Albenga. “Si voleva far passare la liberalizzazione della cannabis, sfruttando il fatto che sia utilizzata per uso terapeutico. Era evidente che non stava in piedi e che sarebbe stata bocciata. Ho provato a spiegarlo in tutti i modi anche in una call online con Emma Bonino e le ho detto di fare la distinzione tra uso a scopo terapeutico da quello ludico, perchè così non avrebbero fatto gli interessi dei malati, ma li avrebbero sfruttati per fare una battaglia, che posso anche condividere, ma in quanto medico prima mi interesso prima dei malati”.
E’ questo il commento del dottor Marco Bertolotto, direttore del Centro di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure che precisa: “Io ho posizioni diverse, mi interesso di cannabis di tipo terapeutico, quindi parliamo di persone che sono malate che hanno bisogno di un medico che la prescriva in base alle condizioni e alla malattia del paziente”.
Bertolotto non è affatto sorpreso dalla bocciatura da parte della Consulta, e aveva messo in guardia i promotori: “In altre parti del mondo dove si è arrivati alla liberalizzazione si è percorso un iter diverso, sono passati prima attraverso la liberalizzazione della cannabis terapeutica che vuol dire aumento di produzione, importazione, favorire l’industrializzazione con costi bassi e prodotti reperibili in tutte le farmacie, Noi lì dobbiamo arrivare”.
Per quanto riguarda l’obiettivo della proposta referendaria: “Non vedo la differenza tra bere una bottiglia di vino o farsi una canna, però questo non è il mio terreno. Naturalmente visto che agisce sul sistema endocannabinoide, se vai a squilibrare e alterare quel sistema si creano dei problemi”.
Ma non avrebbe avuto nessun impatto positivo sulla produzione e vendita di cannabis ad uso terapeutico: “La cannabis ad uso terapeutico deve essere prodotta in base a principi che riguardano la farmacologia, che garantiscono la standardizzazione, la sicurezza e la mancanza di sostanze inquinanti. Col referendum si dava il via libera a tutti di produrre la cannabis, ma senza regole e con il rischio, visto che è un accumulatore, (tutto quello che c’è nell’aria, nell’acqua e nel terreno lo raccoglie, e te lo rida attraverso il fiore), se autoprodotta, nessun controllo e in caso di inquinamento esisterebbe il rischio di intossicarsi”.
Per quanto riguarda l’iter verso l’utilizzo della cannabis terapeutica la “situazione è drammatica” – commenta Bertolotto: “Il numero di pazienti che vogliono approcciare la cannabis terapeutica, perché altri farmaci non fanno effetto sta aumentando, ma il Ministero non sta aumentando la produzione né incrementando le importazioni. Deve prendere una posizione e finirla di interessarsi solo di Covid. La norma – come aveva già sottolineato in occasione del podcast di IVG “La telefonata” – esiste e c’è da augurarsi che ora la politica, dopo che la Corte Costituzionale si è espressa, cerchi di risolvere almeno il problema per i malati, modificando una legge che già esiste, considerata una delle leggi migliori al mondo (approvata nel 2015). Va detto che dopo questa legge sono venuti da tutte le parti del mondo, ma il Ministero ha bloccato tutto. Ora auspico che si riprenda a discutere di cannabis terapeutica per i malati”.