. Costretto all’esilio dall’Austria nazificata, mi sembra abbia colto perfettamente lo sguardo tragico dei fanatici che si dichiaravano al servizio di una verità superiore a loro nota e che, da minoranze elitarie ed incomprese, volevano trasformarsi in gestori della verità nelle menti di tutti … conosciamo bene le tragedie che ne seguirono … ebbene, spero risultino inequivoche le affermazioni di Zweig che riporto: “Coloro che sostengono di combattere per Dio sono gli uomini più intolleranti della terra; poiché credono di ricevere messaggi divini, le loro orecchie sono sorde a qualsiasi parola dell’umanità”. Temo che molti “intolleranti” si sentiranno estranei alla descrizione perché non affermano di esprimersi per conto di Dio, eppure le loro verità dogmatiche non si allontanano dalle certezze assiomatiche che caratterizzano il pensiero dei fanatici religiosi. Ho avuto la fortuna di conoscere numerosi credenti, teologi raffinati e profondi, mossi da una fede granitica, eppure capaci di accettare con disponibilità critica e pensosa le idee che contrastavano le loro verità di fede. Confesso addirittura di essere stato a volte invidioso della loro serena convinzione, quella che chiamano il dono della fede, io così agitato dal dubbio perenne, eppure nessuno di loro ha cercato di “convertirmi”, i nostri confronti sono stati ricchi e sereni anche se passionali e partecipati. Ma quanti, troppi profeti arrabbiati si aggirano per i nostri giorni a divulgare le loro “parole di verità”, a volte in buona fede, anzi, quasi sempre, eppure monta la rabbia che determina un’assurda “guerra dei poveri”.

Per onestà intellettuale credo di dover chiarire anche l’altra faccia della questione, mi riferisco al rischio del relativismo estremo, del nichilismo, e della antitesi supposta nelle certezze delle verità scientifiche. Senza nessuna presunzione di poter essere esaustivo su tanta questione tento una sintesi estrema che richiederà buona disponibilità e profondità in chi mi legge: mi ispiro a due giganti del pensiero e della letteratura, Nietzsche e Pirandello. Una volta compreso che esiste solo la maschera e che il volto si manifesta solo se la indossa, non posso auto-ingannarmi affermando che ciò che vedo è ciò che è, questo sarebbe il vero nichilismo, fingere di credere vero l’inganno condiviso ribattezzandolo realtà. Per intrecciare anche la prospettiva scientifica a questo apparentemente criptico argomentare, mi piace ricordare il concetto di “vista offuscata” di Rovelli. Lo scienziato sa bene che ciò che vediamo non è ciò che è ma solo quello che la nostra capacità ottica ci consente, così come ci spiega l’utilità della nostra rappresentazione della realtà per la stessa sopravvivenza della specie: per assurdo, se i nostri occhi potessero osservare il mondo con le capacità delle lenti di un microscopio ne saremmo sconvolti, se lo cogliessimo quantisticamente come una totalità di energia, ne saremmo annichiliti. Ben venga la nostra vista offuscata, ma non affermeremo certo che in essa è il coglimento di fatto di ciò che è.

Quanti rancori, quanto risentimento, quanta rabbia quanta violenza sono da imputare all’urgenza di sapersi depositari di verità e, non appagati da tale privilegio, reclamare su di sé il dovere di illuminare le menti degli altri. Quanto più saggio coltivare i propri punti di domanda e amare quelli che ci sanno mostrare i nostri interlocutori. In chiusura mi sembrano perfette le parole di Emile Michel Cioran: “Ogni volta che le cose non vanno e ho pietà del mio cervello, sono colto da una voglia irresistibile di proclamare. Proprio allora intuisco da quali baratri i meschini sorgano riformatori, profeti e salvatori”.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.