Albenga

Il grido di aiuto di Gianluca: “Mamma e zia con l’Alzheimer, io prigioniero in casa e senza aiuti”

Dopo oltre 2 anni di inferno, la mossa disperata: “Se non riceverò risposte, lunedì porterò mia zia in municipio e la affiderò al Comune. Non so più cosa fare”

Depressione generica

Albenga. Si chiama Gianluca, ha 50 anni e vive ad Albenga ma, da un paio di anni, come dice lui stesso, ha praticamente “smesso di vivere”, impegnato h24 ad accudire due persone affette da Alzhemier in stadio avanzato. 

Si tratta della mamma Emilia e della zia Marisa, gemelle classe 1940 (81 anni), con cui Gianluca vive da solo da quando suo padre è mancato, nel 2020. 

Da allora è iniziato un vero e proprio calvario: non può sostenere il costo del ricovero in apposite strutture, non ha la possibilità di trovare un lavoro (non potendo rimanere le due donne da sole) né di uscire e “ha sempre trovato le porte chiuse” ogni qualvolta ha richiesto un aiuto. 

“Ho vissuto alle Canarie fino al 2017, – ha raccontato ai microfoni di IVG.it, – ma sono dovuto tornare ad Albenga, lasciando il mio lavoro ed una vita già avviata, perché la situazione della mia famiglia stava diventando insostenibile per mio padre, da solo con due donne malate. Così sono tornato qui a vivere con loro”.

Poi, la scomparsa del padre dopo un paio di anni e un fratello che vive in Svizzera, ma con il quale i rapporti sono ai minimi termini. In sostanza, si è trovato da solo a vivere con le due donne, cercando di provvedere a loro in tutti i modi. 

“Faccio la spesa, da mangiare, le lavo e le cambio, ma non ho più una vita, che sembra essere finita a 50 anni. Mia mamma non ha più memoria, non riconosce nemmeno una stanza dall’altra, ma si muove liberamente e, vista la sua condizione, deve sempre essere seguita. Mia zia sta ancora peggio: si muove solo con un sostegno altrimenti non può nemmeno andare in bagno senza il rischio di cadere”, ha raccontato il 50enne. 

“Non posso trovare un lavoro per un duplice motivo: da una parte non posso lasciarle sole a casa, dall’altra potrei trovare una badante, ma a quel punto dovrei girarle l’intero stipendio per pagarla e non avrebbe alcun senso. Ma non posso nemmeno avere una compagna perché in ogni caso, al di fuori della mia abitazione, non potrei vederla praticamente mai. Ultimamente pago una signora per stare a casa due ore al giorno: non le uso certo per andare al bar o a divertirmi, ma per fare le commissioni e adempiere a tutti i doveri familiari. Solo questo, per ora, mi permette non impazzire: vivo quel momento come l’ora d’aria dei carcerati”, ha spiegato ancora. 

“Tra l’accompagnamento di mia mamma e le due pensioni, le entrate mensili sono appena sufficienti per provvedere a tutto: condominio, bollette, spesa e medicine. Ho contattato diverse volte il Comune, ma mi è sempre stato prospettato il ricovero in strutture per me inaccessibili: le entrate non permettono nemmeno di soddisfare economicamente il costo di una singola persona, figuriamoci di due, ma mi è sempre stato detto che ‘non è possibile fare altrimenti’”. 

Gianluca, però, dice di essere arrivato allo stremo (“la notte non riesco nemmeno a dormire, si svegliano in continuazione e vanno seguite”) e si è detto pronto a mettere in atto un’azione provocatoria dettata dalla disperazione. 

“Non sono più disposto ad aspettare, – ha affermato. – Se entro domenica non otterrò risposte concrete, lunedì mattina (14 febbraio) alle 10 mi recherò in municipio con mia zia e la affiderò al Comune, rinunciando a tutto e girando loro accompagnamento, pensione e sostegno. Non è una questione di soldi ma di qualità della vita. A 50 anni non posso accettare che la mia sia finita. Ho bisogno di aiuto perché sono arrivato al limite, non ce la faccio più”, ha concluso. 

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