Editoriale

Il commento

Minoranza miope e giunta tartaruga: sì, Savona è proprio provinciale

Il caso dell'aumento stipendi mostra ancora una volta tutti i limiti della "nostra" politica. In questo caso della minoranza, quando il dito andrebbe puntato su ben altro

Comune Savona municipio Palazzo Sisto piazza

Savona. In principio furono le polemiche per il trenino dei festeggiamenti, senza mascherine, tutti vicini a pochi minuti dalla vittoria. E già lì si poteva capire che l’orizzonte era limitato. Poi arrivarono, nell’ordine:

– l’indignazione per il rimborso a due amministratori dei biglietti del treno – ben 9,80 euro – per una trasferta a Genova;
– gli strali contro l’inefficacia della pulizia straordinaria – a meno di 24 ore dall’inizio della stessa;
– gli sfottò con le foto di piazza Sisto senza albero di Natale il giovedì, con tanto di “e a Savona nulla?” e paragoni con l’anno precedente… in sospetta malafede, dato che gli addetti ai lavori già sapevano che sarebbe stato posizionato il sabato.

Eccole qui, le formidabili critiche selezionate a dicembre dalla minoranza di Savona per iniziare a insidiare Palazzo Sisto. E ora – dopo altre frecciate spicciole a gennaio che vi risparmiamo – il più importante “casus belli” dall’inizio del mandato: “la giunta si è alzata lo stipendio”. Che poi non è la verità… il documento circolato sui social non è una delibera di giunta, ma una determina di un dirigente, che si limita ad applicare la norma nazionale. E chi vi annuncia “l’aumento” su Facebook in realtà dovrebbe dirlo. Ma d’altronde, se tanti candidati sindaco non conoscono la differenza tra una determina e una delibera (la chiediamo da 5 anni a ogni dibattito, e puntualmente c’è chi non la sa), perché i consiglieri dovrebbero premurarsi di spiegarla ai cittadini, quando è tanto più utile indignarli?

Precisato questo, sì, va bene, l’amministrazione di Savona “non si è opposta” all’aumento degli stipendi dal 2024 (limitandosi a non applicarli da subito, cosa di cui peraltro non ci si può vantare – come qualcuno in Comune ha velatamente fatto – dato che sarebbe stato impossibile con il nostro bilancio). Non si è opposta, quindi, come è accaduto praticamente in tutta Italia. Le eccezioni si contano su una mano: per ora abbiamo scovato Manfredonia (che momentaneamente ha fermato tutto, essendo in predissesto) e Vigevano (intenzionata – ammesso si riveli possibile – ad applicare aumenti parziali limitati alla cifra erogata da Roma).

Ah, l’aumento non è un “regalo alla kasta”: quegli stipendi avevano 20 anni abbondanti, erano stabiliti ancora in lire, e per effetto dell’inflazione era come se fossero “calati” del 34%. Nonostante questo l’aumento vi fa schifo? Ne avete tutto il diritto. Prendetevela dunque con chi lo ha stabilito, a Roma. Sapete chi lo ha proposto? La Lega. Lo stesso partito di chi a Savona contesta. Firmatario? Matteo Salvini. Il Capitano che aumenta lo stipendio ai comunisti di Russo e il padano Scaramuzza che protesta. Stupendo.

Parliamo anche un po’ di onestà intellettuale. Ai lettori una semplice domanda: chi, tra voi, se il datore di lavoro stabilisse d’imperio un aumento sullo stipendio, contatterebbe l’amministrazione per rinunciarvi volontariamente? Sì, qualcuno ci sarà probabilmente. Ma quelli, e solamente quelli, scaglino la prima pietra. Quanto alla minoranza, un sommesso appunto: io, da cittadino, preferisco cento volte un assessore pagato quanto stabilito dalla legge, che è in ufficio 9 ore al giorno a fare bene gli interessi della città (insomma il suo dovere), che uno pagato meno ma che non è mai in Comune o “fa cose” solo pensando al riscontro elettorale (ogni riferimento ad amministratori delle passate giunte è puramente voluto). Mi arrabbierò con gli assessori di Russo se si riveleranno altrettanto assenti o inefficaci. E a prescindere dai soldi che prendono.

Vogliamo criticare l’amministrazione? Sacrosanto. E prezioso. E pure corretto, santa pazienza, visto che sta combinando ben poco per ora. Ma facciamolo sulle cose che contano.

Si faccia notare all’amministrazione che dopo 4 mesi la città è sporca quanto prima, e che della sbandierata volontà di pulire la città non c’è traccia. (Chi scrive, per inciso, pensa che non ci sia alcuna colpa nel fatto che la città sia ancora sporca: c’era, al limite, fanfaronaggine nelle promesse. Una realtà che da anni non funziona, senza mezzi né uomini, non guarisce di punto in bianco. Cenerentola si trasforma da sguattera a principessa solo nelle favole).

Si faccia notare all’amministrazione che la conferenza stampa di Re-Start, nella quale è stato ripresentato né più né meno che il programma della campagna elettorale con poche micro-azioni all’interno, aveva l’amaro retrogusto della presa in giro. In quel caso rumore dal fondo ne è arrivato poco: ci hanno dovuto pensare i giornalisti, indispettiti dalla scarsezza del contenuto, a far notare che non potevano bastare l’istituzione di un tavolo sulla sanità e una mappa delle associazioni cittadine per gridare al grande piano di rilancio. Che non si poteva annunciare una montagna e presentare un topolino.

Si faccia notare il colpevole ritardo nella convocazione del consiglio comunale. O in generale il fatto che i tempi d’azione si stanno preannunciando biblici. Che un conto è procedere per gradi e facendosi “il quadro” prima di agire, un altro è essere pachidermici. Il confine tra il cauto e la tartaruga è pericolosamente sottile. Dopo la conferenza stampa di Re-Start, solo il sottile paravento dei “pochi mesi trascorsi” ha protetto la giunta. E’ fondamentale che Russo & co. se ne rendano conto: quello scudo è sempre più sottile, e non durerà in eterno. Lo aiutino a capirlo Di Padova e Pasquali: loro c’erano, in questi 5 anni, in prima linea a gridare – giustamente! – alla giunta Caprioglio che il mantra “colpa di quelli di prima” non poteva durare.

Insomma, si vuole mettere la giunta di fronte alle proprie responsabilità? Lo si faccia sulle cose che avrebbero dovuto fare e non hanno ancora fatto, non su cavolate da social o sull’applicazione di diritti sacrosanti stabiliti da norme nazionali. Il cittadino non chiede amministratori santi o generosi, vuole amministratori capaci e onesti. E su questo deve giudicarli e nel caso affossarli. Se si vuole diventare il “faro” del territorio, il capoluogo guida, bisogna iniziare a ragionare da grandi. Mentre fare polemica locale alle intenzioni su un provvedimento nazionale – così come dal lato opposto sbandierare come il Graal un maxi-piano di rilancio che contiene poco più che ovvietà e buone intenzioni – rende più semplicemente evidente quello che siamo oggi: dei poveri provinciali.

P.s.: Non ci deve stupire allora se il nostro povero sindaco di provincia scrive al presidente Toti chiedendo un incontro sulla sanità e non riceve alcuna risposta. Per due volte. Ecco, Toti, magari 5 minuti per parlare del San Paolo con Russo potrebbe anche trovarli, proprio lei che ha trascorso l’intera campagna elettorale ad affermare che “Savona deve tornare al ruolo centrale che le compete”…

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