Albenga. Partecipata oltre le aspettative, ma anche all’insegna del rispetto e dell’educazione, priva di simboli di partito. E per lunghi tratti emozionante. Si potrebbe descrivere così la manifestazione, seguita da un lungo corteo, che nel pomeriggio odierno ha animato e paralizzato allo stesso tempo, come del resto ogni evento di protesta giustamente impone, le vie di Albenga.
“Oggi si respira decisamente l’aria della giornata epocale per Albenga e il suo Comprensorio”. È la frase che ha ripetuto più volte il collega Nicola Seppone durante la diretta di IVG.it. E probabilmente non c’è davvero espressione migliore per identificare la carica delle oltre 5mila persone (si è parlato persino di 6.500) che si sono ritrovate di fronte alla sede della croce bianca ingauna, per difendere il futuro dell’ospedale e chiedere la riapertura del pronto soccorso.
C’erano i sindaci, con la fascia tricolore, che hanno però tenuto a precisare di “non essere lì per rappresentare una parte politica” bensì se stessi, in quanto cittadini, e soprattutto le comunità che amministrano, non certo senza difficoltà.
C’era anche il vescovo della diocesi di Albenga e Imperia Guglielmo Borghetti, la cui presenza, utilizzando le sue stesse parole, “è stata la dimostrazione che non si tratta di una manifestazione di partito o di parte, ma un evento della gente per la gente”.
E proprio la gente di Albenga, del suo entroterra e dei comuni limitrofi, è stata la vera, grande protagonista di questa marcia. Un corteo simile ad un enorme serpentone, di cui era davvero impossibile anche solo intravedere la fine. Un colpo d’occhio incredibile.
La sensazione, dopo le sue parole ribadite a più riprese, è che difficilmente il presidente di Regione Giovanni Toti possa fare un passo indietro sul futuro dell’ospedale di Albenga. Per riuscirci, forse, l’unica strada percorribile, l’unica risposta possibile poteva essere una sollevazione popolare.
Era questa l’intenzione degli organizzatori. E quella risposta Albenga l’ha data, in modo imponente, forte e chiara. C’erano anziani e giovani, tanti studenti, famiglie con bambini, negozianti che hanno chiuso la propria attività appositamente per manifestare “il proprio dissenso verso la politica sanitaria regionale e il proprio diritto alla salute”.
“La legge è fatta dagli uomini per gli uomini, ma morire per strada per raggiungere Santa Corona o dover partorire in autostrada è un’ingiustizia. Se la legge è sbagliata, la politica ha il dovere di cambiarla. Un politico ha il dovere di ascoltare le voci del territorio e di tutelare il diritto alla salute di tutti noi”, ha affermato il sindaco Riccardo Tomatis, visibilmente commosso e allo stesso tempo quasi incredulo di fronte al fiume di persone riunitesi in piazza Petrarca.
A bacchettare, invece, da buon ex insegnante, è stato il portavoce dei Fieui di Caruggi Gino Rapa, che non ha risparmiato nessuno a riprova di quanto la manifestazione fosse lontana dalla politica di partito: “Sinistra e destra devono chiedere scusa ad Albenga per aver assecondato prima Burlando, poi Toti e Viale, che hanno lasciato ad Albenga un ospedale che è una scatola vuota. Inutile che ci dicano che a 12 km c’è un pronto soccorso (a Pietra), soprattutto se a dirlo non è una persona esperta di sanità (riferimento al presidente di Regione Toti, ndr)”.
A fargli eco il presidente della croce bianca Dino Ardoino che di ambulanze, strade a singhiozzo e tempi di percorrenza ne sa sicuramente più di chiunque: “Da qui a Pietra ci saranno anche 12km, ma questo dato viene strumentalizzato perchè chiunque si trovi a percorrerli soprattutto d’estate, in autostrada con i cantieri e senza corsia d’emergenza, non lo farebbe mai. I 12km in Liguria non sono 12km in altre regioni”.
Quindi, la partenza del grande corteo che si è snodata in via Genova, via Fratelli Viziano, via Leonardo Da Vinci e viale Martiri della Foce, riuscendo ad aggregare ancora altre persone.
Infine, l’arrivo di fronte all’ospedale Santa Maria di Misericordia e un nuovo appello accorato da parte del sindaco Tomatis: “Dopo una manifestazione come questa, così partecipata, chi fa le scelte sulla sanità non potrà ignorarci ancora”.
Parole pronunciate proprio sotto l’insegna di “Ambulatorio”, nella speranza che, un domani non troppo lontano, possa nuovamente essere sostituita con quella di “Pronto Soccorso”. Quello che è certo è che non è nell’intenzione dei partecipanti mollare il colpo: “Non ci fermeremo finché la nostra voce non sarà ascoltata”, hanno ribadito ancora Rapa e Ardoino, sicuramente i volti simbolo di questa giornata.
Al termine dell’evento è entrata nuovamente in scena la croce bianca. I militi hanno “liberato” decine di palloncini bianchi che sono volati alti nel cielo, sorvolando l’ospedale di Albenga. Difficilmente riusciranno ad arrivare fino a Genova. Magari fino a Pietra Ligure. In fondo, “sono ‘solo’ 12km”.