Liguria. “I primi giorni sono sempre i più difficili, poi lo stomaco si riduce e anche la sensazione di fame, e così possiamo andare avanti ad oltranza, come sono e siamo intenzionati a fare”. Questa è la determinazione di Maria Grazia Barbieri, animalista genovese, da domenica in sciopero della fame per salvare i cinghiali del Bisagno sempre più a rischio a causa dei provvedimenti delle autorità pensati (e sperati) per evitare un’ulteriore diffusione delle peste suina.
“Solo tre cappuccini al giorno, come Marco Pannella ci ha insegnato” ci spiega Maria Grazia, 74 anni con una vita nel Partito Radicale alle spalle e oggi ancora in prima linea per la causa animalista, chiarendo subito come intende portare avanti l’estrema protesta e soprattutto perché: “I cinghiali del Bisagno devono essere tutelati – sottolinea – sono stanziali oramai da anni, e probabilmente con scarso contatto con altri gruppi più montani. Non rappresentano un problema dal punto di vista di virus e soprattutto per l’economia dei grandi allevamenti che si trovano a decine di chilometri da Genova – sottolinea con l’amaro in bocca – visto che solo di business si tratta“.
Da qui le motivazioni della protesta: “Chiediamo che queste famiglie di cinghiali, oramai divenute parte integrante del tessuto sociale della città, siano messe al sicuro, con recinzioni tali da evitare contatti con fauna esterna e fughe urbane – spiega Maria Grazia – spostarli più a monte, come viene progettato non serve a nulla, se non a metterli a rischio”. E rilancia: “Il comune o la regione dovrebbero pensare piuttosto ad una campagna di alimentazione con cibo sterilizzante, come in molti chiediamo da anni, per tenere sotto controllo il numero in maniera incruenta”.
Una proposta portata anche in piazza lo scorso 4 febbraio, quando, sotto il palazzo di Regione Liguria, un centinaio di attivisti avevano dato vita ad un presidio animalista per difendere la fauna del Bisagno, un torrente che, secondo alcuni, una volta pulito e valorizzato, potrebbe diventare anche un vero e proprio parco urbano, magari messo a sistema con le altre offerte della vallata.
Maria Grazia, che da anni si occupa di garantire una ‘pensione’ agli animali ‘da sfruttamento’ non è sola in questa protesta: sono almeno tre gli attivisti che in queste ore stanno iniziando il digiuno, e il numero potrebbe aumentare nei prossimi giorni: “Ho scritto a tutti tra politici e istituzione, e non ho ricevuto nessuna risposta – ci racconta – speriamo che in questo modo qualcheduno batta un colpo, noi andremo avanti ad oltranza“.