Largo ai giovani

Calcio, Finale. Il percorso di crescita di Elia Andreetto: “Strada ancora molto lunga, ma c’è chi mi sta aiutando a percorrerla”

La grande determinazione del difensore classe 2003: "Da piccolo mi dicevano di smettere, ora sta a me lavorare sodo per esaudire il mio sogno"

Generico marzo 2022

Tra due giorni l’Eccellenza tornerà in scena con due atti imperdibili, i playoff e i playout.

Una regular season giocata in maniera “semi normale” che ha fatto sì che venissero fuori i valori delle squadre, tra cui i volti nuovi che le compongono: col passare degli anni, l’età media delle rose si va sempre più ringiovanendosi, un fattore molto positivo per chi ha il sogno di emergere.

A Finale ci sono svariati giovani interessanti, un certo Debenedetti sta avanzando prepotentemente verso un trampolino di lancio decisamente intrigante, ma ce ne sono altri naturalmente.

Se si va alla zona opposta di quella del numero 9 giallorossoblù, ovvero quella difensiva, si può notare la presenza di un altro classe 2003 che, nel corso di questi due anni, è stato spesso lanciato da Pietro Buttu: il suo nome è Elia Andreetto, ingauno come il proprio allenatore e affamato di calcio.

I primissimi momenti dei primi calci non sono stati proprio bellissimi, fino alla svolta: “Il mister della squadra parrocchiale di Campochiesa, paese nel quale vivo, diceva a mia mamma di farmi smettere: durante gli allenamenti mi sedevo per terra e facevo i mucchietti di sabbia, non ero proprio in grado di giocare. Poi ho avuto mister Massimo Careddu e grazie a lui ho iniziato a sentirmi più in fiducia, riuscendo a migliorare tantissimo e a fare delle belle esperienze con il Genoa, tra allenamenti e tornei; ne abbiamo vinto uno in Sardegna in finale ai rigori contro l’Entella, dove ne ho segnato uno essendo rigorista al Ceriale, con Sidio Corradi come allenatore”.

Il punto più importante per l’Andreetto adolescente è stato sicuramente il trascorso alla Virtus Entella, una società che punta molto sulla valorizzazione dei giovani calciatori: Sono stato chiamato per fare un allenamento e un test match al Comunale contro lo Spezia, quindi subito in un bel derby. Avevo fatto bene per essere stato richiamato in prova per iniziare la preparazione e, apprezzando particolarmente l’ambiente attorno a me, ho deciso di scegliere proprio l’Entella non rischiando di perdere quell’occasione. Dopo neanche un mese il mister ci ha comunicato che si sarebbe giocata un’amichevole con la Juventus e, essendo un tifoso bianconero, si è trattato di un piccolo sogno realizzato. La prima stagione è stata fondamentale per la mia crescita: ero ancora in terza media e ho dovuto misurarmi con una situazione che andava affrontata con massimo impegno e dedizione, riuscendo di conseguenza a migliorare le capacità in campo”.

Dopo appena una stagione gli viene data la fascia da capitano, in un campionato destinato a rimanere nella sua memoria: “Non me lo sarei mai aspettato, rimasi molto sorpreso di questa decisione che contribuii a rendere ancora più forte quello che è stato l’impatto con i campionati nazionali. La prima giornata di campionato è stata contro il Sassuolo in trasferta e, negli spogliatoi durante il prepartita, il mister volle farmi fare un discorso alla squadra: per l’emozione feci quasi scena muta, sentendo addosso tanta responsabilità. Col passare del tempo ci ho fatto l’abitudine, anzi, più responsabilità avevo e più mi gasavo”. 

Da ricordare soprattutto per il particolare cambiamento a metà stagione: “Abbiamo concluso il girone di andata con 12 punti soltanto, ma dalla vittoria casalinga contro il Sassuolo, dopo che all’andata perdemmo 5-0, qualcosa è cambiato: iniziammo a vincere contro tante squadre, tra cui l’Inter, e sembravamo veramente un gruppo di calciatori nuovi, sfiorando l’impresa dei playoff perdendo contro la Cremonese all’ultima giornata, non qualificandoci a causa della differenza reti che ci ha sfavorito”.

Ma non è stato tutto rosa e fiori questo percorso: “Con la risalita della Prima Squadra in Serie B ho trovato meno spazio, essendo che nelle giovanili si cerca di investire molto su calciatori che vengono da altre società professionistiche. Non avevo mai provato a giocare in altre zone del campo sennonché come difensore centrale, quell’anno venni spostato terzino e feci un po’ fatica, probabilmente perché non ero molto entusiasta di questo cambiamento. L’allenatore era proprio Gennaro Volpe, ora tecnico in Prima Squadra, che voglio ringraziare per tutti i consigli che mi ha dato, perché ora ne sto capendo la grande importanza svolgendo questo ruolo con un altro grande allenatore, ovvero Pietro Buttu”.

Per Andreetto era il momento di ripartire e tuffarsi in un’avventura tra i grandi, trovandosi nuovamente davanti a delle scelte: “L’Entella voleva mandarmi in prestito e ho dovuto cercarmi una squadra. Con l’aiuto di Alessio Francini, un ragazzo che mi segue dandomi tanti consigli, c’è stata subito la voglia di provare a Finale, soprattutto per la presenza di Buttu che di giovani ne ha valorizzati tantissimi”.

Una scelta che si è rivelata azzeccata e altamente formativa“Qui a Finale sto imparando cosa voglia dire giocare tra chi di esperienza ne ha da vendere, nonostante siano tutti calciatori ancora giovani. Molto spesso mi rivolgo a Scarrone per dei suggerimenti, perché si può solo imparare da quello che tutti loro hanno fatto, che hanno inoltre grande voglia di aiutare noi giovani. Lo scorso anno abbiamo fatto una grande impresa e io, essendo uno dei più giovani, non mi aspettavo minimamente di riuscire a fare anche solo cinque presenze tra campionato e Coppa. Mister Buttu ha saputo darmi fiducia sin dall’inizio e gli devo veramente tanto“.

Le occasioni non sono mancate neanche quest’anno: “Ci siamo confermati ad un buon livello, sfiorando addirittura l’impresa di ribaltare la partita di Coppa contro la Cairese. Io ho giocato molte più partite, sempre da terzino, riuscendo definitivamente a ingranare i meccanismi di questo ruolo, nonostante mi piaccia ancora molto fare il difensore centrale, ma devo tenermi sempre pronto per saper giocare in ogni posizione“.

Sulle prospettive future della squadra dice: Ai playoff punteremo in alto nonostante si tratti di un girone molto tosto, visto che abbiamo dato plurime dimostrazioni della nostra forza“. Mentre su quelle personali: Voglio continuare a migliorare, meritando di giocare il più possibile potendo poi provare ad esaudire il mio sogno: fare della mia passione, ovvero il calcio, un lavoro che mi renda felice. Mi sento sulla buona strada grazie a tutti i consigli che sto ricevendo, ora sta a me lavorare per provare a renderlo realtà“.

 

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