Si fa difficile

Peste suina: si teme la recinzione della zona rossa, in arrivo gli ispettori dall’Unione Europea

In altri Paesi questa è stata la strada intrapresa. Mercoledì e giovedì sopralluoghi nei boschi

cinghiale

Liguria. A poco più di un mese dal ritrovamento della prima carcassa infetta, tra mercoledì e giovedì, arriveranno in Liguria e in Piemonte gli ispettori della commissione europea.

Il team, formato da esperti veterinari, è nato per supportare i territori in situazioni di emergenza sanitaria come quella che ha investito la nostra regione.

Dagli incontri e soprattutto dai sopralluoghi pianificati si capirà meglio quale sarà il destino dei cinghiali che vivono nell’area che si estende tra il genovesato, l’alessandrino e il savonese. Se, quindi, saranno abbattuti quasi completamente o se ci sarà un abbattimento più selettivo, limitato alla zona dove i ritrovamenti sono stati più frequenti.

Ma se questo potrebbe essere il punto più importante per tante associazioni animaliste e piccoli allevatori, in realtà è un’altra la questione che già in queste ore sta provocando non pochi grattacapo alle autorità sanitarie e locali di Piemonte e Lombardia, ovvero l’eventualità che l’Euvet, l’Eu Veterinary Team, possa far cadere dall’alto la direttiva impartita ad altri Paesi interessati dalla peste suina.

Ovvero, la possibilità che l’Ue chieda a Liguria e Piemonte di recintare, letteralmente, tutta la zona rossa, che comprende 114 comuni (36 liguri e 78 piemontesi). Un’opera che si classificherebbe facilmente come ciclopica e che per essere realizzata necessiterebbe di moltissime risorse, umane ed economiche, e di moltissimo tempo. Più anni che mesi, fanno filtrare gli addetti ai lavori. Sarebbe un disastro sia per l’abbandono dei boschi, sia per le attività che campano sull’outdoor.

In queste ore, in attesa dell’arrivo degli ispettori Ue e in attesa che il governo si decida a nominare ufficialmente il commissario straordinario all’emergenza peste suina (è il direttore dell’Istituto zooprofilattico di Torino Angelo Ferrari), si stanno susseguendo alcune riunioni propedeutiche.

Liguria e Piemonte vogliano penetrare l’eventuale corazza da burocrati degli ispettori mostrando sul campo, con visite nei boschi, sui crinali, direttamente a contatto con la complessa orografia dell’Appennino, che non è possibile fare qui ciò che più facilmente è stato fatto sulle pianure olandesi, polacche o belghe.

In teoria il lavoro degli ispettori dovrebbe essere quello di supporto, di indirizzo, ma è ovvio che le autorità locali non potranno ignorare le indicazioni dell’Unione europea, dove esistono protocolli stabiliti e fissati in maniera non discutibile.

Intanto le carcasse infette “registrate” sono 33, 17 in Liguria e 16 in Piemonte, gli ultimi due accertati oggi. L’area dove si sta riscontrando la maggior parte dei casi che, inizialmente pareva essere quella Isola del Cantone, è ora riferita alla zona di Mignanego, in alta Valpolcevera.

Secondo le autorità le misure di contenimento attuate con le ordinanze hanno per ora evitato una diffusione ulteriore dell’epidemia e la speranza è che queste misure, oltre all’abbattimento di circa 20mila suidi tra cinghiali e maiali, e al potenziamento delle barriere sulle autostrade che di fatto stanno costituendo un recinto “artificiale” agli spostamenti degli animali selvatici, possano bastare.

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