Direttiva bolkestein

Balneari, una sentenza pilota anche per gli stabilimenti savonesi: “Prorogabili al 2023 solo le concessioni post 2009”

Il 'titolare' del lido Liggia di Genova ha una concessione dal 1998 scaduta a fine 2009, non rientra nelle "nuove" perchè ha un "rinnovo" avuto nel 2008

stabilimenti balneari

Liguria. Oggi la Corte di Cassazione ha stabilito che la decisione con la quale il Consiglio di Stato nel novembre 2021 ha prorogato le concessioni fino alla fine del 2023, si applica solo alle concessioni “nuove”, successive al Dl 194 del 2009 che ha introdotto proroghe tacite. Questa sentenza pilota, anche se direttamente connessa ai Bagni Liggia di Genova, riguarda tutti gli stabilimenti balneari, compresi quelli del savonese.

In particolare, guardando alla sentenza genovese, il ‘titolare’ del lido Liggia, Claudio Galli, ha una concessione dal 1998 scaduta a fine 2009, non rientra nelle “nuove” perchè ha un “rinnovo” avuto nel 2008 dal Comune di Genova. Senza successo la difesa dell’imprenditore è ricorsa in Cassazione contro la convalida del sequestro per occupazione abusiva di spazio demaniale marittimo, in violazione della direttiva Bolkestein, decisa dal Tribunale del riesame di Genova il 27 dicembre 2021 – dopo alterne vicende iniziate nel 2018 – sostenendo che il Consiglio di Stato, con la decisione di novembre 2021, “avrebbe disposto che le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative già in essere, continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023”. Secondo il legale di Galli, inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato concernente il tema della proroga automatica delle concessioni demaniali, costituisce “un fatto sopravvenuto” e “idoneo a far venire meno le condizioni di applicabilità del sequestro disposto sullo stabilimento Bagni Liggia”.

In sostanza, ad avviso dell’avvocato Michele Ciravegna, per effetto della pronuncia del Consiglio di Stato “le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative già in essere, ivi compresa quella del Galli, continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023“. Ma la Cassazione – con la sentenza 15676 della Terza sezione penale, udienza del13 aprile, presidente Aldo Aceto, relatore Alessio Scarcella – è stata di diverso parere. Per gli ‘ermellini’, infatti, la pronuncia del Consiglio di Stato “non incide in alcun modo sulla posizione del Galli in quanto, essa, rinviando al 31 dicembre 2023 la disapplicazione della normativa nazionale di proroga delle concessioni demaniali marittime con finalità ludico-ricreative, ha prodotto effetti solo ed esclusivamente rispetto alle concessioni che hanno beneficiato di tali proroghe, determinandone la sopravvivenza sino alla data individuata, e tale non è la concessione facente capo al Galli che, rilasciata nel 1998, risulta definitivamente scaduta in data 31 dicembre 2009, a seguito di un rinnovo disposto dal Comune di Genova, senza mai essere stato oggetto di proroghe tacite”.

Il Comune di Genova, con una decisione innovativa che può fare scuola, in attesa della pubblica gara, vuole dare intanto la gestione del Bagni Liggia ad una associazione senza fini di lucro, e la Procura della città della Lanterna prosegue la sua lotta ai lidi abusivi con l’apertura di un nuovo fascicolo sugli altri gestori della provincia sulla base di un esposto presentato dallo stesso Galli. “Se io sono colpevole, cioé non in regola con la legge, allora lo sono anche tutti gli altri”, ha denunciato l’imprenditore che nello stabilimento aveva anche la sua abitazione ‘privata’. In provincia di Genova sono circa 400 i lidi balneari, e secondo il gip del capoluogo ligure Milena Catalano in Italia sono 17594 le spiagge ‘privatizzate’ che non rispettano la Bolkestein.

Intanto la procura di Genova ha chiesto il giudizio per il titolare dei bagni Liggia, accusato di occupazione abusiva di demanio. L’udienza è stata fissata il 14 giugno 2023.

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