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La rubrica del camallo

Esperienza verticale nella Finale Outdoor Region

"La rubrica del camallo", a cura di Luca e Valentina, è volta alla promozione e alla riscoperta del patrimonio naturale e culturale della Liguria

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Finalmente vi raccontiamo dell’esperienza più emozionante provata recentemente, l’arrampicata outdoor in falesia!

Ovviamente vi consigliamo di seguire il nostro esempio senza improvvisare ma affidandovi a guide esperte, leggete l’articolo per capire di chi stiamo parlando.

Esperienza verticale nella Finale Outdoor Region con le Guide Alpine del Finale tra Finalborgo, Verezzi e Calice Ligure

Falesie nella Finale Outdoor Region

Tiri: dai 10 ai 30 mt

Difficoltà: 5a, 5b, 5c, 6a

Equipaggiamento: Imbrago, caschetto, moschettoni semplici e con ghiera, rinvii, corde, scarpette, GriGri.

N.B. Questo sport dev’essere praticato in coppia

Siamo nel cuore della Region, pronti per testare uno degli sport che hanno reso il comprensorio un vero paradiso per i climbers, l’arrampicata in falesia.

Quest’area vanta più di 4000 tiri in falesie che vanno dalle più lunghe alle più semplici, dalle più panoramiche alle più estreme, insomma ce n’è davvero per tutti i gusti e praticabili tutto l’anno.

Per destreggiarci nella ricca offerta di guide e corsi di arrampicata decidiamo di rivolgerci al punto informazioni FOR di Finalborgo. Qui ci consigliano alcune guide esperte, tra le altre, vi è la Società Guide Alpine del Finale che organizza corsi di arrampicata di gruppo. Si tratta di una società nata per passione, del territorio in primis e della montagna in generale. È composta da 4 guide alpine: Filippo, Giovanni, Alice e Alessandro, e un’accompagnatrice di media montagna, Micol. Per info sui loro corsi e sulle esperienze che propongono vi consigliamo di visitare la loro pagina Facebook @Società Guide Alpine Finale. Da poco è nata anche la pagina @Trekking Different gestita da Micol, che si occupa di accompagnarvi in montagna, in riviera, river trekking, mountain bike e attività con il progetto Pink Mountain. Ci raccontano che oltre ai corsi di arrampicata in falesia propongono anche ferrate, corsi di sicurezza, scalate su ghiaccio, sci alpinismo e trekking avventura. Il loro punto di partenza è la Liguria ma organizzano escursioni e corsi anche in Piemonte, Valle d’Aosta e Sardegna. In particolare ci incuriosisce subito il trekking extreme Selvaggio Blu a Cala Gonone in Sardegna. Si tratta di un percorso di una settimana nella Sardegna più selvaggia, attraverso una natura incontaminata, seguendo le tracce dei pastori e calandosi nelle baie più spettacolari dell’isola. Sicuramente un’esperienza da provare ma non prima di aver testato la nostra resistenza e audacia in falesia.

Il corso di arrampicata prevede 4 uscite giornaliere in 4 posti diversi con tiri sempre più impegnativi. Noi per impegni lavorativi ne faremo però solo 3.

Prima di cominciare a raccontarvi a grandi linee come funziona, è doveroso spendere due parole sull’attrezzatura. Noi da allievi non abbiamo dovuto portare nulla, ci è stato solamente chiesto che numero di scarpe portassimo.

L’attrezzatura, totalmente fornita da S.G.A.F., è composta da corde, caschetti, scarpette, moschettoni vari (rinvii, moschettoni semplici e a ghiera), GriGri e imbraghi.

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Il primo giorno ci viene dato appuntamento alla chiesa di San Dalmazio Martire di Monticello, sopra a Finalborgo. Sono le 10 di mattina e ci incontreremo per la prima volta con il resto del gruppo. Quando arrivano Filippo e Micol, che saranno le nostre guide, abbiamo già fatto amicizia. Dopo i saluti facciamo subito il punto su chi ha già l’attrezzatura e chi invece, come noi, è completamente sprovvisto di tutto. Ci carichiamo dell’occorrente e ci dirigiamo sul sentiero che ci porterà alla falesia dei Lamoi, che prende il nome dall’agriturismo omonimo poco sotto. Si tratta della falesia privata della struttura ricettiva ma Filippo, essendo amico dei gestori, ha chiesto di poterne usufruire (anche considerando che essendo una domenica di marzo dal clima ideale, questa location risulta idonea per tutti coloro che vogliono ricominciare a scalare outdoor).

Arrivati sul posto Filippo ci invita a prendere confidenza con l’attrezzatura invitandoci ad indossare l’imbrago e il caschetto.

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L’arrampicata è uno sport che va praticato in coppia. C’è chi scala e chi fa sicura. Lo scalatore deve essere sempre tenuto in sicurezza dal compagno che sarà poi colui che, una volta terminato il tiro, lo calerà nuovamente a terra. Filippo comincia a controllare la corda accertandosi che non ci siano nodi e nel frattempo ci chiama a raccolta per spiegarci il nodo fondamentale nell’arrampicata: l’otto.

L’arrampicatore deve infatti prendere un capo della corda, controllare che all’altro capo sia stato fatto un nodo e che possibilmente ci si sia legata la sacca, questo perchè se mai dovesse terminare la corda all’improvviso, non si rischi di cadere nel vuoto. Una volta presa una lunghezza sufficiente, si esegue un 8, si fa passare la corda attraverso le due asole dell’imbrago e si ripercorre l’8 appena imbastito, con la corda restante, in modo che ne risulti uno doppio. Questo ci consentirà di essere completamente assicurati alla corda. Nel frattempo chi farà sicura deve impratichirsi con il GriGri… ma cos’è?

Si tratta di un meccanismo che funge da cintura di sicurezza; nel caso in cui lo scalatore cadesse, entra in funzione e blocca il passaggio della corda per dar tempo all’addetto sicura di tenere in tensione la fune e permettere allo scalatore di riprendere l’arrampicata in sicurezza. Ovviamente si tratta di un dispositivo ausiliario per il quale è sempre l’addetto alla sicura a garantirne il corretto funzionamento.

Come si usa? Dev’essere preso il lembo della corda a cui è ancorato lo scalatore e fatta passare nello strumento, lo si chiude e tramite un moschettone a ghiera, lo si aggancia al proprio imbrago. Terminate le due operazioni la coppia controlla vicendevolmente che i passaggi siano stati eseguiti in modo corretto. A questo punto siamo pronti per scalare, giusto? Ehm non proprio…mancano le scarpette! Vi consigliamo con tutto il cuore di metterle alla fine perchè per svolgere al meglio il loro lavoro vanno indossate strette. Gli scalatori esperti usano addirittura qualche numero in meno del loro, io che odio le costrizioni sono partita con un numero in più. E’ molto importante che aderiscano bene soprattutto in punta per fare in modo che ogni buco della roccia possa essere utilizzato come appoggio e permettere di proseguire nella scalata.

A questo punto siamo pronti per il primo approccio alla roccia ma non da primi. Salire senza rinvii e corda passante ha sempre un grado di rischio in più, pertanto, in questa occasione, tutti i tiri sono stati predisposti da Filippo e Micol. Noi saliamo tutti da secondi e chi prima chi dopo, con meno o maggior fatica, giungiamo a chiudere le tracce. Alcuni di noi hanno già un po’ di pratica sulle spalle per cui certi movimenti risultano fluidi e sicuramente meno goffi dei nostri. Questa prima giornata con all’attivo 5 tiri su 5 terminati ci lascia molto soddisfatti e curiosi di affrontare prove più complesse. Quando ti diverti il tempo vola e infatti senza quasi rendercene conto si sono fatte le 16 e il sole sta calando. La vista su Finalborgo, la fortezza di Castel San Giovanni e Castel Govone è impagabile, in buona compagnia, facendo ciò che piace poi è il massimo.

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Il secondo appuntamento è proprio sopra casa, scaleremo infatti alla falesia delle “Cento Corde” a Verezzi.

La giornata è parecchio ventosa, ma l’esperienza di Filippo lo ha portato a scegliere un falesia molto ben riparata: giunti in loco non vola una foglia.

La falesia delle “Cento Corde” ci porta ad alzare l’asticella delle difficoltà e si riproveranno nodi e piccoli accorgimenti senza che ci vengano suggeriti di volta in volta. Il numero dei partecipanti al corso è cresciuto e al posto di Micol oggi con noi c’è Alessandro. Le guide predispongono 4 o 5 corde, giusto per marcare il territorio. Come la settimana appena passata, la data del corso è nuovamente domenicale e nella parete accanto già si vedono altri scalatori indipendenti. Noi arrampicheremo e ci faremo sicura tra di noi.

Stavolta i tiri sono più lunghi e c’è anche un bel driedro. In questo caso quindi dovremo procedere a gambe ben divaricate per aumentare la stabilità e avere una visuale ampia sulle prese successive. Come sempre indossiamo imbrago e caschetto, tutti, anche chi fa sicura, perchè come abbiamo potuto notare, si possono staccare alcuni piccoli sassi dalla parete e non è sicuramente piacevole prenderli in testa.

Sono le 9.30 quando iniziamo a scaldarci con il primo tiro e subito cado in castagna. Mi sono già dimenticata dove deve passare la corda per fare l’8 a regola d’arte. Una spolverata veloce e si comincia. Stavolta le scarpette sono del numero corretto, ma il dolore alla punta del piede è davvero fastidioso.

Il tiro è abbastanza semplice e ci sono delle belle prese. Si riscontrano difficoltà quando ci si trova un lembo di roccia così sporgente da non riuscire a vedere dove mettere i piedi. In quel caso conviene sempre controllare di avere due buone prese con le mani e spingersi in fuori con il sedere per avere una maggior visuale. Gli scalatori esperti tendono a non sprecare energia quindi procedono in questo modo: trovato l’appoggio del piede destro si cerca la presa per la mano sinistra, trovato il buco dove infilare la punta del piede sinistro si trova la presa per la mano destra, e così via. Tutto questo assomiglia quasi ad una danza e la differenza tra un climber alle prime armi ed un esperto la si vede anche dai movimenti compiuti quasi senza fatica. Anche questa giornata si conclude velocissima e ci lascia tutti molto soddisfatti dei tiri terminati!

Il terzo appuntamento avviene a Calice Ligure, nella falesia “Tre Porcellini”. Qui ci sono tiri corti e lunghi dandoci la possibilità di provare la manovra che si esegue raggiunta una vetta quando si è scalato da primi. Riprendiamo come al solito confidenza con attrezzatura e roccia scalando da secondi su un tiro semplice che concludiamo tutti egregiamente. Filippo ci spiega a terra come effettuare la manovra che permetterà a chi è salito per primo di calarsi per lasciare spazio al secondo, in modo che, quando per entrambi sarà terminato il tiro, basterà sfilare la corda dagli anelli ancorati alla roccia senza dover abbandonare ogni volta moschettoni o rinvii sulla falesia.

La manovra prevede di assicurarsi più volte tramite l’uso di rinvii e un moschettone a ghiera in cui far passare il nuovo nodo, sempre l’otto doppio, che permetterà di farci calare dal compagno a terra in piena sicurezza. Una volta che tutti abbiamo completato la manovra a terra, ci apprestiamo a scalare da primi sotto l’occhio vigile di Filippo, compiendo la manovra in vetta. Per sicurezza la proveremo tutti almeno un paio di volte e, tra un rinvio non messo e una corda passata al contrario, termina anche questa nostra terza giornata.

Un mondo che abbiamo scoperto con entusiasmo, fatica e passione inaspettata. Un modo nuovo per conoscere la nostra terra, da un punto di vista davvero unico e spettacolare.

“La rubrica del camallo” è a cura dell’associazione culturale “Due Zaini e Un Camallo” di Luca Riolfo e Valentina Staricco, volta alla promozione e alla riscoperta del patrimonio naturale e culturale della nostra regione, la Liguria. Seguici su instagram @_duezainieuncamallo_: clicca qui per leggere tutti gli articoli.

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