Liguria. È già polemica sui 114 alloggi popolari che la Regione, dopo aver dato mandato alle Arte provinciali di effettuare una ricognizione, ha messo a disposizione dei profughi ucraini che verranno accolti in Liguria.
Ieri il segretario ligure del Sicet Cisl (uno dei principali sindacati degli inquilini) Stefano Salvetti ha scritto a Comune, Regione, Arte e Prefettura per esprimere il proprio disappunto. E oggi è un fiume in piena.
“Gli alloggi Arte non venivano messi a disposizione degli sfrattati e ora invece si assegnano ai profughi. Ma per loro le istituzioni, soprattutto la Prefettura che ha gli strumenti adatti, dovrebbero reperirli sul mercato libero o trovare altre sistemazioni, anche chiamando il terzo settore – tuona Salvetti -. La politica non ha mai avuto nessuna attenzione per le fasce deboli. È da quarant’anni che vedo la sofferenza delle persone, siamo stati lasciati soli dalla politica a occuparcene, noi e la Caritas. L’edilizia residenziale pubblica non è più finanziata, neppure nel Pnrr, come abbiamo denunciato e stiamo denunciando a tutti i livelli, da ultimo nell’incontro in Regione con l’assessore Scajola. È una coperta corta, con migliaia di persone in attesa nelle estenuanti graduatorie”.
Per il Sicet, insomma, è giusto accogliere i profughi trovando ulteriori soluzioni abitative, ma non togliendo disponibilità di case ad altre persone già in attesa: “Non devono pagare i più deboli – continua Salvetti -. Lo Stato deve farsi carico della sofferenza dei rifugiati allargando la coperta, non portandola via ad altri. È da un anno che stiamo chiedendo in tutti i modi un tavolo per gli sfrattati, quelli che non hanno alternative. Ma la Prefettura non ci ha mai ascoltato. Se una persona ha bambini e non sa dove andare a dormire non è forse un rifugiato anche lui? Cosa gli dobbiamo rispondere? Ora magicamente compaiono alloggi per altre sofferenze, da accogliere umanamente e doverosamente. Ma è impensabile usare gli alloggi di edilizia residenziale pubblica a questo scopo”.
Preoccupazioni condivise anche da Livio Di Tullio, segretario genovese del Sunia Cgil, che però precisa: “Di fronte a una situazione straordinaria e drammatica come l’arrivo di un gran numero di profughi non si può fare diversamente che mettere a disposizione una quota di case popolari, ammesso che siano davvero pronte per essere abitate visto che le Arte non le avevano ancora assegnate. Ma la nostra opinione è che la Prefettura dovrebbe orientarsi nella ricerca sul mercato libero perché offre un maggior numero di alloggi certamente disponibili. Ricordiamo che a Genova ci sono molte case sfitte, sicuramente sarebbe la strada più saggia”.
Pronta la replica dell’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola: “È un momento particolarmente delicato, sarebbe opportuna una grande disponibilità da parte di tutti anziché iniziare una guerra tra poveri. In ogni caso non si toglie nulla alle liste d’attesa, sono discorsi paralleli. La situazione degli alloggi è dinamica e in continua evoluzione, tra ristrutturazioni e case che vengono liberate. Ogni mese recuperiamo appartamenti da dare a persone in difficoltà, le assegnazioni continuano. Ci sono anche situazioni particolari come quella di Imperia dove gli alloggi sono soprattutto nell’entroterra e molte persone non vogliono andarci a vivere”.
“Si tratta di un’emergenza mai vista dalla seconda guerra mondiale, quindi risparmierei le polemiche – rincara l’assessore – ma se ci sono legittime preoccupazioni rispondo a Salvetti che può stare sereno. Ci sono alternative per tutti. Non è che si dice a chi si trova in graduatoria che non avrà una casa perché c’è una famiglia ucraina al suo posto”.
Al momento, comunque, nessuno degli alloggi popolari recuperati dalla Regione è ancora stato occupato. La regia complessiva spetta alle Prefetture e quella di Genova ha attivato diversi percorsi in parallelo: da un lato ha allertato i centri di accoglienza straordinari per rispondere alle necessità immediate, dall’altro ha pubblicato un bando per raccogliere disponibilità da privati e associazioni in modo da dare una sistemazione a 250 profughi almeno sino a fine anno. “Probabilmente serviranno tutti questi canali – ragiona Scajola -. Noi abbiamo risposto a un appello, poi sarà la Prefettura a fare le sue valutazioni”.
Intanto, durante alcune delle prime riunioni tra il Comune di Genova, impegnato a organizzare l’accoglienza, e le associazioni del terzo settore – secondo quanto riportato da alcuni volontari di Ong – sarebbe stato chiesto da Tursi alle stesse associazioni di riconsegnare all’amministrazione eventuali buoni spesa destinati alle famiglie genovesi in difficoltà e non ancora utilizzati, ma le associazioni hanno rifiutato.