Emergenza

“Impossibile rinunciare al gas russo, ora basta stop sulle rinnovabili”: il monito dalla Liguria

Armani (Iren): "Importare dall'Algeria non basta, sarà un inverno complicato". Confindustria: "Costi altissimi per le Pmi". La Regione punta sulle comunità energetiche

Parco Eolico Erli

Liguria. Nemmeno sostituendolo con quello importato da altri Paesi, nel breve periodo è “impossibile fare a meno del gas russo“, anche perché già adesso ci sono “tantissime aziende in difficoltà” per l’aumento dei prezzi dell’energia. La via d’uscita? Puntare sulle energie rinnovabili, finora bloccate dalla burocrazia, anche attraverso uno strumento innovativo come le comunità energetiche, che in Liguria godono già di una legislazione di riferimento.

È quanto è emerso dal convegno Transizione energetica al buio? organizzato oggi dalla Regione al Palazzo della Borsa di Genova col contributo di esperti e imprese del settore energetico, mentre in Europa si continua a discutere di un possibile embargo totale sugli idrocarburi in arrivo dalla Russia.

“Dobbiamo trovare altre fonti, gas che venga da altre zone, anche liquefatto – spiega Gianni Vittorio Armani, amministratore delegato di Iren – e poi fonti rinnovabili: sono la risorsa più efficiente in assoluto, dobbiamo smetterla di bloccare tutti i progetti. L’Algeria fornisce 9 miliardi di metri cubi su 40, evidentemente non basta per sostituire la Russia. Ci vogliono altre iniziative, il Governo ci sta lavorando”. Quello che si prospetta “sarà un inverno complicato, non riusciamo a fare a meno del gas a brevissimo – prosegue l’ad di Iren -. Moltissime nostre aziende non riescono a lavorare coi prezzi dell’energia così alti, che sono alti in Europa, ma non per tutto il mondo. Senza ripartenza economica il Paese rischia molto dal punto di vista di sostenibilità del debito e sussistenza delle aziende”.

Ma già adesso che il gas russo arriva ancora regolarmente, le ricadute sull’economia genovese e ligure sono sensibili. “Ci sono tantissime aziende che vedono cambiare la loro qualità e capacità produttiva. Per questo abbiamo chiesto all’assessore Benveduti e al presidente Toti un impegno particolare – riflette Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di commercio di Genova -. C’è un’altalena dei prezzi tutti i giorni. Stiamo raccogliendo una richiesta d’aiuto da parte del sistema produttivo. Tutte le nostre imprese del settore turistico, della grande distribuzione o dei surgelati che hanno norme particolarmente rigide sulla catena del freddo presentano costi dell’energia che spesso le persone non conoscono nemmeno”.

“Le aziende liguri stanno pagando tanto la crisi energetica, come quelle di tutta Europa, e purtroppo la situazione è seria – avverte Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Liguria e membro del Cda di Erg -. Se ci saranno tagli ulteriori al gas si dovrà fare avendo soluzioni pronte. In Liguria chi soffre di più sono le piccole e medie imprese, ovviamente quelle più legate alla vetreria, alla ceramica, perché non hanno la possibilità di acquistare energia come le grandi”.

L’esempio pratico rende meglio l’idea: “Noi come gruppo Erg – prosegue Mondini – produciamo anche rinnovabili e ne abbiamo venduto nel 2022 a prezzo fisso, a 60-70 euro a megawattora, ma i contratti si fanno principalmente con le grandi aziende che si tutelano comprando energia a prezzo fisso. Le pmi hanno meno strumenti e quindi la pagano 300 euro a megawattora e non hanno nemmeno le spalle coperte per sostenere costi di questo genere. E se vanno in crisi le pmi, che sono il 90%, va in crisi tutto il Paese. Siamo ancora in tempo per rimediare ma bisogna fare scelte difficili rivoluzionando tutto”.

Come se ne esce? Le energie rinnovabili, che in Liguria non soddisfano nemmeno l’8% dei consumi interni facendone l’ultima regione in Italia nel processo di conversione, rappresentano ancora la strada maestra: “Si possono produrre 20 gigawatt all’anno, l’equivalente di 5 miliardi di metri cubi di gas, che sono un sesto dei 30 che importiamo dalla Russia – incalza ancora il presidente ligure di Confindustria -. È solo una questione di burocrazia, è chiaro che quando sono in aree non idonee è giusto non autorizzare ma la maggior parte sono terreni dove si possono fare”. A Genova brucia ancora lo stop arrivato per l’impianto eolico sulla nuova diga foranea del porto in fase di progettazione: “In termini di megareattori non sarebbe stato risolutivo, ma avrebbe consentito comunque di un progetto di economia circolare. Magari ci poteva essere qualche ragione in più dalla Soprintendenza, ma in linea generale nel 90% dei casi tende a bocciare i progetti”.

Una strada su cui la Regione Liguria sta puntando è quella delle comunità energetiche: “È un sistema chiuso in cui si ipotizza in una certa zona un’associazione tra consumatori che sono anche produttori, tutti o in parte – spiega l’assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti -. Ad esempio quattro Comuni del nostro entroterra decidono di costituire una comunità energetica, hanno a disposizione superfici su cui si possono installare pannelli fotovoltaici che producono una certa quantità di energia e a questa comunità si aggiungono soci che consumano una certa quantità di energia. La logica è quella di tenere bilanciati il più possibile la produzione e il consumo su un territorio ristretto, senza gravare sulla rete e assorbire costantemente energia. È una bella opportunità perché mette in correlazione stretta la produzione di energie rinnovabili con il consumo locale. Se riusciremo a costituire questi cerchi di autoconsumo sarà un passo importante per dare sostenibilità alle generazioni future”.

E la riattivazione delle centrali a carbone appena dismesse? A proporla come soluzione di emergenza era stata proprio la Camera di commercio di Genova, incassando il plauso del governatore Giovanni Toti e quello a distanza del premier Mario Draghi. Oggi il sindaco di Genova Marco Bucci lo ha bollato come un “enorme errore”. Ma sarebbe abbastanza per risolvere il problema della dipendenza dalla Russia? Secondo i dati forniti da Armani durante il convegno, la riconversione a ritroso consentirebbe di fare a meno di 6 miliardi di metri cubi:  “Noi abbiamo centrali a carbone che riescono a sopperire in parte al gas ma chiaramente questa è una soluzione a breve termine. L’uscita dal carbone per noi, come per la Germania e il resto d’Europa, è ineluttabile a medio termine ma le centrali che sono ancora operative possono sostituirsi al gas durante questi periodi di crisi per la produzione di energia elettrica”.

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