Manovre

In Liguria il centrodestra riparte da un triplice patto tra i partiti: “Toti decida da che parte stare”

Venerdì il vertice tra Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia: "Vogliamo rimanere uniti, poi ne parleremo con lui". E la verifica di maggioranza slitta ancora

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Liguria. Venerdì prossimo a Genova si vedranno i vertici regionali del centrodestra: Edoardo Rixi per la Lega, Matteo Rosso per Fratelli d’Italia, Carlo Bagnasco per Forza Italia, Andrea Costa per Liguria Popolare. Ad accompagnarli saranno i rispettivi capigruppo in consiglio. Ma in un certo senso a fare notizia saranno gli assenti: non ci saranno infatti gli arancioni di Giovanni Toti, consacrati dalle ultime elezioni come prima forza politica in Regione. Perché qui la rifondazione della coalizione, uscita devastata dalla vicenda del Quirinale, si baserà su una rinnovata “triplice intesa” tra i partiti che la componevano in origine. Una sorta di alleanza difensiva che per ora prescinde dal governatore, in attesa di capire come muteranno gli equilibri politici nei prossimi mesi.

“Non c’è nulla di strano – spiega Edoardo Rixi, deputato e commissario della Lega in Liguria, nonché organizzatore del vertice -. Ci vediamo tra noi, visto che formiamo una coalizione a livello nazionale, e facciamo il punto sulla situazione delle forze politiche del territorio perché vogliamo rimanere uniti e avere una visione sinergica. Dopodiché ne parleremo con Giovanni e vedremo se vorrà starci anche lui: è evidente che ci vogliamo confrontare, siamo rimasti tutti sorpresi dalle ultime uscite”. A rimarcare il concetto è Carlo Bagnasco, coordinatore regionale di Forza Italia: “Per diventare interlocutori seri dobbiamo anzitutto siglare un patto tra noi, anche se siamo diversi su certe cose. Un’alleanza per cui se tocchi uno tocchi anche tutti gli altri”.

Il sospetto sottinteso è che nel frattempo, sullo scacchiere nazionale, Toti possa staccarsi definitivamente dal centrodestra e dar vita al famoso “polo di centro” che lo vedrebbe alleato ad esempio di Raffaella Paita, sua diretta avversaria nel 2015: una situazione che risulterebbe insostenibile per gli alleati. Da qui l’esigenza di ridefinire il perimetro di un campo politico che tuttavia in Liguria ha sempre collezionato successi all’ombra del governatore e delle sue liste arancioni.

Da quanto si apprende, al tavolo non si parlerà tanto di giunta regionale e redistribuzione delle deleghe, quanto di elezioni comunali. Perché, se da un lato tutti spergiurano che il sostegno trasversale a Marco Bucci è assolutamente blindato e fuori da ogni discussione, dall’altro è molto meno scontato l’assetto per La Spezia e Chiavari dove invece la spaccatura potrebbe aprirsi concretamente. Su Peracchini, che già non era gradito a Forza Italia, adesso pendono anche i dubbi della Lega. I tre partiti potrebbero allora fare quadrato su un nome alternativo e mettere lo stesso Toti in posizione di isolamento, costringendolo a rivedere la candidatura.

Che l’aria sia ormai satura di veleno risulta evidente da giorni. Proprio dal Carroccio, all’indomani dell’elezione di Mattarella figlia anche dello “sgambetto” dei totiani su Maria Elisabetta Casellati, erano arrivate le parole più pesanti nei confronti presidente: “Ha tradito il centrodestra“, era stata l’accusa da Rixi supportato dalle frecciate di Salvini. Al cofondatore di Coraggio Italia è stato contestato di essere poco presente a Genova per gestire sanità e bilancio, deleghe rimaste in capo alla presidenza. La Lega aveva chiesto una “verifica di maggioranza“, poi rimandata a data da destinarsi e tuttora assente dall’agenda, che Toti ha prontamente trasformato in “esame di maturità” per i singoli assessori, per vedere “chi davvero non ha fatto i compiti”.

La verifica di maggioranza “si farà, di tempo ce n’è”, taglia corto Rixi. “Adesso bisogna ricostruire uno schema di gioco. Non siamo più quelli di sette anni fa, a noi interessa una certa coerenza con gli obiettivi che ci eravamo dati”. E l’esclusione di Toti dal tavolo della coalizione? “Quando troverà la sua collocazione politica capiremo quale sarà la maggioranza. Per noi non è indifferente se si alleerà strutturalmente con Italia Viva o no. Ci dica quale sarà il suo progetto tra un anno, così vedremo chi ci sta e chi non ci sta. Al momento la verifica è prematura”.

Il sottotesto è piuttosto chiaro: nel centrodestra molti credono che Toti voglia abbandonare la Liguria nel 2023 per tentare l’avventura politica nazionale, magari indossando un’altra casacca. Una prospettiva che il governatore aveva seccamente smentito rispondendo proprio alla Lega: “La risposta fin da oggi è no. Intendo terminare il mio mandato nel 2025 e non parteciperò a nessun’altra competizione elettorale per onorare il patto che mi lega ai liguri dal 2015 fino all’ultima ora dell’ultimo mandato che farò qui”.

Il messaggio arriva forte e chiaro anche da Forza Italia, l’elemento in teoria più vicino al centro: “Io seguo la linea dei vertici nazionali e la linea è che noi restiamo nel centrodestra. Me lo hanno ripetuto quattro volte”, spiega Bagnasco sgombrando il campo dagli equivoci. E di questo centrodestra ora Toti non fa più parte? “Io mi sono candidato nel centrodestra, se nel frattempo si cambiano le carte sul tavolo mentre si sta giocando una partita quinquennale è qualcun altro che si estromette. Ricordo che noi abbiamo sempre rispettato l’asse delle elezioni”.

Restano aperte le questioni legate alla Regione. Se al momento appare improbabile un terremoto che porti alla crisi politica tout court – del resto lo stesso Toti si era detto pronto a dimettersi per andare a nuove elezioni se fosse venuto meno il patto di maggioranza – appare possibile qualche aggiustamento, sempre che la verifica di maggioranza prima o poi avvenga. La chiave potrebbe essere proprio l’assessorato alla sanità, che tuttavia nessuno (nemmeno la Lega) rivendica ufficialmente. Il presidente potrebbe affidarlo a un tecnico e sacrificare una poltrona in giunta, ma difficilmente rinuncerà a uno dei suoi uomini di fiducia.

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