Liguria. I disagi sulle autostrade liguri sono diventati ormai insopportabili, tali da meritare alcuni esempi e molte domande. Nel week end (intendendo con ciò anche venerdì sera) andare da Genova a Savona ha rappresentato un’impresa: ore per percorrere questo tratto, deviazione verso Masone che comportava 22 chilometri di coda, talvolta l’obbligo di percorrere l’Aurelia che di suo bene non sta, con tir e auto in code chilometriche. I poveri turisti stranieri che pensavano banalmente di raggiungere Alassio o Sanremo sbattuti sull’autostrada per Milano senza capire il perché, inversioni a U, informazioni talvolta carenti, chiusure di tratti anche prima dell’ora prevista.
La Milano-Sanremo ha ulteriormente complicato le cose, ma almeno quella passa una volta all’anno. Vale la pena ricordare che i lavori che provocano i cantieri non sono dovuti a emergenze, ma a decenni di incuria che hanno provocato anche – fatto più eclatante – il crollo del ponte Morandi.
Ora Autostrade per l’Italia è in mano pubblica, acquistata arricchendo i Benetton. Come sono lontani i tempi in cui, proprio all’indomani della tragedia del Morandi, l’allora ministro Toninelli, anima candida o ingenua non sappiamo, giurava che ai Benetton medesimi sarebbe stata tolta la concessione.
Molte domande, dicevamo. Chi ci assicura ad esempio che sui lavori vengano impiegate forze sufficienti a ridurre i tempi, e che siamo all’opera per il tempo che occorre a fare il più presto possibile? Come vengono calcolati i pedaggi quando il malcapitato automobilista è costretto a un percorso più lungo? Autostrade per l’Italia ha escogitato il cashback, che alcuni giudicano un volgare e maldestro espediente per non continuare a concedere la gratuità su quei tratti e nei periodi di maggior disagio, come avveniva fino a qualche tempo fa. Autostrade per l’Italia – e purtroppo ha ragione – si difende affermando che tutto ciò è stato concordato con la Regione e la prefettura. Complimenti.
Ora pensiamo sia venuto il momento di passare a fatti più concreti. È auspicabile che la politica, gli amministratori pubblici, le categorie a cominciare da industriali e albergatori (Angelo Berlangieri si è fatto sentire) si armino di avvocati e consulenti per controllare ciò che Autostrade sta facendo e per rispondere alle domande di cui sopra, ipotizzando, qualora ne scaturissero gli estremi, di chiedere l’intervento della magistratura e certamente quello del governo.
Più trasparenza, in fondo, non dovrebbe dispiacere neppure ai dirigenti di Autostrade per l’Italia e ai responsabili dei cantieri, perché li metterebbe al riparo da spiacevoli inconvenienti futuri.
Non va dimenticato tra l’altro che i lavori dureranno per anni, e che tutto quanto sta accadendo, per i motivi che abbiamo esposto, può – secondo noi e secondo molti – essere riassunto solo con una parola: vergogna.