Battaglia per il ps

Ricorso ospedale Cairo, la replica alla Regione: “Dichiarazioni irriguardose, non c’entra con i fondi del Pnrr”

Comitato e minoranza si dicono stupiti della risposta arrivata da Genova. Dubbi per il vicesindaco Speranza: "Sicuri che il documento non porti di nuovo alla privatizzazione?"

manifestazione ospedale cairo

Cairo Montenotte. L’ospedale di area disagiata sarebbe “un passo indietro della risposta sanitaria” e “stopperebbe l’investimento di oltre 10,5 milioni di euro previsto dal Pnrr”. Con queste parole ieri la Regione ha commentato il ricorso straordinario presentato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella da parte del Comitato Sanitario Valbormida e di tre consiglieri del gruppo di minoranza (Giorgia Ferrari, Silvano Nervi e Matteo Pennino). Una risposta che ha sorpreso i firmatari del documento, che dicono di continuare a voler percorrere la stessa linea, ovvero lottare per il riconoscimento del San Giuseppe come ospedale di area disagiata e rinunciare all’ospedale di comunità.

“Siamo stupiti dalle dichiarazioni della Regione che riteniamo irriguardose nei confronti dell’Ufficio del Capo dello Stato cui abbiamo fatto legittimamente ricorso come previsto dalla legge – afferma ad IVG.it il capogruppo di opposizione Giorgia Ferrari -. Dire che se venisse accolto il ricorso sarebbe un passo indietro per i servizi sanitari è poco rispettoso anche nei confronti dei cittadini e della valle che cercano in tutti i modi di difendere l’ospedale. Continuiamo a ripetere che il ricorso nulla c’entra con i fondi Pnrr. Una cosa non esclude l’altra”.

Della stessa opinione Giuliano Fasolato, presidente del Comitato locale: “Se la Regione avesse messo in atto quello che avrebbe dovuto, non ci saremmo trovati a fare ricorso – sottolinea – Sono dieci anni che ci promettono ‘vi daremo molto di più di quello che chiedete’. Ce lo hanno detto anche quando abbiamo appoggiato la mozione del Movimento 5 Stelle e abbiamo raccolto 18mila firme a favore dell’ospedale di area disagiata, ma la situazione è sotto gli occhi di tutti”.

E sulla possibilità di perdere i 10 milioni di investimenti, commenta: “Mi sembra una sorta di minaccia, ma non ci preoccupiamo di questo. Anche perché se uno vuole investire lo fa. Non abbiamo mai detto di essere in disaccordo sul rafforzamento dei presidi del territorio, anzi li abbiamo sempre chiesti anche noi. Il piano della Regione non è da buttare via, ma quello che ci propongono loro non può sostituire l’ospedale e il fatto che debba avere un pronto soccorso”.

E proprio sul pronto soccorso, Fasolato fa una riflessione: “Non si capisce perché con i privati era previsto e ora non ci sono i numeri. Le norme della legge Balduzzi dovrebbero valere sempre. E se il DM 70 prevede che in territori come i nostri ci sia un certo tipo di servizi, noi ci affidiamo alla legge. Poi sul fatto che non ci siano i numeri, facile dirlo quando le croci hanno la disposizione di portare tutti a Savona, anche i codici verdi. È normale che i dati siano minori”.

Sulla questione interviene anche il vicesindaco e assessore alla Sanità Roberto Speranza. “Cairo e la Valbormida hanno bisogno di servizi che rispecchino le esigenze del territorio e che garantiscano un Punto di Primo Intervento attivo h24 e 365 giorni all’anno” evidenzia, ma esprime poi alcuni dubbi sul ricorso presentato da comitato e minoranza: “Quello che hanno fatto è legittimo, non intendiamo ostacolare nessuno, l’importante che si arrivi ad un risultato. Mi chiedo però se hanno valutato tutte le conseguenze di questa scelta. La delibera regionale che hanno chiesto di annullare prevede la revoca della privatizzazione dell’ospedale in favore di una gestione pubblica dei servizi. È da questo presupposto che parte per la realizzazione dell’ospedale di comunità, della casa della salute con i fondi del Pnrr”.

I firmatari del documento hanno valutato dunque che potrebbe esserci il rischio di una ritorno alla privatizzazione? Sia chiaro, noi non siamo contrari a questo, lo abbiamo sempre detto, ma va in controtendenza rispetto a quanto richiesto dalla minoranza e dal comitato che hanno sempre espresso la volontà di mantenere la sanità pubblica”, conclude Speranza.

Segue il duro commento del candidato sindaco Fulvio Briano: “La rappresaglia è un metodo inaccettabile da parte della Regione e di Toti: di fronte alla presentazione di un ricorso, giusta o sbagliata che sia la scelta, arriva immediatamente l’annuncio che l’assessore alla Sanità potrebbe tagliare i fondi alla sanità cairese. Mi chiedo se Lambertini coordinatore del partito di Toti fino a pochi giorni fa, condivida questo modo di fare. La legge del taglione è impensabile da parte di un Presidente di Regione e va respinta con fermezza. Perché di questo si tratta”.

“Si può non condividere la scelta di presentare un ricorso amministrativo ma fare seguire a una scelta comunque legittima di difendere ciò che viene ritenuto comunque un diritto, una serie di conseguenze che hanno tutta l’aria di essere un raid punitivo sui cairesi che non vogliono rassegnarsi a vedersi portare via il pronto soccorso e l’ospedale, lascia sbalorditi. A maggior ragione se i destinatari delle minacce di tagliare i fondi sono i cairesi che hanno come unica colpa di chiedere da molti anni il loro ospedale e il pronto soccorso. Bisogna cambiare pagina subito – sostiene con forza Briano -. Lo diciamo con ancora più forza. Cairo ha bisogno di una nuova amministrazione forte unita e coesa. E +Cairo è nata proprio con questo obiettivo”.

Intanto continua l’organizzazione della manifestazione prevista per sabato 9 aprile “Abbracciamo l’ospedale”. Almeno duemila le persone attese in piazza della Vittoria alle ore 14:30, per poi trasferirsi nel centro storico e raggiungere in un corteo il nosocomio cairese circondandolo in un abbraccio simbolico. Obiettivo mandare l’ennesimo appello alla Regione per il riconoscimento del San Giuseppe come ospedale di area disagiata.

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