Chiacchierata

Quattro chiacchiere con Carlo Pernat: “Nel motomondiale come nella Bibbia, è l’anno uno dopo Valentino. Il Genoa temo non si salverà”

Carlo Pernat, autentica leggenda del mondo dello sport, ha rilasciato in esclusiva ai microfoni di IVG/Genova24 dal Bar Lino di via Caffa a Genova

Genova. C’è stato spazio per tutto. Per il motomondiale, ovviamente, che in questo 2022 vivrà il suo “anno zero” dopo l’epoca, durata 26 anni, di Valentino Rossi. Per il “suo” Genoa, che sta per cominciare l’ennesima ricostruzione, così come anche la Sampdoria. Per la sua biografia, che nonostante sia uscita tre anni fa continua a vendere e a far venire il magone agli appassionati e ai nostalgici di un’epoca forse ormai finita. Infine, c’è stato anche spazio per le prospettive liguri del mondo dei motori, che ci sono e sono concrete ma non sono così chiare. C’è stato spazio per tutto nell’intervista che Carlo Pernat, autentica leggenda del mondo dello sport, ha rilasciato in esclusiva ai microfoni di IVG/Genova24 dal Bar Lino di via Caffa a Genova.

L’occasione è stata un incontro tra Carlo Pernat e Massimo Calandri, giornalista e co-autore del libro “Belin che paddock”, ed i rappresentanti del Motoclub Domina di Toirano, il presidente Paolo Raimondi, il vice presidente Davide Carosa, il segretario Marco Frione. Al centro della chiacchierata, le prossime iniziative del motoclub, che si propone di promuovere la guida sicura, la tutela e la prevenzione della salute ed il mototurismo. Un settore che, considerate le caratteristiche della tanto vituperata viabilità regionale, potrebbe avere proprio qui in Liguria sviluppi insospettabili e interessanti.

Così tra idee, proposte, suggerimenti, scambio di contatti e qualche digressione nel “dietro le quinte” del motomondiale (di tutti i livelli) c’è anche tempo per quattro chiacchiere con il nostro cronista.

La prima domanda, inevitabilmente, riguarda la nuova stagione motociclistica, che inizierà il 6 marzo con il Gran Premio del Qatar. Per Pernat il 2022 è un anno cruciale: “Considero quest’anno come il primo anno dopo Cristo, ovvero dopo Valentino. Come nella Bibbia ci sono ‘avanti Cristo’ e ‘dopo Cristo’, nel motomondiale c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ Valentino Rossi. Sarà un bel banco di prova a livello comunicativo perché si è chiusa un’epoca lunga, iniziata nel 1996, fatta di vittorie, di simpatia e che ha reso interplanetario questo mondo. Sono molto curioso di capire come cambieranno la comunicazione e il modo di raccontare il motomondiale. Penso che qualcosa si perderà: tutta quella parte di nonne, mamme, zii e bancari che non sanno nemmeno cos’è una biella non seguirà più come prima. O almeno questa è la mia opinione”.

Dal punto di vista dei risultati sportivi c’è quasi altrettanta incertezza: “Sarà un campionato con tanti piloti in grado di dire la loro. Sarà una sfida più aperta nella quale sarà difficile che si trovi il personaggio, anche se il motomondiale ha, come tutti gli sport, bisogno di un personaggio. Ci divertiremo, perché da un punto di vista tecnico le moto si sono avvicinate quasi tutte, i giovani hanno più possibilità di fare risultato. Adesso, a differenza di una volta, si corre solo sulle moto ufficiali e dunque i giovani hanno la fortuna di guidare fin da subito un mezzo competitivo. Guidare la seconda moto, come si faceva in passato, faceva una grande differenza. Sarà un campionato aperto”.

E gli italiani? Come andranno? Vista proprio l’assenza di un “grande vecchio” come Rossi. C’è da incrociare le dita: “Noi italiani dovremo sperare che la Ducati mantenga quel vantaggio che ha avuto negli ultimi due/tre anni. Tuttavia, guardando alle prove ho riscontrato grossissimi passi in avanti da parte della Honda. La Suzuki stessa sarà una sorpresa perché col motore nuovo ha guadagnato molti cavalli. L’Aprilia potrebbe dare fastidio. Vedo un po’ in crisi, anche se è una parola grossa, KTM, che deve lavorare molto e Yamaha, che ha sempre una moto con velocità molto distanti dalle altre. Però vince sempre con un pilota e lo scorso anno ha vinto tutto: Quartararo ha vinto il mondiale, Razgatlioglu la Superbike, Locatelli ha vinto la Supersport. Insomma, le critiche lasciano il tempo che trovano visto che sull’albo d’oro alla fine c’è scritto Yamaha”.

Insomma, secondo Pernat “sarà un bel campionato: è il primo anno vero dei giovani che passano praticamente quasi tutti. Noi speriamo nella Ducati e in Bagnaia che è il pilota alfiere. Se la giocheranno in tre o quattro. Faccio un po’ di nomi: Bagnaia, Mir, Marquez e Quartararo. Ma non esclcudo la possibilità di qualche sorpresa”.

L’altra grande passione di Carlo Pernat è il calcio. Il Bar Lino è un Genoa Club molto noto. Quindi anche in questo caso è inevitabile cominciare dal Grifone: “Quest’anno ci sono tre squadre liguri in A ma l’anno prossimo le cose evidentemente cambieranno molto. Credo che il mio Genoa abbia pochissime possibilità di salvarsi. Secondo me il Genoa è stato abbastanza fortunato da un punto di vista societario visto che si tratta di un gruppo che sa investire e che fa programmi a media scadenza. Purtroppo è arrivato nel momento peggiore tecnicamente della squadra ma la voglia di far bene c’è”.

E poi gli altri: “La Sampdoria ha problemi a livello presidenziale; non pare che la squadra, che non è male tecnicamente, abbia avuto ripercussioni gravi dalla vicenda Ferrero. Stupisce lo Spezia che, senza mezzi troppo grandi, ha fatto una squadra operaia con un allenatore che sa far giocare a calcio ottenendo risultati al di sopra delle previsioni. Complimenti a loro perché penso che avranno pochi problemi a salvarsi. Il prossimo anno non vedremo tre squadre liguri in A ma ci spero visto che solo il Genoa rischia”.

All’ombra della Lanterna qualcuno si è sbilanciato ipotizzando un “ritorno” di Pernat nel mondo del pallone. Lui nega ogni ipotesi: “Penso di no. Sono stato nel Genoa nel 1998 quando ho fatto il direttore marketing e comunicazione con Massimo Mauro presidente. È un mondo che visto dall’esterno ha un valore di sport, visto dall’interno è tutta un’altra cosa. Io voglio bene alle moto, amo questo mondo, ci sono nato e spero di fare ancora qualcosa di buono. Al tredicesimo mondiale ci sono arrivato. Spero di fare anche il quattordicesimo”.

Tredici mondiali che, insieme a tante altre storie e curiosità, sono al centro di “Belin che Paddock”, la biografia scritta a quattro mani con il giornalista de La Repubblica Massimo Calandri. Il libro è piaciuto a tutti, perfino a tanti che, di motori, capiscono poco o nulla. Merito dei contenuti: il libro è davvero simile alla biografia di una rock-star; ma merito anche delle scelte dei suoi autori, che hanno bilanciato perfettamente gli ingredienti tecnici con quelli accessibili ad ogni genere di pubblico.

Anche per questo in tanti si aspettano un “volume 2” di prossima uscita: “Se faremo un seguito? Resterà un mistero ancora per un pochino – spiega Calandri – Sarebbe bello, il libro ha venduto tanto e continua a vendere perché sono storie di motori e di passioni che piacciono a chi ama i motori e lo sport ma anche a chi è più digiuno di queste tematiche. Carlo Pernat è un pozzo di storie e di aneddoti, tanti non sono stati ancora scritti e tanti sono stati censurati. Non sarebbe quindi male scrivere un altro libro. Noi ci stiamo pensando, tanto meglio se i lettori lo ricordano agli editori”.

E in quarant’anni di carriera, le storie sono davvero tantissime. Ai più giovani (e ai meno appassionati) tanti nomi contenuti nel libro non diranno nulla. Ma ai più ferrati, sicuramente ripensare a certe stagioni, a certe gare, a certi personaggi ha strappato almeno un sospiro: “Ogni tempo ha i suoi eroi e i suoi momenti belli. L’arco seguito da Pernat è infinito perché nei motori ha vinto più di venti mondiali. È stato protagonista anche nel calcio, nel ciclismo e nella Formula 1. Forse qualche anno fa c’era più passione ed era un mondo più vivo e ruspante. Ma anche oggi ci sono belle storie da raccontare. Il mondo dei motori ha molte componenti che lo rendono quindi molto interessante”.

Che posto ha la Liguria in questa storia? A parte un grande manager come Carlo Pernat, c’è possibilità che la nostra regione regali al motociclismo qualche (altro) campione? Lo sappiamo tutti, oggi i piloti più noti parlano romagnolo, qualcuno romano. Un “belin” ogni tanto nel paddock si è sentito, ma non così tanti come ci si augurerebbe: “Qualche campione ligure c’è stato, come Lucchinelli e Romboni nello spezzino e Riccardo Rossi e Nicolò Canepa, che ha fatto grandi cose, a Genova. È vero che la Romagna si porta via quasi tutto. Hanno molte strutture che qui per una questione logistica mancano. Penso che con i successi di Rossi e di Pernat si possa cercare di far diventare la Liguria protagonista, non quanto la Romagna però possiamo dire la nostra”.

Secondo Pernat, l’amico Calandi ha ragione: “Se andiamo a vedere il panorama dei piloti nella storia ci accorgiamo che l’80% sono emiliani o romagnoli. Poi, è venuto alla ribalta il Lazio con Max Biaggi. Ci sono stati anche i piemontesi con Rolfo e adesso Bagnaia. La Liguria è al livello del Piemonte e della Toscana, se pensiamo ai nomi citati da Massimo. Lucchinelli ha vinto anche il Mondiale”.

Come fare, dunque, ad alzare il tiro? Per Pernat “non è facile perché non ci sono le piste: quello dello spezzino non è un caso visto che è la zona più vicina a Misano. A ponente ci sono più piloti di rally ed enduro. La conformazione del terreno non è adatta alla moto anche se siamo la terza regione per immatricolazioni di moto. C’è voglia, ma il talento non si inventa, bisogna avere anche fortuna”.

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