Testimonianze

“Lettere dalla quarantena”/3 – gli insegnanti: “Dad? Aveva senso durante il lockdown, ora troppa confusione”

"La didattica mista ha complicato le cose, ci manca il rapporto umano con gli studenti": il racconto dei docenti del savonese

docente scuola covid

Savona. Empatia e rapporto umano. È questo secondo gli insegnanti del savonese ciò che, in questo momento, manca di più nelle scuole. E la causa, ovviamente, è la didattica a distanza.

Tutti sono d’accordo: all’inizio della pandemia si è rivelata un’ottima risorsa, ma non può essere prolungata per tanto tempo. Non solo perché toglie alla scuola la sua socialità, ma anche perché provoca delle lacune formative difficili da colmare. Soprattutto quando si tratta dei più giovani.

E tutto si complica con la cosiddetta “dad ibrida”, ovvero alcuni ragazzi in presenza e altri invece a seguire le lezioni da casa davanti ad uno schermo. Una situazione difficile da gestire per i docenti che vogliono per tutti i loro alunni pari possibilità. Come fare a coinvolgere chi non è in classe? Come organizzare le proprie lezioni sapendo solo la sera prima se saranno in presenza, in dad oppure a metà?

Le difficoltà sono molte e sono aumentate nelle ultime settimane, quando il governo ha varato il nuovo protocollo per la scuola con regole diverse a seconda del grado di istituto. Da quel momento tanta confusione e soprattutto una didattica che ha iniziato ad essere a singhiozzo con numerose classi finite in quarantena: a volte isolamento per tutti, altre solo per alcuni. E questo non ha fatto altro che peggiorare la situazione, a sottolinearlo anche genitori e studenti che descrivono questi ultimi mesi come un vero incubo e chiedono di modificare le regole.

Lo stesso appello arriva dagli insegnanti. A loro abbiamo chiesto di raccontarci la loro esperienza quotidiana, come vivono questo periodo e quali sono i problemi maggiori. Se anche tu sei un docente e vuoi far sentire la tua voce, inviaci la tua testimonianza a comunicati@ivg.it.

Deborah Caprioglio, maestra alla Elementari: “Troppa confusione, in questo momento l’importante è la serenità dei bambini”

Le regole sono assurde, ogni giorno fino alle 21:30 non sappiamo cosa succederà il giorno dopo. C’è una grande confusione e i genitori sono stufi. Attualmente seguo una prima elementare e in quel caso le difficoltà aumentano. I bambini sono diventati bravi e tecnologici, ma data l’età i genitori devono comunque seguirli, non possono lasciarli da soli di fronte al computer. Di solito in classe faccio 6 ore di lezione, in dad diventano 2 ore e mezza, anche perché non posso chiedere a bambini così piccoli di stare 6 ore davanti al pc, oltre a non essere salutare è impossibile che riescano a mantenere l’attenzione. È davvero stancante. Questi bambini si stanno perdendo un sacco di cose. Non so quanto sia funzionale tutto questo.  

La didattica a distanza non può essere prolungata per tanto tempo, deve essere un piccolo tampone non per settimane ma solo per alcuni giorni, giusto per non rimanere indietro. Non sono d’accordo con chi dice che bisogna chiudere le scuole. Ho paura per le generazioni future, perché questa metodologia crea delle lacune difficili da recuperare. E questo, molto spesso, non viene capito da chi è fuori dall’ambiente scolastico.

Da fine novembre ad oggi siamo andati a scuola a singhiozzo, ci sono alcuni bambini che non ho più rivisto in presenza in quasi 2 mesi. Per le famiglie questo periodo è molto più caotico e deleterio del 2020, quando c’era tutto chiuso. Due anni fa tutti erano in Dad, era una cosa nuova che si stava provando, chi poteva lavorava in smart working. Ora invece è tutto a singhiozzo ed è difficile organizzarsi, anche per noi insegnanti che fino all’ultimo non sappiamo cosa succederà il giorno successivo e quindi è complicato programmare il nostro lavoro. Adesso mi sembra di perdere i ragazzi e che ciò che faccio non sia produttivo. Io amo il mio lavoro e vorrei farlo al meglio.

Soprattutto con bambini così piccoli si utilizza il gioco per farli imparare, ma da distante è più complicato perché magari non hanno a disposizione il materiale o in quel momento il genitore non può aiutarli. Quindi cose che magari in classe faresti in modo più divertente devi cercare di farle in modo diverso, ma non sai quanto possa arrivare al bambino.

Spesso viene raccomandato di non aggregarsi fuori, di non fare le feste di compleanno ad esempio. Tante cose vengono proibite ai bambini oggi. E questo causa un problema anche a livello psicologico. L’altro giorno un’alunna mi ha detto: “Maestra avrei voglia di abbracciarti, ma non posso”. Questa frase mi ha spezzato il cuore, ai bambini manca anche il contatto umano. Riportando un altro esempio, mi è capitato anche un’alunna che ha vissuto male la sua positività. Aveva ansia, quasi il terrore, ho cercato di rassicurarla e incoraggiarla.

Con il periodo storico che stiamo vivendo, dico sempre ai genitori di non soffermarsi sulla didattica, ma di cercare di fare in modo che i bambini siano sereni e che capiscano che questo periodo passerà, dopo l’imparare verrà da sé. A livello psicologico è dura, questa pandemia è un trauma che questi bambini si porteranno dietro. Voglio che la scuola per loro sia un momento in cui non c’è da avere paura, basta seguire il protocollo per essere in sicurezza.

Mi auguro che presto cambino le regole, soprattutto per i piccoli, e che chi è asintomatico possa venire a scuola.

Marcella Rembado, prof di lettere alle Medie: “La Dad importante durante il lockdown, ma ora deve essere solo un paracadute”

La Dad è stata importante soprattutto durante il lockdown come unica forma di contatto, la valenza comunicativa, in un momento così difficile, è stata quindi più importante di quella didattica. Ora è sempre una risorsa, ma a mio parere, deve essere solo ‘un paracadute’ da adottare per tempi brevi e sempre e solo considerandone soprattutto il valore comunicativo, volto a preservare una certa continuità nel rapporto umano con gli alunni che altrimenti verrebbe meno, in attesa di una didattica che acquista il suo vero significato solo in presenza.  

Clarissa Poggio, prof di matematica all’Itis: “La dad è terribile, ma ha anche aiutato la scuola a rinnovarsi”

Ritornare a scuola a settembre è stata una notizia bellissima, dopo i mesi passati in dad o con solo alcune lezioni in presenza. A dicembre, però, il campanellino d’allarme: con tanti alunni positivi. A gennaio il contagi sono aumentati ulteriormente. Quando le regole sono state modificate, si è creata ancora più confusione, soprattutto a causa della poca chiarezza. Siamo arrivati a ricevere anche 250 richieste di dad al giorno. Tantissime le domande di genitori e famiglie che ci contattano per sapere come comportarsi. Una situazione davvero difficile, non vorrei essere in questo momento nei panni di un dirigente scolastico.

Nonostante ciò che si dica, ritengo che la scuola sia un posto sicuro, i ragazzi mentre fanno lezione è molto difficile che si contagino: indossano la mascherina e sono distanziati. È molto più probabile, invece, che  possano trasmettersi il virus in altre situazioni, ad esempio quando fanno sport, fanno un giro con gli amici, vanno al ristorante.

Per quanto riguarda la dad, sono diverse le difficoltà da affrontare, in primis a livello umano. Capisco bene lo stato d’animo dei ragazzi, non stanno avendo l’adolescenza che abbiamo avuto tutti noi. Una buona lezione a livello di didattica, secondo me, dipende tanto dal rapporto umano che si instaura con gli studenti. Attraverso uno schermo, però, è difficile poter comprendere quanto siano coinvolti e se hanno o meno dei dubbi su quanto è stato appena spiegato. Il tutto diventa ancora più complesso per le classi prime, l’anno scorso è stato impossibile conoscerli prima in presenza. Avevano già finito la terza media in una situazione di incertezza e hanno iniziato le superiori nello stesso modo, non potendo nemmeno avere un rapporto ravvicinato con i nuovi compagni, molti dei quali nemmeno conoscevano.

La dad ibrida poi è la situazione peggiore, perché non tutti gli studenti hanno le stesse possibilità: la maggior parte è in classe, mentre alcuni sono costretti a seguire le lezioni da remoto. Per fortuna vengono in nostro aiuto le tecnologie. La mia è una materia scientifica e come tutte le altre materie di questo tipo è difficile da spiegare solo a parole, ha bisogno di un sopporto. Ad esempio io ho comprato una tavoletta grafica per facilitarmi il lavoro. Data la mia età, ho 30 anni, magari ho più dimestichezza con la tecnologia, capisco però alcuni colleghi di una certa generazione che hanno più difficoltà. Inoltre non è stato nemmeno semplice passare da un giorno all’altro da fare lezione in classe a davanti ad uno schermo. Ha richiesto anche una nuovo metodologia. E da questo punto di vista è stato anche un bene. La dad è terribile, è vero, ma ha anche un po’ accelerato i tempi e portato un’ondata di freschezza, nel cercare di rivoluzionarsi e rendere le lezioni a distanza più coinvolgente possibili.

Quante volte fuori orario di lavoro, prima di una verifica, mi sono collegata con gli studenti sulla piattaforma Meet per cercare di venire loro incontro ed aiutarli a recuperare eventuali gap o chiarire dubbi. Non tutti i docenti hanno la possibilità di farlo, per fortuna io sì e non è stato nemmeno un peso. Quando si ama il proprio lavoro, succede così. L’importante è il bene dei ragazzi.

Pietro Marchese, prof di discipline plastiche al liceo artistico: “La dad rischia di far deprimere i ragazzi”

La didattica a distanza è stata importante in un primo momento, quando è esplosa la pandemia per non perdere il contatto con i nostri ragazzi. Ci ha sicuramente fatto scoprire le potenzialità fin ad allora poco espresse del web e dell’informatizzazione. Passato il primo momento di emergenza, però, ci è resi conto che la scuola non poteva essere vissuta con questa modalità. L’empatia per trasmettere i saperi è fondamentale e non poteva essere espressa solo attraverso espedienti tecnologici. Il contatto con gli studenti e tra compagni di classe è fondamentale per tutta una serie di motivi, in primis per lo scambio diretto di idee ed un bisogno naturale di ritorno alla socialità. Tutte le loro attività non possono essere relegate dietro ad uno schermo con il rischio di creare apatie, noie e demotivazione che a sua volta, in alcuni casi, sono anche sfociati in psicopatologie tendenti a stati depressivi o quant’altro. La pandemia va contenuta, certo, ma anche la psiche dei ragazzi cercando di capire il più possibile i loro disagi e regalando loro anche una prospettiva di speranza e di ritorno alla normalità.

Claudia Callandrone, prof di al liceo classico: “Didattica mista problematica, ma le tecnologie hanno aiutato la scuola”

La Dad è stata certamente una grande risorsa nei momenti di assoluta impossibilità alla presenza in aula. Ovviamente nella scuola, di ogni ordine e grado, è fondamentale il diretto rapporto tra insegnanti e studenti e degli studenti fra di loro, ma grazie anche ai notevoli investimenti che i vari istituti scolastici hanno effettuato in ordine alla tecnologia della comunicazione on line, la Dad ha permesso uno svolgimento dell’attività didattica abbastanza soddisfacente. Più problematica si sta rivelando in questi giorni la didattica mista, quando parte della classe è in presenza e parte a casa per le frequenti quarantene. Ciò nonostante, direi che la scuola ha affrontato l’emergenza Covid in modo organizzato, senza dimenticare comunque che l’auspicio di tutti è quello di in ritorno, in tempi brevissimi, alla normalità. Le disposizioni ministeriali di ieri in ordine agli esami di Stato sono chiaramente orientate verso una progressiva riduzione delle formulazioni “ridotte” dei due anni appena trascorsi.

 

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