“good on ya”

Joel Anich, l’australiano dal cuore ingauno: “Albenga mi appassiona, viaggiare mi ha dato tanto”

Una prima parte di vita tra viaggi, fatiche e tanto calcio: questo è Joel Anich, il nuovo volto del calcio savonese

Generico aprile 2022

Albenga. “Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo. Così scrisse Cesare Pavese nel suo celebre diario “Il mestiere di vivere”, ricco di aforismi, come quello preso in esame, che sono rimasti di uso comune di generazione in generazione.

E come dargli torto? Quando c’è passione, ogni ostacolo diventa un fattore marginale: difficoltà, favoritismi, delusioni e distanze, tutti vinti dalla fame di ciò che si sta facendo.

Si potrebbe partire dall’Australia, girare varie parti di un altro continente, per poi stabilirsi in un Paese molto diverso da quello d’origine, senza avere un buona dose di passione? No, la risposta è molto semplice.

Quello sopra non è un esempio casuale, ma una storia di un ragazzo che ama follemente lo sport più bello del mondo: football, fútbol, labdarúgás..qui si chiama “calcio” e gran parte di noi ne va matto.

Ed ecco la storia di Joel Anich, classe 2001, arrivato qui qualche mese fa a vestire la maglia dell’Albenga, squadra storica della nostra zona con la voglia di tornare grande. Un australiano che ama il calcio quanto un italiano ma con conoscenze internazionali, avendo fatto diverse esperienze in giro per il Vecchio Continente. Ma non solo: il bianconero gli è entrato nel cuore, come tutte le persone dell’ambiente ingauno.

Un percorso che merita di essere conosciuto direttamente dal protagonista che, nonostante la giovane età, ha già molto da raccontare.

Joel, partiamo dai tuoi inizi con il calcio: com’è nata questa passione e come si è sviluppata negli anni?

“La mia storia calcistica è iniziata al Logan Lightning FC, un club australiano di una cittadina vicino a dove vivevo: la mia passione per il calcio è nata lì, sotto la guida di mio padre. Ho giocato per il Logan Club dai 5 ai 10 anni, prima di passare al Brisbane Strikers FC, dove ho giocato negli Juniors e successivamente nei Senior, facendo il mio debutto con loro all’età di 16 anni. Il Brisbane Strikers è un club con una storia molto ricca nel calcio australiano e da ogni allenatore io ho imparato molto, sia come giocatore sia come persona.

Durante il 2016, ho anche partecipato al torneo KFA tenutosi in Corea del Sud con alcune delle migliori squadre giovanili di tutto il mondo: questo torneo includeva squadre come Liverpool FC, FC Augsburg e Shanghai Port FC, dandomi l’opportunità di viaggiare per il calcio durante i miei giorni di calcio giovanile. Credo che vivere queste esperienze sia stato un fattore trainante per me nel voler spingere e portare la mia carriera lontano dall’Australia: sia nel 2010 sia nel 2012 ho vissuto in Germania per 2 mesi ogni volta per allenarmi con l’FC Koln e, nonostante avessi solo 9 e 11 anni durante entrambe le visite, il mio gioco è cresciuto immensamente al ritorno e mi ha lasciato così aperto a cercare nuove opportunità.

Dopo quei viaggi, sono andato con la rappresentativa del Queensland u12 per giocare e allenarmi a Osaka, in Giappone“.

Ma ad un certo punto hai fatto una scelta molto importante per la tua vita..

“All’inizio del 2019, a 17 anni, ho deciso di cogliere l’occasione e trasferirmi definitivamente in Europa, per vedere dove e come poteva crescere la mia carriera calcistica. L’occasione l’ho trovata in Croazia, all’NK Istra 1961 che gioca nella Prva HNL, trascorrendo due stagioni nelle giovanili con qualche esperienza in Prima Squadra.

Nella stagione successiva ho avuto l’opportunità di essere coinvolto nella squadra U20 australiana in preparazione alla Word Cup U20, facendo un ritiro che si è tenuto nei Paesi Bassi, coinvolgendo giocatori australiani con sede in Europa: è stata un’esperienza che mi ha aperto gli occhi, durante la quale ho potuto vedere il livello di talento australiano nel Vecchio Continente e conoscere il team della squadra nazionale.

Sfortunatamente, la Word Cup U20 fu cancellata quell’anno a causa del Covid-19. Anche la mia esperienza all’NK Istra è stata incredibilmente preziosa poiché è stata la prima volta che ho vissuto lontano da casa, dalla mia famiglia e dai miei amici. Ho trascorso la mia ultima stagione in Croazia andando in prestito all’NK Rovinj, in 3 HLN. Alla fine di quella stagione ho capito che era arrivato il tempo per un nuovo percorso ed è arrivata l’occasione: una nuova sfida in Italia mi stava aspettando“. 

E così sei arrivato nel savonese, in una storica e importante piazza come l’Albenga. Com’è nata questa possibilità e come ti stai trovando all’interno dell’ambiente ingauno?

“Dato che ho la doppia cittadinanza (australiana-italiana), ho sempre voluto poter giocare a calcio in Italia, un paese in cui la mia famiglia ha le sue radici. L’occasione è arrivata ad Albenga e io sono stato estremamente contento di sapere che il club voleva che facessi parte della squadra per questa stagione. Albenga mi ha insegnato a farmi vivere la passione nel mio gioco e a dare davvero tutto per il club.

Siamo una squadra di grande qualità, sia come esperienza sia come giovane talento. Ho imparato tanto da ogni mio compagno, non solo in campo, ma anche fuori dal calcio: l’atmosfera dello spogliatoio, la cultura e le amicizie che ho costruito non le dimenticherò mai“.

Com’è strutturata la tua famiglia e cos’hai provato a rivedere dal vivo la tua famiglia dopo tanto tempo?

“La mia casa di famiglia è a Brisbane, ma la maggior parte della mia famiglia vive tra Brisbane e Melbourne, come i miei genitori.

I miei nonni materni sono friulani, ed è da lì che proviene la mia origine italiana, mentre quelli paterni sono croati, o più precisamente di Blato, Korčula (sud della Croazia).

Non vedevo la mia famiglia da quando ho lasciato casa per trasferirmi in Croazia, all’inizio del 2019, quindi dopo oltre 3 anni, e averli tutti insieme qui è incredibilmente speciale per tutti noi, una sensazione meravigliosa“.

Nonostante i tanti spostamenti, Joel non ha mai voluto abbandonare gli studi

“Attualmente sono al terzo anno di studio di un Bachelor of Business online alla Griffith University, un’università con sede nel Queensland meridionale, in Australia.

Ho potuto completare questa laurea online grazie al loro programma ‘Griffith Sports College‘, che supporta molti atleti professionisti australiani a completare i loro studi attraverso la Griffith University.

Ho sempre creduto che sia estremamente importante continuare a studiare dopo la scuola, e sono grato di aver avuto l’opportunità di continuare mentre sono lontano da casa”.

Torniamo a parlare di calcio. Un duplice ruolo per Anich all’Albenga che, oltre ad essere una pedina importante della Prima Squadra, contribuisce a far crescere i piccoli calciatori bianconeri 

“Mi è stata anche data l’opportunità di aiutare ad allenare alcune giovanili del club: dall’inizio del 2022 aiuto sia la fascia di età 2009, sia quella 2015/2016. Questo ha aiutato non solo le mie abilità linguistiche, ma anche la mia visione del gioco dal punto di vista degli allenatori e del tutoraggio”.

A proposito di panchina, questa stagione l’Albenga ha avuto due allenatori: Alessandro Lupo e Flavio Ferraro. Quali cambiamenti ci sono stati nel tuo percorso? Stai trovando sempre più spazio, probabilmente grazie al contributo di entrambi i tecnici. Che comunicazione c’è tra te e lo staff tecnico e cosa pensi di loro?

“Dopo aver iniziato la stagione con un infortunio che mi ha tenuto fuori per oltre 3 mesi, Lupo ed il suo staff sono stati estremamente di supporto dopo il mio percorso di recupero. Sono stato molto felice di fare il mio ritorno mentre eravamo ancora sotto la loro gestione per dimostrare il mio valore sul campo dopo tutto quello che mi hanno dato.

Da allora Ferraro ha rilevato la squadra e di settimana in settimana la mia fiducia crescere. sento di aver trovato un ottimo ritmo nel mio stile di gioco e mi sto davvero godendo il mio calcio. Come persone che non parlano del tutto la mia lingua, apprezzo molto lo sforzo fatto da entrambi gli staff tecnici per comunicare con me e dimostrarmi la loro fiducia sul campo. Ho sempre visto la mia esperienza nel giocare fuori casa come un’opportunità per imparare di più sul gioco da ogni prospettiva e, la possibilità di essermi rapportato con due allenatori diversi, è stata estremamente preziosa“. 

Se dovessi fare una descrizione del te stesso, che tipo di giocatore saresti e dove preferiresti giocare?

“Durante la mia carriera giovanile ho sempre giocato come trequartista, ma negli ultimi anni sono passato ad un ruolo più basso, come regista al centro del campo. In questa stagione ho avuto l’opportunità di giocare sia da esterno sia da centrocampista; tuttavia, mi sentirò sempre più a mio agio al centro, dove partecipo il più possibile al gioco.

Sono un giocatore che ama essere sulla palla e creare opportunità per i miei compagni di squadra, sia da dietro il gioco, sia più in alto, a centrocampo, dietro l’attaccante. Detto questo, credo di essere un giocatore tecnico, che può segnare sia dentro sia fuori area“. 

Dall’Australia all’Italia: quali differenze trovi tra i due paesi e cosa ti piace di più di noi italiani?

“L’Australia è molto sottovalutata ed è diventata un paese molto tecnico, incentrato sul possesso palla e sul controllo del gioco. L’allenatore australiano Ange Postecoglou è un ottimo esempio dello stile di calcio che ha portato al Celtic FC nell’ultimo anno.

Il gioco europeo è molto più veloce e mi sono dovuto adattare per migliorare la mia aggressività e velocità, ma una delle maggiori differenze tra il calcio australiano e quello italiano è la passione mostrata, sia dai tifosi sia dai giocatori: in Australia ci sono molti sport diversi che lasciano il pubblico combattuto su cosa seguire, il supporto mostrato qui ad Albenga, dalla città, e dalla FIEUI Gradinata Sud è stato incredibile. Come giocatore, non mi sarei mai aspettato e non ho mai sperimentato un supporto così ad ogni partita.

Ma soprattutto, tutte le persone che ho incontrato qui in Italia sono state estremamente accoglienti, generose e solidali, specialmente le persone intorno al club e qui ad Albenga: ho stretto delle relazioni davvero fantastiche con le persone qui nella comunità che amerò per sempre”.

Ultima domanda. Con la vittoria al Cairo, l’Albenga si è messa fortemente in lotta per raggiungere un piazzamento importante: quanto ci credete come gruppo e quanto sentite vicino l’ambiente bianconero?

“Da quando sono arrivato ho sempre voluto che la squadra avesse successo per provare a raggiungere una promozione in Serie D.

Questo ovviamente è un obiettivo che ci siamo posti come squadra ad inizio stagione e in cui tutti crediamo: abbiamo dimostrato la nostra qualità in campo contro avversari durissimi come la Cairese lo scorso fine settimana.

So che i tifosi sono già estremamente orgogliosi di tutto ciò che abbiamo ottenuto come squadra, ma sono molto entusiasta di vedere cosa possiamo ottenere nella parte finale di questa stagione, con tre partite molto difficili davanti a noi.

Ho piena fiducia nei miei compagni e nello staff tecnico: sempre e comunque Forza Albenga!“. 

 

Joel Anich, un australiano dal cuore ingauno.

 

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