Vado Ligure. La figura di Giovanni Ciarlo è stata legata a doppio filo con la comunità di Vado Ligure e la sua squadra di calcio. Classe 1935. Ingegnere civile. Fu capo dell’Ufficio tecnico di progettazione del Comune vadese. Ma noto soprattutto per essere stato il presidente del Vado Football Club, dal 1976 fino alla sua morte. Sopraggiunta la mattina dell’1 marzo 2007.
Ciarlo si spense improvvisamente, colto da un arresto cardiaco, all’età di 72 anni.
A lui Vado deve il progetto dello stadio “Ferruccio Chittolina”, il principale impianto sportivo cittadino. Con una tribuna coperta a doppia entrata da oltre 750 posti a sedere; una gradinata scoperta dall’altro lato con capienza massima di circa 300 posti avente attiguamente una palestra; campo da calcio a undici, pista di atletica leggera (tutt’oggi utilizzata dalla Podistica Savonese e in varie manifestazioni podistiche) e, una porzione retrostante, detta “triangolo”, pensata in principio per il lancio del martello. Quest’ultima, originariamente in terra battuta e successivamente piantumata.
L’impianto venne intitolato alla memoria di Giuseppe “Ferruccio” Chittolina, portiere del Vado, il quale morì nel 1946 in un grave incidente di gioco durante una partita. Nell’area retrostante sarebbe sorto di lì a poco, sui terreni dismessi della centrale Enel, anche il centro sportivo del “Dagnino“.
Fino al tardo dopoguerra il vecchio stadio di riferimento per la comunità calcistica vadese era rappresentato dal campo delle “Traversine”, il quale sorgeva vicino alla vecchia ferrovia, attuale area camper, sul lungo mare, al confine con Zinola.
Per un periodo abbastanza lungo, dal 1967 fino al 1976, il Vado calcio fu quindi ospite a Quiliano. Prima della realizzazione della sua “nuova” e definitiva casa, pensata e progettata dall’ingegner Ciarlo.
L’inaugurazione dello stadio avvenne il 20 agosto 1978. In un’amichevole estiva. Vado-Genoa, terminata 3 a 5
“Serie D, la nostra Serie A”, uno dei motti sbandierati con orgoglio dal presidente rossoblù. A ragion veduta per una blasonata squadra di provincia, rappresentante un piccolo polo industriale di 8000 abitanti, in grado di ritagliarsi uno spazio significativo nella storia del calcio italiano e rimanere, nel corso dei decenni a venire, ai vertici dei tornei regionali e interregionali.
A tal proposito, ricorre proprio quest’anno il centenario della vittoria della prima Coppa Italia, vinta dal Vado il 16 luglio 1922. 1 a 0 contro l’Udinese.
Nel 2007 la morte inattesa dello storico presidente vadese.
Il Vado, trovatosi in improvvisa difficoltà, raggiunse sul campo una salvezza insperata in Serie D, ottenuta nello spareggio Play-Out in casa contro i piemontesi astigiani del Canelli. Davanti a oltre milleduecento spettatori. Una giornata di festa.
La gioia fu però effimera. Col club alla deriva e orfano della sua guida, arrivarono due retrocessioni in successione, fino al campionato di Promozione. Da lì la risalita, dapprima con la presidenza di Marco Porcile. Condita dal doppio salto e il ritorno nel 2013 – anno del centenario del club – nella tanto amata e ricercata Serie D, la “Serie A” dei dilettanti.
Quindi con l’arrivo di Franco Tarabotto. Genovese, d’impresa portuale, grazie al quale la società ha mantenuto e ritrovato una sua stabilità; risanando i bilanci e rimodernando le strutture, cogliendo le redini dell’illustre predecessore.